11 luglio 2007

Il Papa in Cadore: cronaca della seconda giornata


Vedi anche:

Messa tridentina: Guido Ceronetti da' una lettura inedita della decisione del Papa

Rassegna stampa dell'11 luglio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa dell'11 luglio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa dell'11 luglio 2007 (2)

Maga Maghella ha colpito ancora

I titoloni dei giornaloni di domani (di Maga Maghella)

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)

LA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI PER PRESENTARE IL MOTU PROPRIO.

ECCO LA VERA FACCIA DI MELLONI

IL PAPA IN CADORE: LO SPECIALE DEL BLOG

Radio Vaticana intervista Mons. Amato sul documento della congregazione per la dottrina della fede

Il Concilio Vaticano II non ha cambiato la dottrina della Chiesa

Documento vaticano sulle Chiese: un servizio obiettivo

IL PONTEFICE IN CADORE Benedetto XVI sta trascorrendo la vacanza fra preghiera e studio. Moltissimi chiedono di potergli parlare

In coda per incontrare il Papa monaco «Riservato come noi»

La passeggiata: «Non m'aspettavo la neve» E il vicino di casa. «Mi saluta dall'auto»

LORENZAGO DI CADORE (Belluno) - Due giornate quasi monastiche, di studio, riposo e preghiera. E' un Papa davvero benedettino questo dei primi giorni di Lorenzago. Chi l'ha avvicinato nella casa di vacanze in Cadore assicura che solo da domani potrebbe iniziare «qualche eventuale escursione e qualche incontro». E quindi sembra molto improbabile anche la presenza del Santo Padre al concerto organizzato in suo onore per questa sera alle 21 nella chiesa del paese, dove la Schola Cantorum e l'orchestra Art Ensemble speravano di festeggiare con lui la giornata di San Benedetto, il suo santo, e l'inaugurazione del restauro di uno storico organo del 1790, un «Francesco Comelli» che è l'orgoglio di don Sergio.
DOV'E'?
«Non viene? Mi sembra impossibile », si stupisce la signora Ada che stasera ci andrà solo per vedere lui. E sarà una delle tante spettatrici di un paese di appena 680 anime, che diventano 1200 d'estate e circa tremila quando arrivava il papa. Il Santo Padre è contemplativo e forzatamente blindato. Ieri ha mosso qualche passo fuori di casa, nel parco di 900 metri quadrati che la curia di Treviso ha devotamente curato, e al suo seguito si sono mossi come un'ombra gli uomini della gendarmeria vaticana. Passeggiatina e qualche minuto di contemplazione intorno alle alte vette dolomitiche imbiancate da una nevicata fuori stagione: «Non mi aspettavo di vedere la neve», avrebbe detto. Di qua il Cridola, di là le Marmarole, più in fondo il Tudaio con la croce che i valligiani hanno voluto illuminare perché il Papa la vedesse anche di notte. E poi di nuovo in casa, a cercare forse la giusta concentrazione per vergare qualche pagina su Gesù o per qualche nota di Mozart al pianoforte, e riposare. Don Giuseppe Bratti, portavoce della diocesi di Treviso, gli ha chiesto se si fosse spaventato per il maltempo che ha investito la zona: «Mi ha detto che il temporale non è stato un disturbo». Tutto è misurato con il contagocce. Nel frattempo la collinetta di Benedetto XVI è stata meta ieri di un autentico pellegrinaggio di forze dell'ordine e autorità. Fra gli altri il capo del cerimoniale del presidente della Regione Giancarlo Galan. Questa settimana è infatti previsto un incontro fra il pontefice e il governatore del Veneto, che lo raggiungerà in montagna per il canonico benvenuto.
APPUNTAMENTI - A chiedere appuntamenti sono in molti. C'è Canale d'Agordo, il paese natale di papa Luciani, ci sono le famiglie delle vittime del Vajont, ci sono i sacerdoti delle diocesi di Treviso e Belluno, che potrebbero vederlo ad Auronzo di Cadore. Quanto al programma delle passeggiate non è stato ancora deciso. Le idee degli uomini del Corpo Forestale, a cui spetta l'organizzazione, spaziano dal Pian dei Buoi alla val Visdende, dove i sentieri sono facili e sicuri. Sanno bene di dover fare i conti con un pontefice che ama osservare e riflettere fra i monti più di quanto non desideri camminare sull'erba dei prati.
SI SPERA - Fin qui, dunque, il semiprotocollo. Poi ci sono le speranze dei singoli. Come quella di Antonio Darin, l'ottantaduenne custode del castello di Mirabello e della casetta del pontefice. E' lui il vicino di casa del Papa, il solo che potrebbe incrociarlo fortuitamente uscendo dalla porta di casa, come già gli successe con Carol Wojtyla. A Darin, che vive come un eremita quando non vengono a trovarlo i nipoti, spetta il controllo sui trenta ettari della tenuta della curia. E' figlio d'arte: custode del luogo era il padre Luigi, dal 1946, e custode era pure il nonno, Giuseppe, dal 1922. Un tempo abitavano proprio nella casetta del papa. Darin ha la faccia fiera del montanaro e gli occhi sereni, oltre a due mucche, due cani, quattro galline e un dispiacere: «Non gli ho ancora stretto la mano. Ieri è passato in macchina e mi ha salutato dal vetro ma non si è fermato come faceva l'altro». Il suo cruccio è però un altro: «Sono il custode della casa e non posso entrare. Quelli mi fermano, hanno iniziato a farlo con la ristrutturazione. Spero di vedere il Papa in giro». Con lui, in questi giorni, ci sono Laura e Gianni, i nipoti di 19 e 15 anni. «Ratzinger mi è piaciuto quando ha detto che finalmente è in montagna lontano dalla confusione della città - dice Gianni - Perché anch'io sto meglio qui, rispetto a giù». Giù dove? «Lorenzago ». Il suo sogno è diventare un muratore e abitare quassù: «Vado a scuola a Mel per div entare muratore ».
A Lorenzago c'è chi fa la smorfia di fronte alla distanza imposta dal Papa e dai suoi gendarmi. Ma c'è anche chi ne è attratto. E' il caso della signora Teodora De Podestà, persona semplice e timida che gestisce un albergo del posto. «Mi piace molto questo Papa, mi piace la sua riservatezza, la prudenza, la quiete. Lo vedo un po' come noi di questi posti che non amiamo molto far rumore. Sa come lo vedo? Come se avesse sulle spalle una croce da portare che è anche un po' la popolarità dell'altro». Papa Wojtyla, dice, la metteva a disagio. «Mi vergogno a dirlo ma sa cosa mi succedeva con Giovanni Paolo II? Quando la domenica mattina mi capitava di sentire l'Angelus alla radio e io ero in pigiama, mi andavo a vestire. E mio marito mi diceva: "Ma cosa fai Teodora che non ti vede e bruci la polenta". Ma era più forte di me, dovevo mettermi la camicia. Con questo Papa, invece, resto in pigiama».

