6 ottobre 2008

Visita del Papa al Quirinale: i commenti di Accattoli e Battistini


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Il Papa sul Colle: i cattolici rivendicano libertà

Ratzinger: la Chiesa non mira a prevaricare lo Stato. Dal Quirinale condanna del razzismo
Il colloquio è durato 35 minuti. Entrambi hanno messo l'accento sulla dimensione pubblica della fede


Luigi Accattoli

ROMA — La Chiesa non mira a «prevaricare» sullo Stato ma rivendica la «dimensione pubblica» della fede e si attende che ai cattolici venga riconosciuta la «libertà» di farla valere: così ha parlato il Papa al Quirinale, dove il presidente Giorgio Napolitano l'aveva accolto richiamando il «riconoscimento » del carattere «sociale e pubblico » del «fatto religioso» contenuto nella Costituzione.
Convergenza dunque sui principi e anche sull'opportunità di «collaborare» per il bene del Paese, in particolare sulle questioni dell'educazione e della povertà (temi citati dal Papa), come anche degli immigrati e della tentazione razzista (ne ha parlato il presidente). È la seconda visita di Benedetto al Quirinale, dov'era stato nel 2005 accolto da Carlo Azeglio Ciampi. Napolitano era andato in Vaticano nel novembre del 2006.
«Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo»: questa la frase centrale del discorso del Papa. «Il diritto alla libertà religiosa va considerato in tutta la sua ampiezza» e deve essere tenuta «nella giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell'ordine sociale», ha detto ancora Benedetto.
Il Papa ha assicurato l'impegno della Chiesa, «anche in questi momenti di incertezza economica e sociale», a prestare «particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione e chi è senza lavoro».
Le parole più vive Napolitano le aveva dedicate al «costante vigile richiamo» del Papa alla «pratica della solidarietà» anche in riferimento alle «migrazioni verso l'Europa» e quello più recente al «superamento del razzismo». «Di qui — aveva continuato il presidente — l'allarme che ella ha formulato per il registrarsi "in diversi paesi di nuove manifestazioni preoccupanti", mentre nulla può giustificare "il disprezzo e la discriminazione razziale"».
Nel richiamo alla laicità, Napolitano aveva detto che nel nostro ordinamento trova fondazione «non solo il rispetto» verso i credenti, ma il dialogo con loro: «Un dialogo fondato sull'esercizio non dogmatico della ragione, sulla sua naturale attitudine a interrogarsi e ad aprirsi ».
Il colloquio a due è durato 35 minuti. In contemporanea c'è stato un incontro delle delegazioni che accompagnavano il Papa e il presidente, guidate dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e dal premier Silvio Berlusconi. Hanno parlato delle preoccupazioni internazionali: Ossezia e Russia, situazione dei cristiani in Medio Oriente. Prima che il colloquio si allargasse agli accompagnatori, il cardinale Bertone ha ricordato al premier l'attesa della Chiesa in materia di parità scolastica.
Sul corteo papale è piovuto mentre sfilava dal Vaticano a piazza Venezia, dove il Papa ha salutato il sindaco di Roma Alemanno. Un temporale si è scatenato sulla capitale dopo che Benedetto era rientrato in Vaticano e un fulmine si è scaricato — con frastuono ma senza danni — sul «torrino» del Quirinale dove fino a un'ora prima la bandiera vaticana sventolava accanto a quella italiana.

© Copyright Corriere della sera, 5 ottobre 2008

Napolitano-Ratzinger: "Allarme razzismo"

Cordiale incontro al Quirinale: puntare su una grande tensione ideale e morale

Il presidente: "Conversazione libera e aperta senza perimetri e steccati"
"Convergenza di sforzi che non offusca distinzioni tra il politico e il religioso"


