21 ottobre 2008
Sinodo: briefing con la stampa di Mons. Ravasi
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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG
Sinodo/ Monsignor Ravasi: Focus su Islam e persecuzioni cristiani
A scuola un'ora di Bibbia per tutti, credenti e non
Città del Vaticano, 21 ott. (Apcom)
C'è anche un accenno alla libertà religiosa, alle persecuzioni dei cristiani, e un paragrafo dedicato all'Islam nelle 'proposizioni finali' del Sinodo dei vescovi sul tema della Parola, in corso in Vaticano. Lo ha annunciato monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, e presidente della Commissione incaricata di redigere il messaggio conclusivo dell'assise.
Saranno 53 le proposizioni - ha spiegato monsignor Ravasi - e ci saranno riferimenti alla liturgia della parola, al lettorato femminile, all'interpretazione autentica della Scrittura come strumento di dialogo e non come fondamentalismo biblico. Bisogna battersi - prosegue - per conoscere di più la Bibbia e nel Messaggio conclusivo ho voluto allargare il riferimento agli altri Libri sacri. Nel messaggio ho cercato di fare riferimento a circa 15 temi".
Il sinodo si concluderà con due documenti: un messaggio di carattere generale e le 'proposizioni' che poi vengono sottoposte all'approvazione del Papa.
"L'auspicio è che tutti i singoli fedeli abbiano la Bibbia e che il testo sia presente in ogni casa - spiega ancora monsignor Ravasi - e in questo senso è necessario preoccuparsi della comunicazione della Bibbia ai bambini". Oltre a questo, riferimenti anche "all'ecumenismo, alla liturgia, alla necessità di migliorare le omelie, al rapporto del testo sacro con i battezzati da evangelizzare e i non credenti".
Monsignor Ravasi ha inoltre accennato all'ipotesi di istituire un'ora di Bibbia a scuola, rivolta a tutti e non solo a chi sceglie di frequentare l'ora di religione cattolica, per "conoscere il grande codice della nostra cultura e riuscire a capire la nostra identità".
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SINODO DEI VESCOVI: MONS. RAVASI, "IL DECALOGO COMPONENTE ESSENZIALE DELLA NOSTRA IDENTITÀ"
"Magari tutti i giorni si infrange il decalogo, ma esso rimane una componente essenziale della nostra cultura ed identità": lo ha detto stamane in Vaticano, parlando coi giornalisti al termini dei lavori della mattinata nel Sinodo dei vescovi, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura. Rispondendo a una domanda sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana, Ravasi ha sostenuto che "esso sarebbe da allargare ad un insegnamento soprattutto biblico per favorire la comprensione degli elementi essenziali della nostra cultura. La Bibbia infatti, con i suoi soggetti, simboli, figure, costituisce un 'grande codice' di cui l'occidente è intriso". Ravasi ha citato a questo punto Nietzsche per approfondire il concetto, affermando che "tra la lettura di Pindaro o Petrarca e di un salmo biblico c'è la stessa differenza che si riscontra tra l'essere in terra straniera o in patria, perché la Bibbia è in effetti la nostra patria culturale comune". Sul dibattito in aula circa la cultura biblica ha sottolineato che "sono emerse esperienze molto belle e valide presenti in numerosi nazioni e contesti continentali, dalle comunità di base alle scuole bibliche. Per noi cattolici questo è uno stimolo molto forte, perché ad esempio protestanti e ortodossi trovano una unità reale anche se non piena proprio attorno alla Bibbia".
SINODO DEI VESCOVI: MONS. RAVASI, “GIOVANI E BIBBIA, LA SFIDA DEL LINGUAGGIO”
“Quello del rapporto dei giovani con la Parola è uno dei temi decisivi insieme con quello del linguaggio delle nuove generazioni”. Lo ha ricordato oggi mons. Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio Consiglio per la cultura intervenendo ad un briefing con la stampa in occasione del Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano.
“Il linguaggio dei giovani – ha spiegato mons. Ravasi - già ha una grammatica diversa e sta acquistando forme sempre più nuove rispetto al normale linguaggio della nostra comunicazione. Non parlo di forme comunicative come i messaggini, di sms, ma di un linguaggio molto connotato. Se devo dunque pensare ad una pastorale della Bibbia per giovani il primo terreno è il linguaggio”. L’esigenza, infatti, “è quella di custodire il contenuto ed il messaggio. Non basta fare una cosa spumeggiante per attirare l’attenzione dei giovani, devo riuscire ad essenzializzare il contenuto delle Scritture in un linguaggio più ristretto. Se dieci anni fa i giovani avevano un vocabolario di 800 parole ora ne hanno uno di meno di 400, quando l’italiano ha 150 mila parole. La sfida sta qui: come fare per comprimere in questi 400 vocaboli la ricchezza del messaggio biblico. Credo che su questo campo le chiese dovranno impegnarsi molto”. “Non meno faticoso – appare a mons. Ravasi - è poi comunicare la Bibbia ai bambini. In questo compito la famiglia gioca un ruolo fondamentale, in particolare la mamma, che è quella che sa meglio svelare la profondità del messaggio grazie ad una innata conoscenza simbolica”.
SINODO DEI VESCOVI: MONS. RAVASI, “MINISTERO DEL LETTORATO ANCHE ALLE DONNE”
Il ministero del lettorato anche alle donne: è uno degli auspici che emergono dal sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. A parlarne stamattina con i giornalisti è stato mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura che si è anche detto “favorevole” a questa ipotesi.
Riferendo della presenza ai lavori sinodali di “uditrici”, mons. Ravasi ha ricordato, che “la catechesi in larga parte oggi è tenuta da donne. Una presenza femminile che parte già dalla famiglia”. Il presidente del Dicastero vaticano ha sottolineato che “l’esegesi femminista, in senso stretto, è ormai piuttosto marginale. Ha avuto una funzione nello stimolare l’analisi dei testi biblici per il fatto che erano costruiti nell’ambito di una società patriarcale. Hanno, infatti, una espressione di tipo maschilista e modalità che appartengono ad una visione certamente datata. L’esegesi femminista ha avuto il vantaggio di aver posto l’attenzione sul fatto che quello era l’involucro e non il messaggio”. Tuttavia, ha concluso, “sulla scia di questo si è arrivati a forme palesemente sbagliate anche sotto un profilo critico, perché se perdo il linguaggio di riferimento poi perdo anche il testo”.
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