12 agosto 2008
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Il Papa: «Deponete le armi, in nome dello stesso Dio»
Ratzinger, al termine dell’Angelus, si è appellato alla comune eredità cristiana per invocare la ripresa del dialogo
FRANCA GIANSOLDATI
dal nostro inviato
BRESSANONE
Si è appellato alla «comune eredità cristiana» che unisce ortodossi e cattolici per implorare russi e georgiani a far tacere le armi in Ossezia. Papa Ratzinger era davvero preoccupato. Sa bene che le azioni militari potrebbero degenerare in un conflitto dalle conseguenze imprevedibili per tutti. «Bisogna imboccare il cammino del negoziato e del dialogo».
Le parole che pronunciato ieri a mezzogiorno, al termine dell’Angelus domenicale, dalla piazza centrale della cittadina altoatesina di Bressanone dove ha concluso le vacanze estive, gli sono sgorgate dal cuore, suggerite dalla gravità degli eventi e dalle immagini choccanti diffuse dai telegiornali.
Il suo intervento, secondo quanto filtra dai Sacri Palazzi, pare fosse atteso dallo stesso patriarca di tutte le Russie.
Anche Alessio II, 48 ore prima, aveva levato la voce per dire «basta», per fermare una lotta così cruenta che vede contrapposti due popoli entrambi «cristiani ortodossi, quando invece sarebbero chiamati da Dio a vivere nell’armonia e nell’amore».
«Il nostro Dio - aveva aggiunto il Patriarca - non è il Dio della distruzione ma della pace, speriamo che anche stavolta ci verrà in aiuto».
Una non casuale sincronia quella tra Benedetto XVI e Alessio II: i rispettivi interventi, sia nei toni che nelle espressioni usate, sono un segnale dell’attuale buon livello di dialogo e di scambio. Merito soprattutto del lavorìo paziente e discreto del nunzio a Mosca, Antonio Mennini, abile tessitore di rapporti oltre che diplomatici, umani. Risultato: dopo il gelo degli anni passati, la collaborazione su vari fronti, non ultimo quello della pace, ha pian piano fatto capolino.
«Sono motivo di profonda angustia le notizie drammatiche dei tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia, e che - ha detto Benedetto XVI - a partire dalla regione dell'Ossezia meridionale, hanno già causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case». L’auspicio condiviso è che cessino «immediatamente le azioni militari e che ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente».
Sempre ieri è intevenuto anche il Catholicos georgiano Ilia II. Sebbene la sua sia stata una presa di posizione venata da nazionalismo, sulla scia di Alessio II ha esortato all’avvio di negoziati.
«Il tempo passerà, e tutto tornerà al suo posto e i popoli tornerano fratelli come prima». Quella che si sta consumando nell’Ossezia del Sud è una «inutile strage» è stata l’analisi del nunzio Mennini ai microfoni di Radio Vaticana.
Il conflitto, ha detto, è ancora più inammissibile se si pensa che l’inimicizia tra russi e georgiani è «alimentata da cuori di persone unite dalla stessa fede, il cristianesimo».
© Copyright Il Messaggero, 11 agosto 2008 consultabile online anche qui.
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