21 ottobre 2008

Presentato nell’Aula del Sinodo, alla presenza del Papa, il testo provvisorio con le proposizioni finali dell’assise. Intervista a Mons. Paglia (R.V.)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

Presentato nell’Aula del Sinodo, alla presenza del Papa, il testo provvisorio con le proposizioni finali dell’assise. Sabato prossimo, il voto sul testo definitivo. Intervista con mons. Vincenzo Paglia

Mattinata intensa, oggi, per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio in corso in Vaticano: durante la 20.ma Congregazione generale, svoltasi alla presenza di Benedetto XVI, è stato presentato l’elenco unico delle Proposizioni finali. Si tratta di un documento ancora provvisorio, redatto in latino, che dovrà poi essere emendato e messo ai voti sabato prossimo. Ce ne parla Isabella Piro:

Sono stati il relatore generale ed il segretario speciale del Sinodo, rispettivamente il cardinale Marc Ouellet e mons. Laurent Monsengwo Pasinya, a presentare in aula l’elenco delle 53 Proposizioni unificate. Una lettura a due voci, quindi, in cui si è avvertita chiaramente l’eco degli interventi in Aula dei giorni scorsi.

A partire da una premessa sui grandi benefici, sia teologici che pastorali, portati dalla Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione siglata 40 anni fa, i Padri sinodali hanno innanzitutto espresso l’auspicio che i fedeli crescano nella consapevolezza della Parola di Dio, della sua forza salvifica, ma anche che la Chiesa rafforzi la sua vocazione missionaria.

Come agire, allora? In primo luogo, l’elenco unico delle Proposizioni suggerisce di guardare alla riconciliazione portata dal Verbo divino. In situazioni di conflitti etnici e di tensioni interreligiose, quindi, si è auspicato l’impegno dei cattolici nella costruzione di ponti di dialogo per costruire una società più armoniosa. In questo senso - si è detto - è importante che ogni fedele abbia la propria Bibbia personale. Quindi, la Liturgia: auspicato che la Sacra Scrittura abbia un posto visibile nelle Chiese e che il ruolo dei lettori sia studiato ed approfondito, anche guardando alle nuove tecniche della comunicazione e all’uso di impianti sonori adeguati.

Centrale la necessità di omelie che invitino alla missione, preparate con la preghiera e nutrite con la dottrina. Possibile, quindi, l’istituzione di un direttorio omiletico.

Così come si è accennato alla revisione del Lezionario, per renderlo più adeguato ai tempi moderni, e all’importanza della donna non solo nella famiglia e nella catechesi, ma anche nel lettorato biblico. Affrontato anche il tema della Lectio divina, da promuovere nelle parrocchie, nelle famiglie, nei movimenti ecclesiali, nella formazione dei futuri sacerdoti, e della catechesi, perché la formazione del battezzati sia continua e non si riduca solo all’amministrazione dei sacramenti. Poi, sulla scia dell’intervento in Aula di Benedetto XVI, pronunciato il 14 ottobre, si è parlato dell’esegesi biblica e della necessità di superare il dualismo tra esegesi e la teologia, così come di guardare all’ermeneutica sia storica che di fede.

Quindi, il grande tema della missione, in particolare verso i poveri, gli emarginati, i disabili, perché l’inculturazione della Bibbia tocchi tutti i popoli della Terra. Preoccupazione, in questo campo, è stata espressa per il fenomeno delle sètte, un fenomeno - si è detto - da studiare per fronteggiarlo al meglio. E ancora: il dialogo con gli ebrei, a partire dalla piattaforma comune dell’Antico Testamento, e quello con i musulmani, centrato sull’elemento comune dell’unico Dio. Importante, però, ribadire il valore della vita e i diritti dell’uomo e della donna. Ed un pensiero è andato anche all’ecologia, perché venga promossa sulla base della Parola di Dio, con l’impegno della salvaguardia del Creato.

