22 luglio 2008

Messa conclusiva della Gmg: "Un Cenacolo all'aperto per una nuova generazione di apostoli" (Osservatore)


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Cinquecentomila giovani alla messa conclusiva della Gmg nell'ippodromo di Randwick

Un Cenacolo all'aperto per una nuova generazione di apostoli

dal nostro inviato Gianluca Biccini

Con un arrivederci a Madrid Benedetto XVI ha chiuso a Sydney le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù 2008, dando appuntamento alle nuove generazioni dei cinque continenti nella capitale spagnola, dove - ha detto - "spero di rivedervi fra tre anni" per la Gmg 2011. Le parole pronunciate dal Papa al termine dell'Angelus della messa di domenica mattina sono state accolte con un boato dagli oltre cinquecentomila fedeli raccolti nel Southern Cross precint.
"Sì, sì, sì. Il Papa va a Madrid", hanno scandito entusiasti i tanti spagnoli presenti al momento dell'annuncio.
È stata una giornata di festa quella vissuta attorno al Successore di Pietro per il popolo delle Gmg che ha vegliato e pregato tutta la notte prima dell'atteso appuntamento.
E il Pontefice ha ricambiato con la sua vicinanza, dapprima sorvolando in elicottero il Centennial park e l'ippodromo di Randwick, poi passando attraverso la folla con la Papamobile, infine celebrando la messa, durante la quale ha amministrato il sacramento della confermazione a ventiquattro giovani.
In queste ore si è realizzata in Australia la promessa di Cristo scelta come tema del XXIII raduno internazionale dei giovani: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi" (Atti, 1,8). Grazie alla forza di questo Spirito e al coraggio delle nuove generazioni la Chiesa continua a proclamare in tutto il mondo, in ogni lingua, le meraviglie di Dio. La sterminata assemblea radunata nella stupenda terra australiana è parsa davvero evocare un nuovo Cenacolo.
Sul palco allestito per la celebrazione, con un richiamo nelle forme all'Opera House, hanno preso posto con il Papa e il suo seguito anche cinquecento concelebranti, tra i quali ventisei cardinali. Al momento della preghiera eucaristica si sono uniti sull'altare intorno al Pontefice i cardinali Bertone, Rylko e Pell e il giovane vescovo Fisher. Tremila i sacerdoti presenti, ai quali si sono aggiunti mille accoliti per la distribuzione della comunione. Ha animato la liturgia, con i testi della messa rituale della Confermazione, un coro di trecento voci e ottanta strumentisti, selezionati tra i musicisti della Sydney Youth Orchestra e la Catholic Schools performing arts orchestra, tutti di età compresa tra i sedici e i trentacinque anni. La simbologia della struttura richiamava elementi indigeni, con l'immagine della colomba dello Spirito Santo dipinta dall'artista aborigena Marjorie Liddy, nativa delle isole Tiwi, nel Northern Territory. Anche i paramenti dei concelebranti rimandavano alla tradizione della Chiesa locale: di colore rosso terra, per rispecchiare l'unicità del paesaggio australiano. Segnati con la Croce del Sud.
All'omelia Benedetto XVI si è soffermato sul "potere" dello Spirito Santo, anima della Chiesa, luce che apre gli occhi degli uomini per mostrare le meraviglie della grazia divina. Lo testimonia la bellezza della natura australiana; lo conferma l'esperienza vissuta da mezzo milione di giovani cristiani provenienti da tutte le latitudini. A loro il Papa ha ricordato che la grazia dello Spirito non è qualcosa da meritare o conquistare: si può soltanto riceverla in dono, permettendogli di cambiarci dal di dentro, lasciandogli penetrare la dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro conformismo. Basta guardare all'esperienza dell'Australia, dove il dono della fede è giunto fino a oggi come un tesoro trasmesso di generazione in generazione, e quella della stessa Oceania, grazie a tutti quegli eroici missionari, sacerdoti e religiosi impegnati, genitori e nonni cristiani, maestri e guide che hanno edificato la Chiesa in queste terre. Vengono in mente le figure della Beata Mary MacKillop, di san Pietro Chanel, del beato Pietro To Rot e tante altre. Grazie a loro il messaggio di Cristo è potuto giungere e rimanere attuale anche negli arcipelaghi sperduti del Pacifico. E la suggestiva processione del Vangelo animata da indigeni delle Isole Fiji, che hanno recato il libro all'altare tra canti, danze e suoni ritmati, ne è stata una conferma.

