15 ottobre 2008

Maniago: "Sono sbigottito da don Cantini. Ha tradito la fiducia dei fedeli" (Strambi)


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Maniago: "Sono sbigottito da don Cantini
Ha tradito la fiducia dei fedeli"


Così il vescovo ausiliario Claudio Maniago, allievo prediletto dell'ex parroco della Regina della Pace, commenta la sentenza di papa Benedetto XVI perché ritenuto responsabile di "abusi sessuali e psicologici compiuti tra il 1973 e il 1987"

Tommaso Strambi

Firenze, 14 ottobre 2008

"Don Cantini ha tradito la fiducia e la stima della comunità ecclesiale e mi hanno sconvolto e sbigottito i fatti che lo hanno riguardato". Con queste parole il vescovo ausiliare di Firenze, monsignor Claudio Maniago, ha commentato ieri sera a Radio Toscana la condanna pronunciata da Benedetto XVI nei confronti dell’ex parroco della Regina della Pace, comunità alla periferia del capoluogo regionale, perché ritenuto responsabile di "abusi sessuali e psicologici compiuti tra il 1973 e il 1987". Parole che forse gli ex parrocchiani della comunità di Ponte di Mezzo avrebbero preferito ascoltare già da tempo. Anche perché monsignor Maniago in quella parrocchia è cresciuto e si è formato. E don Cantini lo conosce molto bene, essendone stato il suo ‘allievo spirituale prediletto’. Ma i tempi della Chiesa sono questi e fino a quando non c’è stata la pronuncia definitiva del Santo Padre il vescovo ausiliare ha preferito aspettare in silenzio.
"I fatti che riguardano don Cantini - ha spiegato l’ausiliare di Firenze ai microfoni di Radio Toscana - sono stati per me fonte di sconvolgimento, anzi di interiore sbigottimento. Ho voluto mantenere riservatezza non perché ne avessi sottovalutato la gravità, ma perché ho voluto rispettare la discrezione richiesta da un caso così doloroso, sostenendo il delicato lavoro di discernimento che ha impegnato prima il cardinale Antonelli e poi la Santa Sede". Così, a ventiquattro ore dalla dura pronuncia del Papa, che ha "ridotto allo stato laicale don Cantini" imponendogli anche "l’obbligo di dimora vigilata, in spirito di preghiera e penitenza, in una residenza stabilita dall’Arcivescovo di Firenze", pena la scomunica in caso di disobbedienza da tali disposizioni, l’ex ‘allievo prediletto’, divenuto vescovo ausiliare nel 2003, ha deciso di rompere il suo silenzio.
Ma come valuta monsignor Maniago la ‘notificazione’ di papa Ratzinger?
"Ringrazio il Santo Padre - ha risposto a Radio Toscana - che, con una decisione forte e determinata, dopo un cammino lungo e impegnativo, ha offerto a questa triste vicenda un giudizio chiaro e inequivocabile. Essa ovviamente non sminuisce il dolore per le vittime e lo sconcerto per quanto è accaduto, ma aiuta a ritrovare speranza, nella logica della fede in Cristo risorto, che illumina e dà senso anche alle ferite più profonde. Così come non lascia indifferenti lo scandalo provocato da chi avrebbe dovuto essere maestro e testimone e invece ha tradito la fiducia e la stima della comunità ecclesiale".
"La decisione del Papa, così nitida, aiuta a riconoscere il peccato e costituisce per il peccatore un’occasione di espiazione e di richiesta di perdono. Credo - ha concluso il vescovo ausiliare di Firenze - che essa possa intendersi anche come un invito rivolto a tutti a riprendere con fiducia un cammino di fede, che nessuno scandalo deve poter fermare, con rinnovato impegno e consapevolezza delle responsabilità che ognuno è chiamato a vivere senza compromessi e nel pieno rispetto per la persona umana: è questo il grande insegnamento del Vangelo".
Ma ieri monsignor Maniago non è stato l’unico a intervenire sulla severa condanna pronunciata da Benedetto XVI. Anche le vittime di don Cantini hanno fatto sentire la loro voce.
Una voce d’accusa perché, pur riconoscendo che "finalmente è stata fatta giustizia", continuano a puntare l’indice contro le omissioni che hanno circondato questa "dolorosa e scandalosa vicenda" come l’ha definita la stessa Curia fiorentina.
"Il Santo Padre - hanno affermato - ha finalmente fatto luce sui fatti che noi denunciavamo da anni. Anni in cui nessuno si è scusato per quello che ci è stato fatto.
Basti pensare a tutte le persone che non ci hanno creduto, che hanno difeso don Cantini, addirittura lo hanno coperto. Questo riconoscimento di colpevolezza del Santo Padre, deve essere come un macigno per chi non ha vigilato di fatto permettendo gli abusi. In parrocchia prima, nella curia poi".

© Copyright La Nazione (Firenze), 14 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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