21 luglio 2007

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In preghiera davanti alla Madonna

LORENZAGO. Un’uscita nel Parco dei Sogni, una via nel bosco circostante Lorenzago di Cadore, lungo la quale Benedetto XVI si è fermato a pregare davanti a una immagine della Madonna di Medjugorie, una piccola statua tra le conifere, in una minuscola grotta vicino a un ruscello, tempo fa trafugata e poi riportata da chi l’aveva presa. E’ durata circa 40 minuti, ieri sera, l’escursione del Pontefice, che al ritorno, uscendo a piedi dal bosco insieme al segretario personale mons. Georg Gaenswein, si è intrattenuto a parlare con i fedeli.

© Copyright Corriere delle Alpi, 21 luglio 2007


Per l’Angelus di domani a Lorenzago atteso l’assalto di seimila pellegrini

FRANCESCO DAL MAS

LORENZAGO. Sarà un vero e proprio “assalto”, naturalmente pacifico, quello di domani per l’Angelus del papa a Lorenzago. Più di 6 mila pellegrini arriveranno da ogni parte della provincia, dal Veneto e dal Friuli-Venezia Giulia.
Saranno presenti, oltre ai vescovi Giuseppe Andrich di Belluno e Andrea Bruno Mazzocato di Treviso, e all’emerito Maffeo Ducoli, anche il patriarca di Venezia Angelo Scola e il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Hong Kong. Tra le autorità politiche, il presidente della Provincia, Sergio Reolon, l’assessore regionale Oscar De Bona, tutti i sindaci del Cadore (e non solo), l’on. Giulio Tremonti, vicepresidente di Fi, con casa a Lorenzago. Non ci sarà, invece, il senatore Bossi.
Messa con Andrich. L’annuncio è stato dato da don Giuseppe Bratti, portavoce della diocesi di Belluno-Feltre. L’Angelus, che si terrà in piazza Calvi, sarà preceduto da una Messa concelebrata dai vescovi Andrich, e di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato. La Schola Cantorum di Lorenzago accompagnerà il rito, mentre saranno presenti anche le bande di Rio Pusteria e di Auronzo, nonché gruppi dalla baviera. Non sarà un Angelus esclusivamente ad inviti, come quello di domenisca scorsa.
Duemila posti liberi. Due settori, da mille posti l’uno, sono a disposizione di chi non ha alcun pass. Sono i più laterali, rispetto al palco. La diocesi di Belluno-Feltre sarà presente con poco meno di 2 mila fedeli, distribuiti in due aree riservate: per gruppi, parrocchie, associazioni. Il Comune di Lorenzago si è trattenuto altri due settori (uno sotto gli alberi, gli unici della piazza) da 750 posti l’uno, per i residenti e per i villeggianti storici, in particolare il popolo delle seconde case. Davanti al palco, realizzato a fianco della chiesa, ci saranno 160 posti a sedere (gli unici) per le autorità, i didsabili e gli ammalati, che verranno salutati direttamente dal pontefice, al termine dell’Angelus.
Strade e parcheggi. Robuste le misure di sicurezza. La polizia stradale chiuderà alle 8 del mattino, fino alle 14, la strada statale di accesso al paese; saranno lasciati transitare soltanto le auto con il pass. A disposizione, comunque, navette, specie per anziani e disabili. I pullman che arriveranno dalla diocesi e dal Veneto (una ventina) parcheggeranno a Pelos, da dove partiranno navette per Lorenzago. Le auto con i pass o dei residenti potranno proseguire verso Lorenzago parcheggiando, una sessantina, lungo le ultime rampe della strada e la conca ai piedi della casa dell’on. Tremonti; più di 500 lungo la strada del lago di Domegge, che sarà a senso unico, verso appunto il Centro Cadore. Le auto e i pullman provenienti da Nord parcheggeranno al campo sportivo di Lorenzago e da qui, lungo la strada della Mauria, fino al ristorante la Pineta.
Tre chilometri. L’organizzazione ha previsto che il percorso massimo a piede, per quanti parteciperanno all’Angelus, sarà di 3 chilometri. Entro questa distanza gli automobilisti troveranno sicuramente parcheggio. Tre i punti di soccorso sanitario, con una ventina di infermieri e mezza dozzina di medici. Ci sarà anche un “punto avanzato”, una specie di ospedale da campo; il Suem di Pieve di Cadore metterà a disposizione anche un elicottero. Il Comune di Lorenzago provvederà, attraverso la Protezione civile, alla distribuzione di 10 mila bottiglie di acqua minerale.
Negozi aperti. I negozi di Lorenzago sono stati pregati di tenere aperto, per ogni necessità. I servizi igienici saranno stazionati presso le ex scuole. «Debbo riconoscere che per questa organizzazione il Comune ha collaborato molto bene con la diocesi».
Il concerto dei cori. Un concerto di sette cori alpini in onore di Benedetto XVI si è svolto ieri sera al Castello di Mirabello, offerto dal vescovo Giuseppe Andrich. I cori Cadore, Comelico, Cortina, Oltrepiave, Peralba, Rualan, San Vito, eseguono alla presenza del papa canti come “Il Signore delle Cime”, “Benedizione irlandese” o “Marmarole”.