Con lo stile colloquiale che ha caratterizzato la maggior parte dei suoi interventi in questa Gmg, Papa Ratzinger ha chiesto ai giovani di domandarsi cosa lasceranno alla prossima generazione in un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà. Da oggi, questa nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di una società migliore, in cui la vita sia accolta e rispettata, non respinta o temuta come una minaccia o peggio ancora distrutta. Per Benedetto XVI dall'avvenimento di Sydney deve nascere una nuova era, in cui l'amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità; nella quale la speranza liberi dalla superficialità, dall'apatia e dalla chiusura che mortificano le anime e avvelenano i rapporti umani.
Per questo ha invitato i giovani presenti a divenire profeti nella nuova era, capaci di attrarre la gente verso Dio e di costruire un futuro di speranza per tutta l'umanità. Occorre arginare il deserto spirituale che si allarga a macchia d'olio, quel vuoto interiore, quella paura quel malcelato senso di disperazione che colpisce numerosi individui. Proprio qui in Australia, la malattia più invalidante è la depressione. Cifre riferite agli adulti parlano di un milione di casi, centomila tra i più giovani. Per non dire poi dell'elevato tasso di suicidi che pone il Paese nelle prime posizioni delle classifiche mondiali.
Il rinnovamento secondo il Pontefice deve iniziare proprio all'interno della Chiesa, grazie al contributo di tutti i giovani con la loro contagiosa allegria. Per questo ha fatto appello a quanti sono chiamati alla vita sacerdotale e consacrata. "Non abbiate paura di dire il vostro sì a Gesù", ha detto strappando un lungo applauso. "Fate come Maria - ha aggiunto all'Angelus - che disse il suo sì anche a nome nostro".
La celebrazione conclusiva della Gmg è stata internazionale sotto ogni aspetto: le letture, le preghiere di intercessione e quelle dei fedeli sono state proclamate in diverse lingue, tra le quali il sudanese, il vietnamita e l'arabo; e i ventiquattro che hanno ricevuto la cresima dalle mani del Papa rappresentavano tutti i continenti: due gli europei, lo svizzero Dean Causevic e Valclav Rylko della Repubblica Ceca; gli altri provenienti da Sud Africa, Vietnam, Usa, Uruguay, Isole Fiji e Oceania. I quattordici australiani erano Patrick Barrett di Lismore e Belinda Frame di Sydney, Shannon Kyrwood e David Proudlock del Western Australia, Bernadette Kosandiak e John Low del South Australia, Alexandra Karagiannakis e Emily Jade Marsden della Tasmania; Matthew Reuter e Judi Robinson di Victoria, Bernardo Caballero e Joanne Richards del Queensland, Riordan Wang di Canberra e Tasman Gould Heyes del Northern Territory. "Essere "battezzati" nello Spirito - ha ricordato loro Benedetto XVI - significa essere incendiati dall'amore di Dio, lasciare che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare e agire, mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell'amore".
Alla fine della messa il Pontefice ha guidato la preghiera mariana, quindi ha ricevuto il saluto del cardinale Pell e del cardinale Rylko. Dopo essersi rivolto in italiano, in francese, in tedesco, in spagnolo e in portoghese ai vari gruppi presenti, l'annuncio in inglese della sede del prossimo raduno, quindi ha impartito la benedizione.

(©L'Osservatore Romano - 21-22 luglio 2008)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto questo articolo di Accattoli di qualche giuorno fa: mi ha dato molto fastidio per il confronto tra i due pontefici e per le supposizioni indecenti. Gli abusi c'erano già durante GPII e non ha mai chiesto perdono per essi, cosa gli fa pensare che avrebbe fatto il quarto passo, (dopo discorso ai vescovi irlandesi, Usa e sydney) ciè chiedere perdono? Mah, che barba che noia. Le parole di BXVI, gli incontri sia a new york sia a sydney sono stati un ulteriore conferma della vicinazna spirituale (prima di tutto) del papa (che non c'entra nulla, ma è il pastore di tutti) alle vittime. Quello che mi da fastidio poi leggendo le dichiarazioni delle vittime è che molte parlano solo di soldi. ma occorre in primis un risarcimento spirituale alle vittime e agli stessi sacerdoti perchè se sono caduti in quell'orrendo crimine è per una mancanza di fede essenzialmente.

ECCO L'ARTICOLO DI ACCATTOLI:

http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/20/parole_piu_avanzate_co_9_080720005.shtml

Ed ecco un altro articolo che ti consiglio per il blog, raffaella, del card. scola sulla famiglia.

Ciao, marco

Anonimo ha detto...

Come al solito scrivo e poi mi dimentico il link:

http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/20/Scola_politiche_per_famiglia_governo_co_9_080720072.shtml

Scusa, marco

Raffaella ha detto...

Grazie Marco :-)