Infine, due ringraziamenti: il primo, a coloro che annunciano il Verbo divino in condizioni disagiate, con l’auspicio che tutti siano chiamati ad impegnarsi per la giustizia. Il secondo, al Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I: la sua partecipazione ai Vespri di sabato scorso, presieduti dal Santo Padre - si è detto - è segno di comunione profonda, anche se non ancora perfetta. La supplica da innalzare al Signore, allora, è che si giunga alla vera unità.

Questi, dunque, in sintesi, i temi principali trattati nell’elenco unico delle Proposizioni, che ora i Padri sinodali dovranno emendare e votare. Ma ascoltiamo un primo commento di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Federazione Biblica Cattolica:

R. - Si notano, nella sequenza delle Proposizioni, alcuni filoni particolarmente significativi. Il primo, riguarda la sottolineatura indispensabile della Parola di Dio da intendere come una persona. Ma il cristianesimo non è una religione del libro, è l’incontro con una Persona, che è Dio stesso che si è incarnato. Questa è la Parola che noi incontriamo. L’altro punto mi è parso il posto alto che viene dato alla Scrittura, in rapporto all’Eucaristia. La Chiesa, lo dice già il Concilio, venera da sempre queste due mense, che sono un’unica mensa in verità: la Ccrittura, la Parola di Dio nello scritto, e il Verbo che si fa carne nella presenza eucaristica. Questo sollecita il modo corretto di confrontarsi con la Bibbia. Il Sinodo sottolinea che la Bibbia bisogna leggerla come la si legge in Chiesa, cioè in un clima di preghiera. Un terzo elemento, che a me pare importante, è che la Bibbia non è un libro per i credenti, è per tutti: è la lettera che Dio ha mandato a tutti gli uomini. Tra gli altri punti, c’è quello di un corretto rapporto tra esegesi e teologia, l’importanza della formazione nei Seminari di ispirare tutta la vita sacerdotale alla Bibbia. E poi - punto importante che è emerso - è quello dell’omelia, che non deve essere né catechesi né moralismo, ma deve portare nel cuore la Parola del Signore, ascoltata nella Scrittura, perché susciti un dialogo e un incontro con il Signore. Il cristianesimo non è un’opera di persuasione, ma di grandezza dell’amore.

D. - Si è accennato all’ecumenismo, reso possibile dalla piattaforma comune della Bibbia…

R. - Da una parte, la Bibbia resta il terreno sul quale l’ecumenismo può fare passi più profondi e più ampi, anche perché - come giustamente sottolineava Papa Benedetto - l’ecumenismo non è opera nostra, ma è opera di Dio e la Bibbia ci permette di porci in ascolto. Quindi, se ascoltiamo il Signore, più che parlare tra noi dovremmo lasciare che Dio parli a noi e il cammino verso l’unità sarebbe più veloce. In questo senso, l’incontro con il Patriarca Bartolomeo I è stato straordinario. Il suo discorso, le sue parole, l’immersione nella tradizione patristica, che hanno fatto dire al Papa: “Se abbiamo insieme questi padri, come possiamo non essere fratelli”.

D. - Quanto al rapporto interreligioso, si è detto “I cristiani costruiscano ponti di dialogo”…

R. - La Bibbia non chiude, apre. Già nella Bibbia ci sono tante tradizioni che si sono intersecate e che sono state fermentate dalla Parola di Dio. La Parola di Dio, il Logos, non è incatenato. Il Logos ci spinge ad incontrare quei semina verbi che fin dalla creazione sono stati immessi nel Creato. Ecco perché l’ascolto della Bibbia ci fa diventare uomini e donne universali: perché universale è il Verbo che stava nel principio. Senza di lui, nulla è stato fatto. E se noi lo accogliamo, coglieremo tutto ciò che nel mondo c’è di bello e di buono e aiuteremo gli uomini e le donne a vivere in pace e in pienezza di vita.

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