10 luglio 2007
Messa tridentina: la reazione del rabbino Laras e la risposta di Don Paolo Padrini
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IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)
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Rassegna stampa del 10 luglio 2007 [Il Papa a Lorenzago]
Aggiornamento della rassegna stampa del 10 luglio 2007 [Il Papa a Lorenzago]
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Messa in latino, protesta degli ebrei
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MILANO — «Ci ho creduto e ci credo ancora, al dialogo. Ci mancherebbe. Però questo è un colpo forte, si torna indietro. Molto indietro. Il motu proprio del Papa, la piena cittadinanza al Messale con la preghiera per la "conversione" dei giudei suona assai pericolosa. Anche se è facoltativa, può alimentare e incoraggiare l'antisemitismo: se li si vuole fare uscire dall'" accecamento", come dice il testo, significa che gli ebrei sono fuori dalla luce. E da lì alla storia dei deicidi il passo è breve». Il professor Giuseppe Laras, rabbino capo emerito di Milano nonché presidente dell'Assemblea rabbinica italiana, è quanto di più lontano da un "falco" si possa immaginare.
È una delle grandi anime dell'ebraismo italiano, docente di storia del pensero ebraico alla Statale, e ha passato la vita a favorire il confronto con i cattolici.
Arrivò a Milano come rabbino capo all'inizio del 1980, gli stessi giorni in cui faceva il suo ingresso come arcivescovo il cardinale Carlo Maria Martini. L'amicizia tra i due, i momenti di incontro e di meditazione biblica comune hanno portato Milano all'avanguardia del dialogo fra ebrei e cristiani. Non è insomma il tipo da soffiare sul fuoco. Per questo il suo allarme è tanto più importante. «Non spetta a noi approvare o criticare i documenti papali, ma credo sia consentito fare delle riflessioni ». Laras parla piano, medita parola per parola, sembra un po' scosso, «appena letto il testo, ho capito che non è una cosa da prendere alla leggera ».
Il problema è la ripresa decisa da Benedetto XVI del Messale romano in latino, seppure nella versione emendata nel 1962, e con esso la preghiera del Venerdì Santo, il giorno della Crocifissione e morte di Gesù. Eliminate le espressioni «perfidi giudei» e «perfidia giudaica», si prega tuttavia «per la conversione degli ebrei» e resta l'invocazione al Signore «perché tolga il velo dai loro cuori», come il riferimento all'«accecamento di quel popolo» e alle «tenebre» in cui si trova. E questo «è un passo indietro rispetto a Paolo VI, che aveva cancellato quei passi, e un passo indietro nel dialogo, c'è poco da fare», sospira il rabbino. Il pericolo è duplice: «Da una parte i cristiani potrebbero sentirsi incoraggiati a covare sentimenti antisemiti. Dall'altra si favoriscono coloro che hanno sempre remato contro il dialogo sia fra i cattolici sia fra gli ebrei. Un dialogo che era già
abbastanza delicato e fragile ». Laras, per parte sua, ne sa qualcosa: «Come fra i cristiani, anche nell'ambito dell'ebraismo ci sono componenti che non hanno mai creduto al confronto. Quelli che dicono:
Da qui alla storia dei deicidi il passo è breve. Così si torna molto indietro è solo un artificio dei cattolici per attirare gli ebrei e convertirli. E ora arriva questo documento! Tanti sforzi, tanti anni a convincere le due parti ad avvicinarsi e adesso non si può più fare niente...». Obiezione: ma non è ovvio che ogni religione cerchi di affermare la propria verità? Non sarebbe ipocrita fingere il contrario? «Ma per carità, con questa linea conversionistica non si va da nessuna parte. Anzi, da una parte sì, specie di questi tempi: il fondamentalismo, le guerre di religione ». Non è questione di relativismo o meno, considera Laras: «L'atteggiamento di chi pensa che le fedi siano tutte uguali è un'altra faccenda. È chiaro che io affermi i miei convincimenti. Ma non posso usarli per cercare di imporre agli altri la mia fede. Per dire: sono un detentore della verità e voi non contate niente, siete nelle tenebre, vi faremo abbracciare la vera fede! Piuttosto, con molta diplomazia e dolcezza, cerco di mostrare agli altri la bellezza della mia fede. Ma gli inviti alla conversione, per carità...Senza contare che gli ebrei, sull'argomento, sono ipersensibili: e ne hanno ben donde...».