© Copyright Corriere del Veneto, 11 luglio 2007

Cerchiamo di lasciare il Papa tranquillo...
R.


LA SICUREZZA DEL PONTEFICE

Prefiltraggio dei fedeli anche all'Angelus

LORENZAGO DI CADORE (Belluno) — Duecentodieci uomini fra poliziotti carabinieri, finanzieri e forestali, oltre al plotone della gendarmeria vaticana che controlla il Papa da vicino. La montagna della villa di soggiorno è stata divisa in tre anelli concentrici che rappresentano i diversi gradi di sicurezza e controllo. Rispetto all'ultimo soggiorno di papa Wojtyla a Lorenzago di Cadore, nel 1998, il potenziamento è sensibile. Oltre al maggior numero di uomini delle forze dell'ordine schierato per garantire la sicurezza del pontefice, è stato aggiunto un anello, il primo, una sorta di check point dove tutti devono essere identificati. Si trova appena sopra il paese, sulla strada che inizia a salire verso il castello di Mirabello.
Chiedono i documenti, chiamano la Centrale, verificano e poi, se tutto va bene, lasciano passare. Si tratta di agenti di polizia e carabinieri.
Il secondo anello è a circa 750 metri dalla cima. Ci sono dei fili elettrici e l'area è costantemente sorvegliata da tutti i corpi di polizia italiani sul campo, anche all'interno del bosco.
Gli uomini della sicurezza sono divisi in tre turni di otto ore e pattugliano la zona anche di notte. Il terzo e ultimo anello è una specie di blindatura a circa cento metri dalla casa. Qui stazionano i gendarmi del Vaticano, gli uomini cioè che arrivano da Roma e si occupano per 365 giorni all'anno di papa Joseph Ratzinger. Al terzo anello si cambia giurisdizione, dunque, e tutto viene disposto dall'Ispettorato generale della pubblica sicurezza presso il Vaticano che opera attingendo informazioni dai servizi di sicurezza vaticani e dalla Direzione centrale di prevenzione del Ministero dell'Interno che a sua volta consulta le varie Digos territoriali.
Non bastasse oggi, a Lorenzago, si terrà un vertice per garantire la sicurezza durante l'angelus del Papa previsto per domenica mattina in paese.
Gli uomini del Vaticano incontreranno la protezione civile, la municipalità e le forze dell'ordine. Sarà un angelus blindato, con un filtraggio dei fedeli. Secondo le ferree regole del Vaticano, suggerite dal clima di tensione che circonda la chiesa cattolica.
A.P.