© Copyright Corriere delle Alpi, 21 luglio 2007


Pronto il «messaggio ai giovani» verrà diffuso nei prossimi giorni

LORENZAGO. In questi giorni Benedetto XVI sta ancora lavorando, nelle mattinate tra i boschi del castello Mirabello, sul messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni». Il messaggio era stato annunciato per oggi dallo stesso papa all’Angelus di domenica scorsa. Il cardinale Tarcisio Bertone aveva precisato l’altro ieri che lo stava limando. Il messaggio sarà diffuso nei prossimi giorni.

Coro ci voci bianche. Coro di voci bianche questa sera nella chiesa parrocchiale di Lorenzago in onore di Benedetto XVI. Si esibiranno il “Piccolo Coro San Giorgio” di Domegge di Cadore e il “Coretto Do-re-mi” di Auronzo. Si esibirà anche il violoncellista Giorgio Fiori. L’appuntamento è in agenda questa sera per le 20.30.

Canti anche a Calalzo. E intanto anche ieri sera, mentre al castello Mirabello si svolgeva la serata dei cori alpini in onore del papa, a Calalzo di Cadore presso le scuole c’è stata un’altra serata di canti, in «parallelo» con la prima.

© Copyright Corriere delle Alpi, 21 luglio 2007


Gli ingredienti sono naturalmente vaniglia e fior di latte per riproporre i colori del Vaticano

Anche un gelato chiamato Benedetto

Battezzato così da un gelatiere, insegnante di religione e campanaro

LORENZAGO. Dopo la “pizza del papa”, a Lorenzago si può gustare anche “il gelato di Benedetto XVI”. Chi può averlo confezionato? Naturalmente Marco D’Ambros, che gestisce la gelateria dello zio, Dino Fabbro. «Vaniglia e fior di latte: questi gli ingredienti che utilizzerò», anticipa Marco, che ha aperto il negozio da due giorni, incontrando il boom.
D’Ambros è una delle figure più note del paese. Oggi ha 25 anni, a 15 faceva già il sacrestano. E continua a farlo. E’ campanaro e sa suonare i bronzi anche a braccia. E’ insegnante di religione, coordina il museo dedicato a papa Wojtyla. E’ vicepresidente del Cai ed è segretario comunale di Forza Italia («purtroppo con pochi iscritti»). Fa il volontario, impegnandosi nei più diversi settori; collabora, infatti, anche con il seminario di Treviso per risolvere anche i più spiccioli problemi. Nonostante quest’attività da stress, trova il tempo di preparare il gelato. «Ho imparato a farlo all’età di 15 anni», conferma.
De Bona: «Gli dirò che torni». «Inviterò il papa a ritornare il prossimo anno». Così Oscar De Bona che domenica, all’Angelus, rappresenterà la Regione Veneto. «Mi ha invitato il vescovo Andrich ed ho accettato ben volentieri», fa sapere. «In mattinata sono alla festa dell’emigrante a Laggio, con messa del vescovo emerito mons. Ducoli. Poi saremo entrambi a Lorenzago, per accogliere il papa». «Se avrò modo di incontrarlo, gli confermerò l’invito della regione Veneto a ritornare il prossimo anno». De Bona conferma che l’investimento per le vacanze del papa, ma con vasta ricaduta sulla comunità locale, è intorno al milione di euro. «Si tratta comunque di un investimento che vale per le Dolomiti dieci campagne promozionali nel mondo, soprattutto in Europa». De Bona riconosce pure che la vacanza del Papa ha consentito ai residenti e ai villeggianti di «riscoprire la bellezza di questa terra, anche nei suoi luoghi più reconditi».
«Fuori da casa». Giuliana Tremonti ha la (s)fortuna di avere il palco, da cui il papa reciterà l’Angelus di domenica, in piazza Calvi a Lorenzago, a ridosso di casa (due metri appena). «Lei e gli altri inquilini dovete lasciare la casa, durante la cerimonia, per motivi di sicurezza», è stato l’invito ricevuto dal Comune di Lorenzago. «Non posso lasciare mia sorella Pierina da sola; ha 92 anni», ha risposto piccata la signora. «Vorrà dire che il papa, anziché dal balcone laterale, lo vedrò dalla televisione». Le finestre di casa danno infatti sul telo di plastica che copre il palco. Quelle dell’appartamento vicino, che è della sorella possono permettere una qualche visione laterale. Ma a Giuliana e agli altri familiari e parenti è stato detto di non sporgersi dai balconi, o di farlo con estrema sobrietà. «Debbo dire, per la verità, che il personale del Vaticano mi ha portato in casa tutta una serie di attrezzature. Me l’ha chiesto cortesemente, ogni volta che entra dice che non vuol disturbare. E non mi ha posto alcuna condizione». (fdm)

