17 ottobre 2008
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«Un’autorità planetaria per governare i prezzi»
L’economista Riccardo Moro: valorizzare la dimensione della comunità locale e della famiglia
DI PAOLO FERRARIO
«Per garantire la sicurezza alimentare mondiale non c’è molto da inventare: basta coltivare correttamente i campi, operando in mercati davvero liberi e orientati alla corretta distribuzione dei prodotti. Purtroppo, però, questi temi non rientrano tra le priorità della politica e la comunità internazionale non ha mai davvero deciso di affrontare il problema» .
La critica alle istituzioni internazionali che « dovrebbero garantire cibo per tutti » viene dal professor Riccardo Moro, economista, esperto di lotta alla povertà e direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà della Cei.
Alla luce del messaggio del Papa per la Giornata mondiale dell’alimentazione, Moro lancia una proposta di lavoro operativa: creare un’autorità internazionale che vigili sul corretto andamento dei mercati dei prodotti alimentari e governi la concertazione tra i Paesi di quote di produzione e prezzi di vendita, sovrintendendo alla distribuzione dei beni.
Una sorta di Politica agricola comune, non soltanto europea ma mondiale...
L’impostazione di fondo è quella. Come abbiamo fatto in Europa, si tratterebbe di mutuare, a livello planetario, questo modello di valutazione del fabbisogno alimentare dei singoli Paesi, stabilendo di conseguenza quote di produzione.
Quale istituzione potrebbe assumere questo ruolo?
Pur con tutti i limiti che, anche in questa fase di crisi, sta dimostrando, potrebbe essero lo stesso Wto.
Quali dovrebbero essere i principali provvedimenti da adottare per frenare la « speculazione sfrenata » sui prezzi denunciata da Benedetto XVI?
Il primo dovrebbe essere il divieto di emettere titoli finanziari derivati legati all’andamento dei prezzi alimentari.
Questi prodotti, che soltanto pochissimi Paesi ( per esempio il Belgio) vietano di distribuire sul mercato, sono alla base della crisi alimentare di tanti Paesi del Sud del mondo, dove le popolazioni non sono più in grado di acquistare alimenti dai prezzi divenuti insostenibili.
In molti casi non sono nemmeno proprietarie della terra che coltivano: come può nascere, in queste condizioni, una sicurezza alimentare dal basso?
Questo è un tema centrale, perché la sfida della sicurezza alimentare si vince soltanto se si tiene conto della dimensione della comunità locale e delle famiglie che la compongono, senza creare impedimenti legati alla proprietà della terra, ancora in mano a pochi.
Il Papa auspica anche la nascita di una « nuova cooperazione internazionale »: che ruolo potrà giocare l’Italia, anche facendo in modo che gli aiuti allo sviluppo arrivino a chi ne ha davvero bisogno?
L’Italia ha una tradizione molto buona sul versante della cooperazione internazionale, portata avanti da Ong e associazioni come la Coldiretti che, secondo una logica sussidiaria, si gemellano con singoli Paesi del Sud del mondo, per incentivarne lo sviluppo agricolo. Purtroppo, in sede internazionale, la nostra credibilità viene minata dalla scelta politica di tagliare, anche nella Finaziaria 2009, il contributo alla cooperazione, che viene pesantemente ridotto di almeno il 30- 40 per cento.
Un’altra “emergenza” molto attuale, denunciata a più riprese anche dal Papa, è quella educativa: come l’educazione può generare nuovo sviluppo?
Ha un ruolo fondamentale e, dalla nostra, abbiamo uno strumento preziosissimo: la scuola. È questo il primo ambito di educazione ai valori che sono alla base della costruzione della grande famiglia umana. Ma devo, purtroppo, constatare che su queste tematiche non c’è grande sensibilità a livello istituzionale.
© Copyright Avvenire, 17 ottobre 2008
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