8 ottobre 2008

Al Sinodo dei vescovi la denuncia della terribile situazione dei Cristiani in India: «È una delle peggiori persecuzioni mai viste» (Mazza)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

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«Cristiani oppressi in molti Paesi asiatici»

Al Sinodo dei vescovi la denuncia della terribile situazione in India: «È una delle peggiori persecuzioni mai viste»

Ieri le relazioni sulla vita della Chiesa nelle diverse realtà continentali. Tra le proposte, quella di un direttorio omiletico generale. Presentata al Papa la Bibbia poliglotta

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Era, lunedì pomeriggio, la pri­ma delle novità procedurali presentate dal Sinodo. Cinque relazioni per gettare uno sguardo d’insieme sullo stato della Chiesa nei diversi continenti. Ma vera 'no­vità' – che poi purtroppo verità non è, anche se maggior parte delle volte si preferisce ignorarla – è che si sono udite parole drammatiche racconta­re le limitazioni, vessazioni, quando non le vere e proprie persecuzioni, che colpiscono la Chiesa un po’ in tutto il mondo. Dall’America all’Afri­ca, dall’Europa all’Asia. Con in pri­mo piano, ovviamente, la situazione in India, dove nella regione di Orissa il furore anticristiano ha finora pro­vocato ottanta morti e costretto mi­gliaia di persone ad abbandonare le proprie case.
Il cardinale indiano Varkey Vithayathil, arcivescovo mag­giore di Ernakulam-Angamaly dei siro-malabaresi, ha usato parole semplici e dirette, agghiaccianti nel­la loro crudezza: si tratta di «una delle peggiori persecuzioni» mai vi­ste in quella grande nazione, che ha provocato «nuovi martiri». I cristiani che rifiutano di cambiare religione vengono infatti «colpiti» e «bruciati a morte». «Preghiamo il Signore – ha detto – perché tutto questa finisca presto. La Parola di Dio può aiutarci a sopportare queste sofferenze».
A svolgere la relazione generale sul­l’Asia era stato il presule indiano Thomas Menamparampil, il quale già aveva messo in luce come «in molti Paesi dell’Asia i cristiani vivo­no sotto una pesante oppressione».
In particolare, ha sottolineato, «i neoconvertiti vengono perseguitati e la comunità dei credenti è vittima di persecuzione, come è recente­mente accaduto a Orissa, in India».
Tuttavia la pazienza, il riserbo, la moderazione nelle reazioni delle co­munità cattolica «hanno in sé – ha aggiunto – un potere di evangelizza- zione». Inoltre l’impegno dei cristia­ni su temi quali la giustizia, la pace, la famiglia, il rispetto della vita ri­chiamano l’interesse della gente.
Tanto che, allo stesso tempo «in Asia le vocazioni stanno nascendo anche nelle nuove comunità cristiane. I se­minari e le case di formazione si moltiplicano, gli istituiti teologici, i centri di formazione per catechisti e altri istituti per la formazione di reli­giosi e laici sono anch’essi in au­mento ». Le altre relazioni continentali sono state svolte dall’arcivescovo nigeria­no John Olorunfemi Onaiyekan per l’Africa, dal cardinale honduregno Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga per l’America, dal cardinale croato Josip Bozanic per l’Europa e dal ve­scovo australiano Michael Ernest Putney per l’Oceania. Ne è emersa, complessivamente, un’immagine di Chiesa fortemente protesa nella sua missione, pur tra difficoltà che, nella rapidità delle trasformazioni in cor­so, hanno il loro denominatore co­mune, pur se chiaramente nell’e­strema diversità delle situazioni. Per quanto riguarda in particolare l’Eu­ropa Bozanic, citando il discorso pronunciato il 12 settembre scorso dal Papa a Parigi durante l’incontro con il mondo della cultura, ha riaf­fermato come sia «impossibile dis­sociare l’Europa dal cristianesimo, soprattutto perché è il cristianesimo la chiave di lettura privilegiata per comprendere il nostro Continente nella sua totalità». Nella «crisi d’i­dentità » che oggi l’attraversa, ha in­sistito Bozanic, c’è un bisogno asso­luto di riportare agli uomini la Paro­la di Dio, perché «quando l’uomo non ascolta ciò che Dio dice, inevi­tabilmente inizia a parlare al suo posto, ma nel fondo di questo di­scorso c’è la paura». Senza Dio, il vecchio continente rischia «di di­ventare un nido di angustia e di co­struire una civiltà della paura».
Ieri mattina, nei 23 interventi della terza Congregazione generale, è emersa tra l’altro la necessità di rendere le Scritture maggiormente accessibili ai fedeli rendendone più semplici le traduzioni. Quanto alla celebrazione eucaristica, è stata posta al centro la questione dell’omelia, con la proposta di un direttorio omiletico generale, una sorta di insegnamento più sistematico elaborato dalla Santa Sede per i sacerdoti. Sempre ieri, durante l’intervallo dei lavori, è stata inoltre presentata ufficialmente a Benedetto XVI una «Bibbia poliglotta», che «nella differenza dei toni e dei linguaggi» offre un’idea, ha detto il cardinale ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast, delle «differenze che caratterizzano l’umanità». Parlando con i giornalisti il cardinale ha spiegato che questa edizione della Bibbia, per ora limitata a 1000 esemplari, è in ebraico-aramaico, greco, latino, inglese e spagnolo. «La Bibbia poliglotta è il simbolo visibile della collaborazione con la Chiesa cattolica – ha poi sottolineato il reverendo Dennis C. Dickerson, presidente del Comitato di Fiduciari della American Bible Society – e preannuncia l’inizio di un rapporto nuovo tra la Abs e la Santa Sede».
L’opera, 3200 pagine, sarà donata da Benedetto XVI a ogni partecipante al Sinodo. Il volume donato al Papa è rilegato in pelle bianca e arricchito con titoli in oro ed argento.

© Copyright Avvenire, 8 ottobre 2008

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