© Copyright Corriere del Veneto, 11 luglio 2007

Posso rispettosamente ricordare ai giornalisti che nel 1988 le torri gemelle non erano ancora cadute e che, oggi, si assiste sempre piu' frequentemente ad atti di intolleranza verso le gerarchie cattoliche? Perche' stupirsi di una sorveglianza cosi' stretta?
R.


La prima notte a Lorenzago. Si è affacciato alle 8 e ha visto le Marmarole imbiancate

Tuoni e fulmini. E il papa si sveglia con la neve

Ieri una passeggiata. Forse domani la prima uscita, probabilmente un’escursione

LORENZAGO. «La neve? Che meraviglia. Non me l’aspettavo». Il papa si sveglia all’alba, alle 5.30, piove, tuona, fulmina. Verso le 8, quando ha già fatto colazione, si affaccia alla finestra e vede le creste del gruppo delle Marmarole, sopra il Pian dei Buoi, sorprendentemente innevate. Forte è la sorpresa. Ed è a quel punto che rimugina di poter uscire.
Si concede qualche brano di Mozart al piano. Ma verso le 10, però, quando le nuvole si squarciano e compare un bellissimo sole, Ratzinger e collaboratori decidono di fare la prima passeggiata. Lungo i sentieri del “parco dei sogni”, nell’area intorno a casa, protetta dalla recinzione mascherata. Non importa se i sentieri sono bagnati, in qualche tratto anche fangosi.
Notte di tormenta. Prima la pioggia, i tuoni, i fulmini. E la neve in quota. Per tutta la notte, fino all’alba. E con un carabiniere di sorveglianza che si becca una scarica. Poi il sole. E il papa che prende assaggio dei sentieri vicino a casa. Primo sole e prima passeggiata, dunque, per Benedetto XVI in Cadore. Che consumerà nel riposo interno i primi due giorni di soggiorno, come ha assicurato il portavoce della diocesi di Belluno-Feltre, don Giuseppe Bratti, mentre giovedì potrebbe compiere la prima uscita. Probabilmente un’escursione, perché a Canale d’Agordo, il paese natale di Albino Luciani, potrebbe recarsi la prossima settimana, mentre ad Auronzo ci sarà verso la fine delle vacanze, per incontrare i preti di Treviso e Belluno.
Nonostante la notte d’inferno il Papa ha riposato tranquillamente. Quando si è affacciato alla finestra, poco dopo le 8, tra le nuvole che si diradavano ha intercettato la neve, fino a bassa quota, sopra il Pian dei Buoi, forse la prima meta delle sue escursioni. La coltre bianca incappucciava le Marmarole, il Tudaio, più lontano l’Antelao, il Cridola. All’esterno della casa, la colonnina del mercurio segnava temperature autunnali.
Primi passi. E’ bastato che comparisse il sole e che si rialzasse la temperatura perché il pontefice calzasse scarpe un po’ pesanti, si affacciasse sul giardino e s’incamminasse verso uno dei sentieri alle spalle della sua casa, attrezzato, fra l’altro, di gazebo in legno. Benedetto XVI non ha nascosto la sua meraviglia ai collaboratori che l’accompagnavano. Sale al castello Mirabello Bruno Bellese, capo del cerimoniale della Regione, per preparare la visita del presidente Giancarlo Galan, alla messa del vescovo di Treviso Mazzocato e all’Angelus del Papa, domenica prossima. «Dov’è il papa?», chiede incuriosito. «E’ già uscito», gli rispondono. «Ha fatto bene», è stato il suo commento. «La Regione Veneto gli ha preparato davvero sentieri carichi di suggestione». Ratzinger rientra per il pranzo. Alza lo sguardo alle creste e vede la neve già sciolta.
Al concerto. «Il Santo padre sta bene», confida don Giuseppe Bratti, durante il primo breefing sulle vacanze pontefice. Come dire che si sta davvero riposando. La conferma arriva dal fatto che per i primi tre giorni non intende muoversi dalla “Castelgandolfo” del Cadore. Non dovrebbe scendere nemmeno per il concerto di questa sera, in onore di San Benedetto, in programma nella chiesa parrocchiale. L’invito è della parrocchia, della Schola Cantorum, ma anche dello stesso vescovo, mons. Giuseppe Andrich. Tutto è predisposto per il suo arrivo. Ci sono già stati anche i sopralluoghi di verifica. Ma se il papa dovesse mancare all’appuntamento, ce n’è un altro, ancor più importante, mercoledì 18. La Schola Cantorum di Lorenzago e l’orchestra “Art Ensamble” del Veneto dedicherà al capo della Chiesa un concerto in suo onore. Con musiche di Mozart, quelle preferite dal papa.
Tudaio illuminato. Da ieri sera, intanto, la cima del monte Tudaio è illuminata dai volontari di Vigo e Laggio. Giovanni Cesco è salito fino in vetta per accendere un faro. Lui e gli altri compagni di avventura avrebbero desiderato installare una grande croce, come ai tempi di Wojtyla. «Ma ci sono troppe antenne che creano delle difficoltà». Anche in questo caso si è fatto uso dell’elicottero, perché la neve rendeva proibitiva la salita in fuoristrada e a piedi.
Attesa in paese. La bella giornata di sole ha fatto sperare, a numerosi villeggianti di Lorenzago ed in Cadore, di poter vedere il papa scendere in macchina attraverso il paese, per recarsi in qualche località d’altura. In serata un corteo di auto ha fatto scattare pensare al passaggio del Papa Ma sembra che il Papa non si sia mosso dalla sua residenza. Piazza Calvi comunque si è riempita di intere famiglie ed anziani, molti seduti sui muri lungo la statale.
Bisognerà attendere giovedì, più probabilmente venerdì per poter salutare di nuovo un papa escursionista.
Canale ed Auronzo. Non sono, dunque, ancora confermate le visite di Benedetto XVI ad Auronzo e a Canale d’Agordo. «In agenda non è stata fissata alcuna data, e quindi non si sa ancora se quelle visite si faranno», tiene a precisare don Bratti. La parrocchia centrale di Auronzo è pronta, peraltro, per ospitare nella sua grande chiesa i 500 preti delle due diocesi. L’incontro ci sarà, l’ha confermato il segretario del papa ai vescovi Mazzocato e Andrich. Ma non si sa quando, forse l’ultima settimana. A Canale l’attesa è forte. «Però non ne sappiamo nulla», dice il sindaco Calcergnan. «Ci avvertiranno solo all’ultimo momento. Sarebbe, comunque, una graditissima sorpresa».