Così lo studioso Laras non capisce perché lo studioso Ratzinger abbia fatto questo. «Ho sempre detto e scritto che Benedetto XVI segue la linea di Giovanni Paolo II, in direzione del dialogo, e non ho cambiato idea. Per questo sono perplesso. Benedetto XVI è un teologo, un intellettuale, sa valutare le conseguenze. Capisco che il Papa volesse ricomporre la frattura con i tradizionalisti, è un grosso problema. Ma pensare di sanare quella ferita scavando nel rapporto tra ebraismo e cristianesimo è una mossa sbagliatissima. Se mi passa l'espressione sportiva, un autogol».
Ora la Chiesa dovrebbe chiarire: «Continuerò a lavorare per il dialogo. Quello vero, che non vuole eliminare le differenze dottrinali, ognuno rimanga nella propria fede!, ma guarda ai tanti punti che abbiamo in comune: la matrice biblica, gli interessi in direzione della pace, la lotta alle ingiustizie. Sono preoccupato e deluso ma penso si debba andare avanti. Però ci vuole un chiarimento: spieghino, ci spieghino. Soprattutto in questo momento, nel mondo, non c'è davvero bisogno di stimolare l'antisemitismo». Il rabbino Laras fa una pausa. E tira ancora un lungo sospiro: «C'è una massima dei maestri molto importante, che ricordo sempre anzitutto a me stesso. Dice: chi è la persona saggia? Colui che sa prevedere il futuro. Non significa scrutarlo come gli indovini, ma saper valutare ciò che dalle proprie azioni o parole potrà venire. Ecco: mai come in questo momento bisogna essere saggi».
© Copyright Corriere della sera, 10 luglio 2007
Francamente non capisco...
Raffaella
Ecco l'articolo segnalatoci da Don Paolo, che ringraziamo, proprio sulle dichiarazioni del rabbino Laras:
Infondate polemiche tra ebrei e cattolici per la Messa in Latino
Pubblicato da don Paolo Padrini
Ancora ieri, leggendo alcuni lanci di agenzia, ci si poteva imbattere nell'ennesima dichiarazione (o pseudo tale) di esponenti ebrei, circa il riprestino facoltativo della celebrazione in lingua latina, secondo il Messale di Giovanni XXIII, della Messa.
In modo particolare mi riferisco a questa dichiarazione.
Milano, 9 lug. - (Adnkronos) -''Il ripristino, sia pure in via facoltativa, della messa in latino, comprendente la vecchia formula dell'invito ai fedeli a pregare affinche' gli ebrei vengano liberati dall''accecamento' e dalle 'tenebre', puo' avere delle ripercussioni negative, sia, in generale, sul piano del rapporto ebraismo-cristianesimo, sia, in modo piu' specifico, sul piano del dialogo interreligioso ebraico-cristiano, gia' di per se' cosi' delicato e fragile''. Lo sottolinea Giuseppe Laras, rabbino capo emerito di Milano, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana.
Polemiche infondate quelle che, ancora una volta, si vogliono fomentare circa questa "frase", presente esclivamente nella celebrazione del Venerdì santo e, già epurata, nella versione approvata da Giovanni XXIII.
Quindi due sono gli elementi che ci possono far dire, con definitività e senza il rischio di poter essere tacciati di "oscurantismo clericale", che questa polemica risulta totalmente infondata.
Il primo elemento è che, all'interno del Messale revisionato da Papa Giovanni XXIII nel 1962 questa frase ("perfidi giudei") era già stata eliminata.
Il secondo è che l'espressione rimasta nel Messale "liberalizzato" da Benedetto XVI ancora leggibile polemicamente (frase che lascia intendere che gli Ebrei debbano essere illuminati nel riconoscere in Cristo la vera fede), comunque epurata dell'espressione "perfidi Giudei", è contenuta esclusivamente nella celebrazione del Venerdì Santo.
Il Motu Proprio dice espressamente che nel Triduo Pasquale, e quindi anche il venerdì Santo, la celebrazione con il Messale di Giovanni XXIII, non è permessa.
