8 luglio 2007

Messa tridentina: lo speciale de "Il Messaggero"


Vedi anche:

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

IL TESTO DEL MOTU PROPRIO (in italiano)

LA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI PER PRESENTARE IL MOTU PROPRIO.

Messa tridentina: il commento di Enzo Bianchi

Messa tridentina: gli speciali de "Il Giornale" e de "La Stampa"

Vittorio Messori intervista Bernard Fellay, superiore dei Lefebvriani (Corriere)

Antonio Socci: mi sento piu' a casa...

Messa tridentina: lo speciale de "La Repubblica"

Messa tridentina: lo speciale de "Il Corriere della sera"

Il motu proprio "Summorum Pontificum", qualche riflessione (di Raffaella)

Buona domenica a tutti

Il Papa: «La messa in latino non dividerà la Chiesa»

Non mancano però le voci del dissenso. Kueng: non condivido questa politica

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Latino, avanti tutta. La messa pre-conciliare liberalizzata da Papa Ratzinger col Motu Proprio «Summorum pontificum», in vigore dal prossimo 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, non creerà affatto «disordini o addirittura spaccature» come tanti temono. Benedetto XVI ne è certo e per limitare i mal di pancia che già cominciano ad agitare il mondo cattolico mette le mani avanti. «Notizie e giudizi fatti senza sufficiente informazione hanno creato non poca confusione. Ci sono reazioni molto divergenti che vanno da una accettazione gioiosa ad una opposizione dura per un progetto il cui contenuto non era conosciuto». In una lettera accompagnatoria, con toni rassicuranti, il Papa fa presente ai vescovi di tutto il mondo che i timori emersi sono a dir poco «infondati». «Il Motu proprio è frutto - spiega - di lunghe riflessioni, molteplici consultazioni e di preghiera». L’uso del Messale antico, in via sperimentale per un periodo di tre anni, si limiterà ad affiancare il Messale ordinario, non a sostituirlo. Per questo Ratzinger preferisce parlare di «un uso duplice dell’unico medesimo rito». Il Messale ordinario approvato da Paolo VI nel 1970 dopo la riforma conciliare resterà quindi lo strumento principale. La liberatoria permetterà il ritorno del vecchio rito ma solo dietro precisa richiesta da parte dei fedeli. Chi desidera la messa in latino da ora in poi verrà esaudito. Nelle chiese rivedremo parroci dire messa dando le spalle all’assemblea dei fedeli, rivolti al tabernacolo, come un tempo. La liturgia in uso normalmente non muterà, con l’unica differenza che i parroci possono aggiungere alle messe ”normali” una messa al giorno nella lingua di Cicerone. La preoccupazione principale che in questi mesi di attesa ha agitato gli episcopati (quello francese in testa) è di vedere intaccata l’autorità del Vaticano II. «Nella storia della liturgia ci sono crescita e progressi, ma nessuna rottura» si legge nel Motu Proprio. All’articolo uno il Papa ha stabilito che «è lecito celebrare la messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal beato Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato». Ai parroci viene concesso il diritto di usare indifferentemente il messale antico e quello conciliare senza avere più bisogno di nessun permesso dalla Sede Apostolica o dal vescovo diocesano, il quale non potrà opporsi. In caso di controversie, l’articolo 8, indica come foro competente la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, organismo vaticano creato da Giovanni Paolo II dopo il 1988 nel tentativo di far rientrare lo scisma di Marcel Lefebvre. L’iniziativa ratzingeriana sta già sollevato perplessità tra cardinali e vescovi. Padre Gottardo Pasqualetti, docente di liturgia all’università Urbaniana, ex segretario del cardinale Bugnini, tra i più autorevoli interpreti della riforma liturgica conciliare, si chiede a cosa potrà mai servire un Motu Proprio di questo genere. La sua è una voce tutt’altro che isolata. «A mio parere potrebbe dare vita a problemi e spaccature. Forse è stato approvato per accontentare i tradizionalisti, per ricucire con loro. Del resto chi voleva usare il latino poteva farlo anche prima, non era proibito». Dalla Germania, invece, si fa sentire il teologo Hans Kueng che non nasconde il disappunto per il modo di procedere di Benedetto XVI. «Esiste anche un altro modo di essere cattolico oltre a quello romano. Io non sono d’accordo con questa politica, anche sulla messa in latino». Kueng annuncia di avere raccolto le sue critiche contro Roma, in vari campi, in un libro di prossima uscita intitolato, a scanso di equivoci, «Verità contese».

