22 aprile 2008

L'incontro con i giovani al seminario di Saint Joseph: "Una festa in stile americano" (Osservatore Romano)


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L'incontro con i giovani al seminario di Saint Joseph

Una festa in stile americano

dal nostro inviato Gianluca Biccini

New York, 21. Una Gmg in stile americano: con un festoso incontro animato da seminaristi e giovani newyorchesi, Benedetto XVI ha concluso il penultimo giorno del suo viaggio negli Stati Uniti. Un Papa soddisfatto, che sta bene e sente un'atmosfera positiva attorno a sé, nel pomeriggio di sabato 19 aprile ha visitato il seminario di St. Joseph nel quartiere di Dunwoodie, a Yonkers.

Nell'incontro di preghiera, svoltosi nel campo della struttura che sorge nella zona nord della città, Benedetto XVI ha conquistato i cuori dei tanti ragazzi e ragazze presenti all'appuntamento, divenuto una sorta di "prova generale" della prossima Giornata mondiale della Gioventù in programma a Sydney nel mese di luglio.

Interrotto a più riprese da applausi e da cori da stadio, il Papa ha ringraziato varie volte i giovani per il loro entusiasmo travolgente e un'ovazione si è levata quando, rispondendo al saluto rivoltogli dalla studentessa afroamericana Edi Ogbu, si è alzato e le si fatto incontro per abbracciarla.

Un bagno di folla

I primi segnali si erano avuti già all'inizio dell'avvenimento, durante il giro compiuto con la vettura panoramica. Un vero e proprio bagno di folla tra gli oltre ventimila giovani presenti, tra i quali numerosi seminaristi delle diocesi della East coast. Per Benedetto XVI si è trattato di un ritorno: dieci anni fa, da cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, venne per tenere una lezione sullo studio della Scrittura. Sette anni dopo, nel 1995, anche Giovanni Paolo II parlò ai seminaristi del campus.
Dopo l'indirizzo d'omaggio del cardinale Egan, dieci giovani in abiti tradizionali di varie parti del mondo hanno offerto al Papa alcuni tipi di pane, riso e mais, a simboleggiare la ricchezza delle diverse tradizioni - americane, europee, asiatiche, africane e persino dell'Oceania - che qui sono rappresentate da studenti di tutte le razze. E quando, presentato dal giovanissimo Michael Scaramuzzo, il coro ha intonato "tanti auguri" per il compleanno, il Pontefice ha voluto ripagare per l'omaggio ricevuto rivestendo i panni del professore universitario e promuovendo tutti con un "trenta e lode".
Ma anche nei momenti gioiosi, Benedetto XVI non dimentica il proprio ruolo di Pastore e di padre, perciò ha invitato i presenti a guardare all'esempio di sei testimoni della fede - le cui immagini erano proiettate sugli schermi - che hanno vissuto e si sono spesi per gli altri nelle strade e dei sobborghi di New York. Uomini e donne di varia estrazione e provenienza: le sante Elisabetta Anna Seton e Francesca Saverio Cabrini, patrona degli emigranti, e san Giovanni Neumann; la beata Kateri Tekakwitha, figlia di un guerriero mohawk; lo schiavo haitiano venerabile Pierre Toussaint e l'intellettuale cubano padre Felix Varela. Tutti loro - ha ricordato - offrivano una mano animata dalla speranza.

Ma non è sempre stato così, in altre circostanze, infatti, gli uomini hanno vissuto un'esperienza opposta e invece di mani tese hanno incontrato il pugno chiuso della repressione. Lo sa bene Joseph Ratzinger, che negli anni giovanili vide con i propri occhi le rovine provocate dal "mostro" nazista.

Anche i nonni di alcuni dei ragazzi presenti sono giunti in America in quegli anni proprio per sfuggire all'orrore della distruzione che seguì l'affermazione del nazismo. Ma il potere distruttivo del male resta e continua a sopravvivere ancora oggi sotto varie forme. Ci sono - ha spiegato il Papa - "tenebre del cuore" che sfociano nell'abuso di droghe e di stupefacenti, nella povertà e nella mancanza di una casa, nel razzismo e nella violenza, nella degradazione che deriva da un atteggiamento mentale "avvelenato" che considera le persone come meri oggetti. E ci sono "tenebre dello spirito" che si manifestano nella manipolazione della verità, nel relativismo. Per questo Benedetto XVI è venuto a portare in America la sua "magnifica visione della speranza" esortando a prendere dall'esempio dei santi il coraggio necessario per scelte radicali. Rivolgendosi in modo più specifico ai seminaristi - il cui aumento numerico è un segnale più che positivo per la Chiesa americana - e alle giovani che si preparano alla vita consacrata ha rievocato gli aspetti essenziali del tesoro di una fede fatta di silenzio, di preghiera, di carità e non solo di proibizioni.
Infine il Papa ha dato loro appuntamento in Australia per la Gmg. Un invito ripreso anche nel breve saluto rivolto in lingua spagnola prima del canto mariano conclusivo.

Il saluto al cardinale Dulles

In precedenza, nella cappella del seminario, Benedetto XVI aveva incontrato un gruppo di disabili. Accolto al momento dell'arrivo dal cardinale Egan e dal rettore, monsignor Gerald T. Walsh, il Papa aveva stretto mani e carezzato volti sofferenti. Dopo il saluto di una ragazza - "la sua presenza ricordi anche al mondo che tutta la vita umana è preziosa e sacra" gli aveva detto tra l'altro - e il dono offertogli da due bimbe, una corale aveva eseguito un canto, sottolineandolo con il linguaggio dei segni per i sordomuti.
Benedetto XVI, visibilmente commosso, ha affidato ai presenti un importante compito: quello di pregare per lui e per il suo ministero. Al termine, un breve ma toccante incontro con il novantenne cardinale statunitense Avery Dulles, gesuita, insigne teologo e professore alla Fordham university di New York.
In serata, l'ambasciatore tedesco presso le Nazioni Unite ha offerto un piccolo concerto in onore del Papa, il quale è uscito dalla sua residenza e ha salutato un gruppo di bambini del locale ospedale pediatrico.

(©L'Osservatore Romano - 21-22 aprile 2008)

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