© Copyright Corriere delle Alpi, 11 luglio 2007

2 commenti:

Luisa ha detto...

Anche se capisco il desiderio della gente di vedere o incontrare il Santo Padre, non ho che un consiglio da dare agli abitanti e autorità di Lorenzago: se volete che Benedetto XVI ritorni l`anno prossimo lasciatelo in pace !!
Io che sono salita à les Combes, per pregare l`Angelus, posso testimoniare della calma assoluta che circondava il soggiorno del Papa ,il rispetto nei suoi confronti da parte degli abitanti è stato totale.Certo bastava che l`eventualità di una sua uscita si difondesse via radio nella valle, perchè il "curvone" si riempisse di gente e sempre Papa Benedetto scendeva per dare un saluto.
Ma per favore, abitanti e turisti di Lorenzago,lasciate il Papa tranquillo, cercate di pensare a lui prima che al vostro desiderio di vederlo, il solo fatto di saperlo così vicino a voi, in preghiera , dovrebbe reimpirvi di gioia !
Quanto alle misure di sicurezza , le ho vissute gli anni passati in val d`Aosta, le trovo assolutamentie normali e necessarie, e non hanno niente a che vedere con la situazione di tensione che vivrebbe la Chiesa oggi! Che cosa vanno ancora ad inventar i giornalisti !

euge ha detto...

La penso come te Luisa; infatti, la gente di buon senso e soprattutto quella che veramente vuole bene a Benedetto XVI, dovrebbe capire la necessità che lui ha di stare in pace; io ritengo giuste e sacrosante le misure di sicurezza adottate se tutto può contribuire a far star bene Benedetto e soprattutto, contribuire a fargli passare questi giorni immerso nella tranquillità della natura, nella preghiera, lo studio e la sua amata musica. Ne ha pieno diritto.
Capisco altresì il desiderio di vederlo ma, già averlo vicino è una gioia grandissima. Io stessa che sono di Roma e che anche potendolo vedere tutte le domeniche, ora che non c'è mi sento come dire.......sola!!!!!!!!
Eugenia