11 agosto 2008

Quiete interiore e silenzio: il secondo Angelus del Papa a Bressanone (Irene Argentiero per Sir)


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BENEDETTO XVI - Quiete interiore e silenzio

Il secondo Angelus a Bressanone

A poche ore dal termine delle due settimane di vacanze a Bressanone, Benedetto XVI ha voluto esprimere ancora una volta il proprio ringraziamento per l'accoglienza riservatagli nella cittadina altoatesina.
Lo ha fatto durante la preghiera dell’Angelus, in piazza Duomo, di fronte a novemila persone.
Commentando a braccio, in lingua tedesca, la pagina del Vangelo di Marco di domenica 10 agosto, Benedetto XVI ha detto di aver fatto suo l’invito fatto da Gesù ai discepoli, dopo giornate ricche di stress, di ritirarsi in disparte con Lui a riposare.
“Sono arrivato in questo luogo bello e silenzioso – ha detto - per riposarmi un po’.
Ringrazio il vescovo Egger e i suoi collaboratori, la Regione e la città di Bressanone, per avermi preparato questo luogo in cui ho potuto pensare a Dio, agli uomini e recuperare nuove energie. Molte sono le persone che dovrei ringraziare: le affido tutte alla benedizione di Dio, che conosce ciascuno per nome”.

La barca della Chiesa tra i flutti della storia.

“Il Vangelo di questa domenica – ha sottolineato Benedetto XVI - ci porta da questo momento di pace alla quotidianità. Racconta come il Signore dopo la moltiplicazione dei pani si ritiri sul monte per stare da solo con il Padre. Nel frattempo i discepoli si trovano sulla loro povera barca, e si affaticano inutilmente contro il vento contrario. Probabilmente per l’evangelista è un ritratto della Chiesa dei suoi tempi, in cui la piccola barca della Chiesa di allora si doveva confrontare con il vento contrario della storia e sembrava che si fosse perso il Signore”. Un’immagine che ben si adatta, ha ricordato il Papa, alla Chiesa dei nostri giorni, in cui molte zone della terra si trovano a remare contro venti contrari e sembra di non riuscire di venire a capo di nulla e il Signore sembra essere molto lontano.
“Il Vangelo ci offre una risposta, ci dà consolazione e incoraggiamento – ha proseguito – e ci mostra una via. Gesù è con il Padre, ma per questo non è lontano, vede tutti. Perché chi è con Dio non è lontano, ma è vicino a ciascuno”.

Saper tendere la mano come Gesù.

Il Papa si è poi soffermato su Pietro che tende la mano a Gesù per essere salvato dai flutti. “Anche a noi oggi il Signore continua a tendere la mano - ha detto il Papa - lo fa attraverso questa bella domenica, attraverso la liturgia festiva, nella preghiera, in numerosissime situazioni della nostra quotidianità”. Se l’uomo prende la mano del Signore, ha poi detto il Papa, e si lascia guidare da Lui, allora è al sicuro. “Preghiamo perché riusciamo sempre a ritrovare la sua mano”, ha aggiunto. Benedetto XVI ha quindi invitato a tendere la mano a chi si trova in difficoltà. “Tendiamo nel nome del Signore la nostra mano a chi è nel bisogno – ha sottolineato – per accompagnarli sopra le acque agitate della nostra storia”.

“Ci si rigenera solo nel rapporto con Dio”.

Ritornando con la memoria alle giornate australiane, Benedetto XVI ha ricordato “i volti gioiosi di tanti ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo”, che sono stati “un segno di gioia autentica, a tratti chiassosa ma sempre pacifica e positiva”. “Malgrado fossero tanti – ha ricordato il Papa - non hanno causato disordini, né recato alcun danno. Per essere allegri non hanno avuto bisogno di ricorrere a modi sguaiati e violenti, all'alcool e a sostanze stupefacenti. C'era in essi la gioia di incontrarsi e di scoprire insieme un mondo nuovo”.

Il rischio di inseguire esperienze “estreme”.

Dalle giornate di Sydney alle cronache quotidiane, il confronto spinge alla riflessione. “Come non fare un confronto con i loro coetanei – si è interrogato Benedetto XVI – che, in cerca di false evasioni, consumano esperienze degradanti che sfociano non di rado in sconvolgenti tragedie?”. “È questo un tipico prodotto dell'attuale cosiddetta società del benessere” che, per “colmare un vuoto interiore e la noia che lo accompagna, induce a tentare esperienze nuove, più emozionanti, più estreme”.

Giorni di vera distensione, di preghiera e pace.