© Copyright Il Messaggero, 8 luglio 2007


Liliana Cavani: «Mossa snob, la gente non capisce nulla»

CITTA’ DEL VATICANO - «A prima vista pare una operazione sofisticata. Una mossa un po’ sfiziosa, un tantino snob». Liliana Cavani la regista scelta dal Vaticano per presentare la prima enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas Est, non nasconde scetticismo di fronte al Motu Proprio sulla messa in latino.

Che vuol dire una mossa sfiziosa?

«Anche un po’ comica. Visto che il latino è sparito dalle scuole mi pare assurdo che ci sia gente che va alla messa in latino senza capirci niente. E’ una opzione di taglio decisamente elitario».

Non le piace l’idea di un prete che dice messa girando le spalle all’assemblea?

«Trovo simpatico che il prete sia all’altare guardando l’assemblea dei fedeli. Non trovo simpatico il contrario. La gente è abituata a vedere i suoi gesti, a seguirlo. La messa è nata come un momento comunitario, rammenta l’Ultima Cena. Ma vi immaginate Gesù che ai discepoli chiedeva: ”passatemi il pane” dando le spalle ai dodici? Mi pare comico».

La messa in latino è una nostalgia del passato?

«Io da piccola andavo a messa e vedevo il prete di spalle. Ho apprezzato molto il cambiamento e l’uso della lingua parlata. Non c’era più alcuna distanza».
F.GIA.

© Copyright Il Messaggero, 8 luglio 2007

La "gente", cara Cavani, non e' obbligata ad andare alla Messa tridentina. Sara' una libera scelta. Nessun obbliga alcuno a fare alcunche'...Le piace? Sappia che in certe scuole il latino si studia eccome!
Raffaella


Alessandra Borghese: «Si torna alla sobrietà e al mistero del rito»

CITTA’ DEL VATICANO - «Ho assistito più di una volta a celebrazioni in latino. Trovo che la liturgia sia più sobria e più carica di mistero». La principessa Alessandra Borghese, autrice di libri spirituali tradotti in diverse lingue, è entusiasta per la liberalizzazione voluta da Papa Ratzinger.

Ma c’era davvero bisogno di introdurre nuove regole?

«Sicuramente. Io sono nata dopo il Vaticano II e non ho potuto vedere come era la messa prima del 1962. Col vecchio il prete guardava il tabernacolo e Dio assieme al popolo. Penso che le nuove regole limiteranno certi show durante la messa. Penso che sia il momento di ritornare alla sobrietà e al mistero di una messa celebrata davvero per la gloria di Dio».

Molti criticano il Motu Proprio sostenendo che depotenzia il Concilio ..

«Benedetto XVI offre la possibilità di vivere la messa secondo il rito antico come un dono. Ha una visione del Vaticano II molto chiara, una sensibilità spiccata ed è per questo che ha deciso di applicare in via sperimentale queste regole per tre anni e poi se ne riparlerà».

Per certi versi sembra il ritorno al vecchio..

«Questo atto è in continuità con gli atti dei suoi predecessori. Wojtyla ha suggerito le stesse cose. Benedetto XVI ha invitato i vescovi ad applicarlo».
F.GIA.