GIORGIO BATTISTINI

ROMA - Mezz´ora d´incontro diretto tra presidente e papa, al Quirinale. E un´altra mezz´ora di cerimoniose presentazioni (rito accorciato, non certo abolito) fra delegazioni, a partire da un genuflesso Berlusconi, continuando con ministri e dignitari d´alto rango istituzionale.
La visita ufficiale (il papa non fa visite di Stato) di Benedetto sedicesimo al Quirinale, che restituisce quella di Napolitano al Vaticano d´un anno fa, conferma gli eccellenti rapporti tra Italia e Santa sede e aggiorna l´esigenza d´un lavoro congiunto per il «superamento del razzismo» nel momento in cui si diffonde l´allarme per il dilagare di «nuove manifestazioni preoccupanti», in parte collegate alle migrazioni verso l´Europa. Anche perché, come dice Napolitano al pontefice, «nulla» può giustificare «il disprezzo e la discriminazione razziale».
Al presidente italiano, da parte di Benedetto XVI, una conferma significativa, evidente omaggio alla sua laicità: «La Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale». Messa a punto con evidente riferimento alle polemiche sull´evasione fiscale delle strutture cattoliche in Italia. La Chiesa però, dice ancora il Papa, chiede di «potere sempre godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza».
Tra Papa e presidente, dirà poi Napolitano ai suoi calloboratori, uno «spirito non solo amichevole e cordiale», ma davvero una «conversazione molto libera e aperta, senza perimetri e steccati anche perché priva di preventive agende di lavoro». Una conversazione centrata sull´allarme per il risorgente razzismo, nel momento in cui varie crisi si intrecciano tra l´America e l´Europa.
Il problema più serio, ha spiegato più tardi Napolitano nel consueto scambio dei messaggi al termine della visita, è costituito dal rischio di fenomeni di oscuramento dei valori fondamentali, quello della dignità umana insieme ad altri che noi sentiamo di trovarci di fronte». C´è insomma, osserva spiega il capo dello Stato quasi citando il papa, un´«emergenza educativa» anche nel nostro Paese. «Superare quell´emergenza è nostra comune responsabilità, su diversi terreni, se siamo convinti che si debba suscitare nel mondo d´oggi una grande tensione ideale e morale». C´è, nelle parole del presidente italiano, l´eco della conversazione col Papa. Insiste il presidente: «Non vediamo forse perfino negli avvenimenti che stanno scuotendo le fondamenta dello sviluppo mondiale i guasti d´una corrosiva caduta dell´etica nell´economia e nella politica?».
L´intesa tra i due sui disastri dell´economia americana non potrebbe essere maggiore. Una "corrosiva caduta dell´etica" di fronte alla quale si deve reagire. Napolitano propone una «operosa convergenza di sforzi per il bene comune», scelta necessaria che «non offusca in alcun modo la distinzione tra il politico e il religioso». Fra i due capi di Stato «naturale sintonia e condivisione» del costante richiamo al rispetto della dignità umana «in tutte le sue forme e in tutti i luoghi».
Un incontro sereno, al quale il papa tedesco ha voluto attribuire (dal palazzo che fu dei papi prima di passare all´Italia) anche il senso rassicurante d´una definitiva, acquisita ricomposizione della "questione romana" («composta in modo definitivo con la firma dei Patti lateranensi»). E infatti: «Quirinale e Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente», dice poco prima di lasciare il palazzo presidenziale che fu reggia del papa re. Si può dire che «nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente Stato itraliano e Sede Apostolica". Napolitano è d´accordo. Cita la Costituzione italiana che crede con convinzione alla «dimensione sociale e pubblica del fatto religioso», nell´ambito della proclamata «laicità dello Stato».

© Copyright Repubblica, 5 ottobre 2008

Leggo:

Messa a punto con evidente riferimento alle polemiche sull´evasione fiscale delle strutture cattoliche in Italia...

Evasione fiscale? Chi fa evasione fiscale? La Chiesa? Stiamo scherzando...immagino...
Chissa' che cosa accadrebbe se un giornalista si permettesse di accusare di evasione fiscale un qualsiasi politico o partito!
L'evasione fiscale, caro giornalista, presuppone un illecito che, in questo caso, non esiste!
Forse si e' sbagliata la parola? Si voleva scrivere esenzione?
Bene...allora si provveda ad una rettifica!

R.

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