20 luglio 2008

Benedetto XVI ai giovani: "Edificate una nuova era dell'amore" (Sir)


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“Confermare” i giovani nella “fede” e “aprire” i loro cuori “al potere dello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni” in modo da inviarli “come nuova generazione di apostoli a portare il mondo a Cristo!”: questa la missione del Papa pellegrino in Australia, nelle parole dello stesso Benedetto XVI, nella messa conclusiva della XXIII Giornata mondiale della gioventù, in corso nell’Ippodromo di Randwick a Sydney.
In Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”, ha ricordato il Santo Padre, “tutti abbiamo avuto una magnifica esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della natura. I nostri occhi sono stati aperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è: ‘ricolmo’, come dice il poeta ‘della grandezza di Dio’, ripieno della gloria del suo amore creativo”.
“Anche qui – ha aggiunto -, in questa grande assemblea di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo, abbiamo avuto una vivida esperienza della presenza e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa. Abbiamo visto la Chiesa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore, comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo, nell’unità nata dalla nostra fede nel Signore risorto".
“La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa - ha assicurato il Papa -. Attraverso la grazia dei sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo”. Tuttavia, ha chiarito Benedetto XVI, “questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possiamo meritare o conquistare; possiamo solamente riceverla come puro dono”.
Al tempo stesso, “l’amore di Dio può effondere la sua forza solo quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro cieco conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possiamo permettergli di accendere la nostra immaginazione e plasmare i nostri desideri più profondi”. Di qui l’invito alla “preghiera”, personale e liturgica, per disporci a “ricevere la ‘forza che proviene dall’alto’, una forza che ci rende idonei ad essere sale e luce per il nostro mondo”. Un ringraziamento, poi, al Signore “per il dono della fede” in Australia giunto fino a noi “come un tesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della Chiesa”.

“Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?”: ha domandato Benedetto XVI.

“La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola. Ci indirizza anche verso il futuro”, ha proseguito. “Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede – ha detto il Papa - una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta”.

È necessaria “una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dalla chiusura che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani”.

“Cari giovani amici – ha continuato Benedetto XVI - il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità”. Il mondo, infatti, “ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione”. “Quanti dei nostri contemporanei sono come cisterne screpolate e vuote – ha riflettuto il Pontefice - in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo l’amore può dare?”. Questo, ha chiarito, “è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la verità sull’uomo, la verità sulla vita”. Anche la Chiesa, ha sottolineato il Santo Padre, “ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito”.
La Chiesa, ha evidenziato il Papa, “ha specialmente bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essa ha bisogno di crescere nella forza dello Spirito che anche adesso dona gioia a voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza”.
Di qui l’invito: “Aprite il vostro cuore a questa forza!”. Ma “che cosa significa ricevere il ‘sigillo’ dello Spirito Santo?”. “Significa – ha spiegato Benedetto XVI - essere indelebilmente segnati, inalterabilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ricevuto questo dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere ‘battezzati’ nello Spirito significa essere incendiati dall’amore di Dio”. Ma ciò comporta un ulteriore passo: “Essersi ‘abbeverati’ allo Spirito significa essere rinfrescati dalla bellezza del piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fonte di freschezza per gli altri”. Essere “sigillati con lo Spirito”, ha concluso il Santo Padre, “significa inoltre non avere paura di difendere Cristo, lasciando che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare ed agire, mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell’amore”.

GMG SYDNEY: CARD. PELL AL PAPA, “LA CHIESA È VIVA, LA CHIESA È GIOVANE”

(Dai nostri inviati a Sydney) - “Guardiamo quest’immensa assemblea e vediamo” che “la Chiesa è viva, la Chiesa è giovane”. Così il card. George Pell, arcivescovo di Sydney, ha salutato questa mattina a Randwick papa Benedetto XVI, all’apertura della messa conclusiva della XXIII Gmg. “È una benedizione essere insieme per la Giornata mondiale della gioventù – ha proseguito – ed è una benedizione che lei sia venuto da noi in nome del Signore Gesù”. La Chiesa, ha aggiunto il card. Pell, “viene nel nome del Signore. Essa proclama il Signore Gesù e non ha nessun altro compito, nessun altro programma, nessun’altra missione”. Troppo spesso “è stata umiliata e caricata dei peccati e delle mancanze dei suoi figli; troppo spesso appare deturpata e demoralizzata”; in occasioni come questa, invece, “la Chiesa appare nella sua vera veste, viva e piena di energia evangelica”. Accorsi per accogliere il messaggio del Santo Padre, ha osservato il porporato, “giovani sacerdoti”, “seminaristi”, “religiose”, “coppie”, “famiglie, genitori e figli”, “discepoli di ogni generazione che ci mostrano che essere cattolici è bello ed è fonte di gioia”, nonché “giovani donne e giovani uomini che in questo momento stanno scoprendo la propria missione nella vita. Meglio una missione di mille alternative, e i loro ideali c’invitano ad accettare una missione che il Signore ha scelto per loro”.
“Le Giornate mondiali della gioventù non sono appannaggio di un Papa o di una generazione, ma sono diventate parte integrante della Chiesa”. Lo ha detto l’arcivescovo di Sydney, card. George Pell, nel suo saluto conclusivo alla messa di Randwick, ringraziando i pellegrini “perché siete venuti a rafforzare la nostra fede”. “In cambio – ha aggiunto il cardinale – speriamo che possiate riportare a casa un tenero ricordo non solo della nostra ospitalità, ma anche della nostra testimonianza cristiana”. Il prelato ha riconosciuto che “l’Australia è un vasto continente” e che per molti ragazzi non è stato facile raggiungere Sydney, dove sono arrivati facendo talvolta “grandi sacrifici”. “Grazie per il vostro entusiasmo – ha concluso il card. Pell – avete onorato l’Australia, ci avete commosso e ve ne siamo riconoscenti. Vi assicuriamo che la vostra testimonianza non sarà dimenticata. Avete piantato un seme qui, nella Grande Terra Australe, che, a Dio piacendo, produrrà il centuplo”.

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