Infondate quindi le polemiche, almeno su questo punto del Motu proprio e sul suo paventato "antiseminismo".
Confido personalmente che la verità delle cose, possa sempre più diventare strumento fondante di ogni tipo di dialogo. Almeno da ora in poi.
Dal blog "I passi nel deserto"
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14 commenti:
cara Raffaella, è importante il contributo di Don Padrini, ma non credo che siano sciolti tutti i nodi perchè la famosa preghiera in questione, secondo alcuni (ad esempio Accattoli), non è autorizzata nelle celebrazioni private, ma è autorizzata in quelle pubbliche (e questo dal Motu proprio di GPII e quindi mi sembra dal 1988). Ti riporto la cosa da bue, nel senso che non me ne intendo e non sono sicura di capire correttamente la differenza fra le due situazioni D'altra parte mi pare difficile che Don Padrini sia meno informato di Accattoli. Il Motu proprio delle cerimonie pubbliche non parla per quello che ho capito io.
La cosa che invece non comprendo nell'articolo del Corriere è perchè non si dica chiaramente che questa preghiera viene già recitata così, naturalmente da quelli autorizzati dal precedente Motu proprio e quindi da quasi 20 anni; insomma se si fa già, non si sta esagerando un tantino? Credo che ci sia un po' di confusione su questa questione e accanto a quelli che hanno legittimi dubbi , si affiancano anche quelli che ne approfittano.
Insomma non ho le idee chiarissime.
Ciao Mariateresa,purtroppo non so rispondere ai tuoi dubbi, anzi, chiedo ai nostri amici di chiarire il dubbio.
Una cosa e' certa: nessuno ha mai obiettato nulla fino ad ora (nonostante l'indulto di Giovanni Paolo II), ora, stranamente, si svegliano tutti. Come mai?
Raffaella
anche il Motu proprio di GPII non fu preso bene, ma lo ricordo a malapena. Gli argomenti erano più o meno quelli che sentiamo oggi . Ma il dettaglio degli interventi e cioè chi disse cosa non lo ricordo. Non ricordo soprattutto da parte ebraica chi intervenne. Tieni presente comunque che tra di loro c'è sempre stata una parte polemica comunque con la Chiesa di Roma, quella cui si riferisce anche il rabbino nell'intervista con preoccupazione, una parte di ebraismo che non si è placata neanche con la preghiera al muro del pianto. Ed è precisamente a questa parte che su giornali come il New York Times viene dato molto rilievo.
Il rabbino sul Corriere mi sembra un moderato che conosce i suoi polli e teme reazioni sgangherate.
Certo che questo sembra un mondo in cui tutti hanno dei nervi scoperti.
Sembra un'impresa superiore alle forze umane parlare civilmente e non fare continuamente il processo alle intenzioni dell'interlocutore.
Sembra che l'unico modo per non scontentare nessuno sia o stare zitti o parlare di argomenti neutri. O sennò dare sempre ragione all'altro. A me non sembra normale.
Bravissima Mariateresa. Hai espresso esattamente i miei pensieri. Sono convinta che il dialogo non voglia dire trovare un compromesso al ribasso che cerchi di accontentare tutti oppure, peggio, tacere i punti dolenti per non litigare. Dialogare significa parlarsi con schiettezza, rispetto (reciproco) e simpatia. Solo cosi' si va avanti. Se tu parli ma io devo stare zitta o, al massimo, darti ragione, non siamo piu' al dialogo ma al monologo.
Raffaella
Ma fra le nostre "preghiere universali" ce ne sono tantissime in cui preghiamo per la conversione degli Ebrei, anche con termini comparabili a quelli del messale... poi, che essi non ammettano l'accusa di Deicidio è comprensibile, ma non vorranno certo obbligare tutti a disconoscere la divinità di Gesù???!!!
Posso confermare che il Motu Proprio di Benedetto XVI (all'art.2) vieta l'uso del Messale del 1962 nelle celebrazioni del Triduo Sacro solo per le celebrazioni 'senza il popolo'. E’ sottinteso che sia possibile usarlo se presente il popolo.