Un pericolo da cui non sono esentate nemmeno le vacanze, che “rischiano di dissiparsi in un vano inseguire miraggi di piacere”. “Ma in questo modo – ha aggiunto il Papa – lo spirito non riposa, il cuore non prova gioia e non trova pace, anzi, finisce per essere ancora più stanco e triste di prima”. Un riferimento ai giovani, che tuttavia ben si adatta anche agli adulti. “La riflessione vale per tutti – ha concluso – la persona umana si rigenera veramente solo nel rapporto con Dio, e Dio lo si incontra imparando ad ascoltare la sua voce nella quiete interiore e nel silenzio”. Da qui l'auspicio che “in una società dove si va sempre più di corsa, le vacanze siano giorni di vera distensione durante i quali si sappiano ritagliare momenti per il raccoglimento e per la preghiera, indispensabili per ritrovare profondamente se stessi e gli altri”.

Ai ladini: “Siate testimoni della fede come S.Freinademetz”. Nel congedarsi dalla folla, Benedetto XVI ha rivolto anche in questa seconda domenica un saluto in ladino ai fedeli delle valli Badia e Gardena.
“Cari fedeli delle valli ladine – ha detto il Papa - S.Giuseppe Freinademetz ha portato il Vangelo ai popoli lontani. Così anche voi dovete essere testimoni e ambasciatori della fede nelle vostre famiglie, nei vostri paesi, nella società. Date ai turisti che vengono nelle vostre vallate la testimonianza della fede”. Un saluto particolare è stato rivolto dal Papa ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai rappresentanti delle comunità parrocchiali altoatesine. Parlando in lingua tedesca, inoltre, ha rammentato come la diocesi di Bolzano-Bressanone abbia scelto come prossimo tema pastorale quello della “domenica”, e ha invitato i fedeli a riscoprire il significato della domenica come giorno di riposo e di festa. Un ringraziamento, infine, è giunto anche agli operatori dei media, che lo hanno seguito durante questo suo periodo di vacanza. “Vi ringrazio, cari amici per il vostro lavoro e vi assicuro le mie preghiere per le vostre intenzioni familiari e professionali”.

Dal Niger a pranzo con il Papa.

All’appuntamento di domenica scorsa hanno partecipato l’intera giunta provinciale di Bolzano, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il ministro dell’economia Giulio Tremonti, una folta rappresentanza delle Forze Armate, settanta sindaci altoatesini e personalità del mondo ecclesiastico, tra cui il cardinale Achille Silvestrini, il patriarca di Venezia Angelo Scola, il presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli. Era presente anche il vescovo nigeriano Emmanuel Padejo, giunto a Bressanone con altre dodici persone. Per loro non solo il ricordo della preghiera mariana in piazza Duomo, ma anche l’onore di essere invitati dal Papa a pranzo in Seminario.

“Qui a Bressanone mi sono sentito a casa”.

Nel testo distribuito ai giornalisti dalla Sala Stampa vaticana, ma non pronunciato dal Papa, che in piazza Duomo ha parlato per buona parte a braccio e in lingua tedesca, è riportato un particolare ringraziamento alla città di Bressanone che lo ha ospitato per le sue vacanze. “È trascorsa serenamente anche la seconda settimana del mio soggiorno qui a Bressanone – si legge nel testo - ed è ormai prossimo il momento di lasciare questa bella terra, dove mi sono sentito come a casa, sia per la familiarità dei luoghi che per l'ospitalità della gente”. Grato a Dio per questa “sosta ristoratrice per il fisico e per lo spirito – si legge ancora – la mia riconoscenza va anche a tutti coloro che si sono fatti strumenti operosi della sua Provvidenza. Ho potuto riposare nel modo che meglio si addice ad un ministro di Dio: dedicandomi alla preghiera, alla lettura e alla meditazione, senza l'assillo delle quotidiane urgenze pastorali”. “Queste – si legge nel testo – non le ho certo dimenticate ma, per così dire, le ho come filtrate attraverso un salutare distacco, che aiuta a ristabilire le giuste proporzioni: a riconoscere che il Signore è Dio e noi siamo soltanto suoi umili collaboratori per il servizio della Chiesa e per il bene dell'umanità”. “Grande beneficio – conclude il testo – ho ricavato anche dal contesto ambientale, in cui ho ammirato il rispetto della natura e la cura per il creato che avevo riscontrato in Australia, in occasione della Giornata mondiale della gioventù”.

a cura di Irene Argentiero
corrispondente SIR da Bressanone

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