21 ottobre 2008
I recenti studi sulla sensibilità del feto umano: "I bambini scoprono il mondo ancora prima di nascere" (Osservatore Romano)
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I recenti studi sulla sensibilità del feto umano
I bambini scoprono il mondo ancora prima di nascere
di Carlo Bellieni
Azienda Ospedaliera Universitaria Senese
La prestigiosa rivista medica "Metabolism" riporta nel supplemento di ottobre 2008 delle scoperte stupefacenti: i gusti del bambino si formano durante la vita fetale, per effetto di quello che la mamma mangia; gli alimenti materni vengono filtrati nel liquido amniotico in cui è avvolto il feto e che questi succhia e assapora durante la gestazione.
Dopo la nascita il bimbo non farebbe altro che andare a ricercare i sapori sentiti prima di nascere. Non è che un esempio, ma molto chiaro, della luce che gli studi degli ultimi anni hanno gettato sul mondo della vita prenatale.
Ormai sappiamo che il feto è "multisensoriale", cioè percepisce e risponde a stimoli esterni, nonostante l'immaturità del suo sistema nervoso. L'arrivo al feto di questi stimoli è indispensabile per il suo sviluppo, dato che serviranno sia per favorire la crescita di certe popolazioni di neuroni e permettere la scomparsa di altre divenute inutili, sia per abituare il feto alla vita e agli stimoli che lo attendono all'esterno.
Vari studi scientifici sono stati dedicati alla "memoria fetale": nell'ospedale di Port Royal a Parigi esiste, ad esempio, un Centro per lo studio della sensorialità fetale dedicato a queste ricerche.
È stato dimostrato, ad esempio, che il feto sente e ricorda le voci percepite prima di nascere: se si fa ascoltare a un neonato la voce della sua mamma appena dopo la nascita, questi la individua subito tra varie voci, segno di una "conoscenza" prenatale; così se si fa sentire alla nascita l'odore di un vestito della propria mamma, il bambino si comporta differentemente rispetto a quando sente un odore di un'altra donna.
Infatti durante la gravidanza il bimbo succhia e assapora il liquido amniotico nel quale è immerso, che reca traccia delle cose che la mamma assume. Un esempio molto chiaro è il seguente, riportato sulla rivista "Pediatrics" del 2001: a un gruppo di donne incinte venne fatta assumere una dieta molto ricca di carote, e si osservò che, 5-6 mesi dopo, i bambini preferivano essere svezzati con pappe a base di carota rispetto ad altri sapori. Anche noi abbiamo condotto recentemente uno studio sulla memoria prenatale (Biology of the Neonate, 2004) in cui abbiamo rilevato che i figli di ballerine che durante la gravidanza non hanno smesso l'attività di danza, richiedevano nei mesi dopo la nascita di essere cullati più energicamente degli altri per addormentarsi, probabilmente per effetto del "ricordo" degli stimoli prenatali.
Un aspetto particolarmente importante della sensorialità fetale è la sensibilità al dolore. I primi studi in questo campo risalgono agli anni Ottanta, quando lo studioso Sunny Anand iniziò a far cadere i pregiudizi che circondavano non solo il dolore del feto, ma addirittura quello del neonato. Anand fu il primo a descrivere sistematicamente le vie di sensibilità al dolore del bambino prematuro e del feto, mostrando una sostanziale identità tra la fisiologia del bambino nato e quello non nato a parità di distanza dal concepimento. Uno studio successivo fatto all'Imperial College di Londra su feti di età gestazionale compresa tra 19 e 34 settimane mostra chiaramente una risposta del feto al dolore, caratterizzata dall'aumento di quegli ormoni che sono segno di stress e dolore: adrenalina, cortisolo ed endorfine ("Lancet" 1994). La ricercatrice Vivette Glover conclude che "è possibile che qualche esperienza sensoriale di dolore possa iniziare verso le 20 settimane" (Neonatal Pain, 2008).
Una rassegna del "Journal of American Medical Association" mise in dubbio nel 2006 che il feto potesse provare dolore prima del terzo trimestre, ma a essa fece da contraltare una monografia della rivista ufficiale della Associazione internazionale per gli studi sul dolore (Iasp) in cui si spiegava con chiarezza che l'immaturità dei neuroni della corteccia cerebrale non è sufficiente a precludere il dolore fetale, e che "le nostre attuali conoscenze sullo sviluppo mostrano le strutture anatomiche e l'evidenza funzionale della percezione del dolore che si sviluppa nel secondo trimestre, certo non nel primo, ma molto prima del terzo trimestre di gestazione".
È così chiara l'evidenza del dolore fetale che ormai si sta discutendo quali siano i migliori farmaci analgesici per il feto e le migliori vie per somministrarli, come ad esempio fa il belga Van der Velde sulla rivista "Seminars in Fetal and Neonatal Medicine" o il londinese Fisk sulla rivista "Anaesthesiology". Anche una rivista medica prestigiosa come "Archives of Disease in Childhood" pubblicò online nel 2005 le immagini video di un feto che piange per via del rumore che lo ha spaventato.
Ulteriori ricerche mostrano che possiamo sfruttare nell'interesse della salute dei nascituri queste nuove conoscenze sulle capacità fetali di percepire gli stimoli e di rispondere a essi, per trovare nuovi mezzi diagnostici e curativi e per una corretta e consapevole informazione delle donne. Censurare invece la vita e l'umanità del feto è censurare queste possibilità della ricerca scientifica e di un approccio sereno alla gravidanza.
Ovviamente i dibattiti sull'aborto in corso in vari Paesi, che mostrano una problematicità non sopita neanche laddove esso sia legale, devono tener conto di questa evidenza, per non limitarsi a discorsi ideologici che ritengono il feto un'appendice della madre: conoscere la verità è un obbligo per ogni legislatore ed è un diritto di ogni donna. Tutta questa messe di evidenza scientifica mostra infatti i tratti umani del feto e non tenerne conto nelle ultime decisioni sarebbe un'ingiusta censura.
(©L'Osservatore Romano - 20-21 ottobre 2008)
FOTO: ecografia di un feto di 20 settimane.
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1 commento:
Cara Raffaella ti ringrazio di cuore per aver postato questa immagine correlata da questo articolo.......... affinchè chi difende l'interruzione della vita sappia che uccide un essere umano che già a 20 settimane ha la percezione di ciò che lo circonda!
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