Personalmente non ci vedo nulla di male nella formulazione del Messale. Come dicevamo giorni fa, apprezzo la decisione di Giovanni XXIII di togliere la parola "perfidi", che puo' essere ritenuta offensiva visto il comune significato del termine. Tuttavia pregare per la conversione non mi sembra cosi' scandaloso, anzi! Non e' forse bello che nella Messa cattolica si citino i nostri "fratelli maggiori"?
Raffaella
Grazie a Fabio per la precisazione :-)
Adesso ve lo dico io tra un pò dove si andrà a parare....... il Papa è tedesco che cosa hanno fatto i tedeschi contro gli ebrei??????? fate due più due....... quando Benedetto fu eletto io mi ricordo espressioni di alcuni ebrei del ghetto di Roma....... tra le quali si diceva è tedesco non sappiamo cosa aspettarci!!!!!!!! Comunque, anch'io do ragione a Mariateresa nel senso che qui non si vuole il dialogo schietto, onesto anche a costo di un confronto un pò duro ma sincero, qui si vuole chiudere sempre un'occhio per accontentare e per continuare nel famoso ormai " volemose bene sempre e comunque" che ha portato i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti!!!!!!!!! A parlar chiaro come fa Benedetto ci si rimette bisogna essere ipocriti, falsi e stare ai compromessi cose che Papa Benetto non farà mai ........ scordatevelo
Eugenia
Cara Raffaella, non vorrei apparire come un presuntuoso, un provocatore o più semplicemente un grande imbecille, se formulo questo interrogativo:
posto che è vero che nostro Signor Gesù Cristo si immolò sulla croce per unica volontà Sua e del Padre Suo, per salvare l’umanità dal peccato ..., gli ebrei, non dovrebbero essere considerati puramente dei semplici strumenti di cui Egli si servì per adempiere in tal modo alle sacre scritture?!? E se accettiamo questa verità, può il popolo ebraico essere considerato colpevole, solo per essere stato scelto da Dio quale esecutore materiale di una condanna a morte, alla stessa stregua del boia che esegue la volontà espressa da una “autorità superiore”?!? Non potrebbe essere questo “l’uovo di Colombo” per mettere definitivamente la parola fine a questo triste contenzioso che si trascina da duemila anni e ancora oggi coinvolge un “atto” del nostro Santo Padre?!?
Ciao Gianpaolo, credo che i Cattolici (o almeno la maggiorparte di essi) non pensino affatto che gli Ebrei siano colpevoli. La tua proposta e' molto intelligente e potrebbe essere benissimo accettata. Tuttavia non credo che i componenti delle religione ebraica la accetterebbero.
"Confido personalmente che la verità delle cose, possa sempre più diventare strumento fondante di ogni tipo di dialogo. Almeno da ora in poi." scrive Paolo Padrini.
Però in nome della "verità delle cose" fa ulteriore confusione, citando a sproposito l'art. 2.
Purtroppo non è vero che le frasi diciamo "poco gentili" nei confronti degli ebrei non potranno essere pronunciate...
ciao
al di là delle idee un po' "così" dei nostri fratelloni--- la questione è che gli ambienti "tradizionalisti" che sono dietro alla richiesta del messale antico non accettano le idee espresse dal concilio sul rapporto con gli ebrei... per i lefreviani è addirittura uno dei punti su cui criticano di modernismo la chiesa di roma... perciò è chiaro che i nostri fratelloni siano in allarme
sta a noi, con i fatti e con l'arginare queste idee nel popolo cristiano, rassicurarli
francesco
Onestamente questa polemica mi pare tutta una montatura , non so se in buona o cattiva fede da parte del rabbino .
Anzitutto la "famigerata" parola "perfidi" in latino significa semplicemente "privi di fede " , nel senso che non creddero al Messia : e mi sembra ineccepibile , non ci trovo nulla di sconvolgente .
Che poi che dei cristiani preghino per la conversione dei non cristiani mi sembra la cosa più logica del mondo : è un atto di carità nei loro confronti . Perchè dovrebbero offendersi ?
Mi viene voglia - polemicamente - di chiedere al rabbino in questione se ha mai letto il Talmud , e cosa ne pensa dell'infinità di insulti che tale testo sacro ebraico rivolge a noi cristiani . O forse è troppo politicamente scorretta la mia domanda ?
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