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Marco d’Aviano e la battaglia di Diotisalvi

Lettera a Ratzinger: «A Rizziòs ci sono le reliquie del predicatore»

LORENZAGO. «Heiliger Vater, Ich erlaube mir, Ihnen diese Zeilen zu schreiben, um Ihnen ein herzliches Wilkommen in unserem Land zu heissen und um Ihnen schöne Ferien zu wünschen». Che sarebbe come: «Santo Padre, Mi permetto di scriverLe queste righe per esprimerLe il benvenuto presso di noi e per aurugarLe buone vacanze». Ha scritto al papa in tedesco (con annessa traduzione in italiano) Diotisalvi Perin, presidente del comitato Imprenditori Veneti Piave 2000 di Treviso. Ricordando «la vita e l’opera di Marco d’Aviano» che nel 1683 tuonò contro i turchi sotto le mura di Vienna minacciate dall’armata ottomana. Al sentirlo tuonare, i turchi scapparono a gambe levate, dice la leggenda. Marco d’Aviano, salvatore della cristianità, val bene dunque molto più di una messa. Diotisalvi pérora la sua causa presso il pontefice. E con tutta la riverenza possibile, chiede che, almeno, vengano riverite nel dovuto modo «le reliquie della devozione cristiana» contenute nella piccola chiesa di Rizziòs, a due passi da Lorenzago, proprio dove Benedetto XVI sta passando le sue vacanze.
Cosa c’è a Rizziòs? Di particolare importanza ci sono «la pianeta, la stola e il manipolo indossati dal Beato Padre Marco d’Aviano sul Kahlenberg nell’imminenza della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683». Pensare cosa sarebbe successo, e come sarebbe cambiata la storia, se il Turco avesse conquistato Vienna! Oggi saremmo musulmani. Prospettiva che richiederebbe una riflessione attenta alla luce delle infinite possibilità che apre alla fantasia quel filone della «storia che non c’è», che non s’è avverata. Della serie: se Napoleone avesse vinto a Walterloo?
«Ho motivo di ritenere», si confida Diotisalvi al papa, «che anche le attuali prospettive inducano a un impegno e a una fermezza che oggi purtroppo sembrano attenuati, ma che sono comunque indispensabili, come la vita e l’opera di Marco d’Aviano hanno decisamente dimostrato». Anche nella politica. Anche nella pubblica amministrazione. Perché «si sottovaluta troppo spesso che l’uomo è stato posto dall’infinito nel finito». Verità sacrosanta, perbacco.
E infatti Diotisalvi Perin prega spesso il Beato Marco d’Aviano «di cui sono devoto, affinché la nostra fede sia salda e i suoi valori sostengano la nostra società». E chiede, in conclusione, conforto al papa. «Sarei lieto se la Sua benedizione papale mi incoraggiasse in questo mio proposito e confermasse la giustezza del mio orientamento». Si firma, con filiale devozione, Diotisalvi Perin.
Parrà strano quel nome. Ma Diotisalvi fu scelto da papà e mamma «rilevato da un biglietto in una ciotola per voto di fede cristiana presso la Pieve di castello Roganzuolo il 5 febbraio 1948». Educato nella fede, cresimato da Albino Luciani (allora vescovo di Vittorio Veneto), è cresciuto come soldato di Cristo. Per Marco d’Aviano nutre smisurata stima, in quanto difensore della cristianità che, in quel lontano 1683 salvò l’Europa dagli infedeli. E proprio come relatore, riferisce Diotisalvi Perin, in una conferenza insieme a don Brunone De Toffol parroco di Trichiana, ebbe ad auspicare nel lontano 1990 «che il Santo Padre venisse a Lorenzago per l’estate del 2007». Quando si dicono i segni della storia.
Così Diotisalvi è andato dal parroco di Lorenzago, portando prove e testimonianze che Wojtyla aveva in animo di andare a Rizziòs, ma che la visita fu cancellata all’ultimo minuto. Ci voleva andare proprio perché «gli erano arrivate voci sulle importantissime reliquie custodite». Potrebbe ora, papa Ratzinger, andarci? La richiesta è stata recapitata, insieme al libro «Mezzaluna e Croce». Chissà. Dio ti salvi, Perin. (t.s.)

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