© Copyright Il Messaggero, 8 luglio 2007


L’arcipelago dei tradizionalisti, tra aperture al dialogo e rigidità

ROMA - Il movimento dei cattolici tradizionalisti, interessati al motu proprio che liberalizza la messa in latino secondo il rito tridentino, è un arcipelago molto complesso. Comprende i seguaci di mons. Marcel Lefebvre, scismatici; i cattolici tradizionali aperti al dialogo con la Santa Sede; realtà più radicalizzate che ritengono che attualmente la chiesa cattolica sia in sede vacante perchè priva di un legittimo papa.
L'organizzazione su scala continentale più radicata è la Fraternità Sacerdotale San Pio X, con sede madre a Econe (Svizzera), fondata dal vescovo francese Lefebvre, scomunicato da Giovanni Paolo II nell'88 per aver consacrato quattro vescovi senza l'approvazione del papa.
La guida oggi mons. Bernard Fellay e dichiara: 453 sacerdoti; 178 seminaristi; 70 fratelli; 108 suore; 68 oblate. Inoltre ha 7 seminari (Svizzera, Germania, Francia, Usa e Argentina), 26 distretti, 88 priorati, 496 chiese e cappelle, 124 Centri di messa, 2 istituti universitari, 71 scuole, 6 case di formazione e 7 case di riposo. In Italia la Fraternità Sacerdote San Pio X dichiara propri priorati a Albano Laziale (Roma), Spadarolo (Rimini) e a Monteleghe (Torino).
Esiste, poi, un filone di cattolici tradizionali aperti al dialogo con la Santa Sede e attenti alla convivenza tra la messa celebrata in italiano e quella invece in latino. Esso in Italia fa capo a «Una Voce». Nata sul finire del Concilio Vaticano II sotto la spinta di Cristiana Campo, pseudonimo di una studiosa e mistica di origine bolognese, estimatrice di don Lorenzo Milani e preoccupata della salvaguardia della tradizione.
«Una Voce» Italia è stata in prima fila, nell'estate del 2000, alla messa in latino nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, celebrata dal cardinale colombiano Dario Castrilon Hoyos. «Il nostro convegno nazionale è previsto per novembre - spiega il presidente di 'Una Voce ' Riccardo Turrini Vita, alto dirigente del ministero di Grazia e Giustizia -; in quella sede rifletteremo sulle conseguenze pratiche del motu proprio di Benedetto XVI».

© Copyright Il Messaggero, 8 luglio 2007

17 commenti:

francesco ha detto...

bella la battuta della borghese! la liturgia tridentina più sobria dell'attuale! davvero divertente... che sia anche più aperta al mistero mi sembrava lo dicesse sul serio, ma senza rendersi granché conto di quel che voleva dire...
però la cavani è più onesta... si basa sulle sue impressioni e ci azzecca (lo dice pure il papa) che sarà elitaria... ma di questi tempi non è un gran danno
francesco

Cristiano ha detto...

Da non credere! A pearte l'esimio liturgista, che fa finta di non sapere che fra un uso e l'altro del rito romano c'è ben più che una differenza di lingua... quello che stupisce sono i commenti della opinionista di turno! lei "trova simpatico che il prete sia all’altare guardando l’assemblea dei fedeli"! Che antipaticoni i Cristiani degli ultimi quindici secoli! Insopportabili!
Quando poi dice: "Ma vi immaginate Gesù che ai discepoli chiedeva: ”passatemi il pane” dando le spalle ai dodici? Mi pare comico",qui si sfiora la blasfemìa. Qui c'è poco da ridere. E'un disconoscimento totale della natura del Sacrificio Eucaristico ed una adesione "di fatto" all'eresia protestante. Del resto queste dichiarazioni fanno il paio con quelle di una tal A.Ambrogetti (vedi nel blog: "da Petrus..."). Secondo lei la secolare liturgìa cattolica è "meno ricca, bella, partecipativa e viva" del Novus Ordo! Ragionando in base a certe categorìe estetiche, credo che sìa proprio condannata a non capìre il significato di nessuna liturgìa... per non parlare della passione di Nostro Signore!

Anonimo ha detto...

Irrispettosa e direi offensiva la Cavani non solo verso il Papa che fa passare per uno snob ma, che si permette di trattare la gente come fa politi un branco di pecore belanti per non parlare del riferimento che fa all'istituzione dell'eucarestia sono d'accordo con te Cristiano e Francesco??????? ovviamente d'accordo con la Cavani
Complimenti don Francesco ( per non dire penoso )

Luisa ha detto...

Francesco....Francesco.....Francesco...ma che bisogno ha di essere così nel giudizio distribuendo i buoni e i cattivi punti,secondo i suoi criteri certo.
Perchè essere così nella provocazione?
Che cosa ci guadagna?
La principessa Borghese non sa quel che dice!
Perchè essere così offensivo ?
Non la capisco, la preferisco nettamente quando lascia cadere la sua maschera di intellettuale che sa tutto meglio degli altri, che ha giudizi definitivi su tutto e tutti.
Peccato , perchè la sua cultura sembra reale,la sua preparazione seria, ma questo suo atteggiamento le fa perdere ogni credibilità e a noi la voglia di seguirla!
Forse è solo un peccato di giovinezza che le passerà con il tempo e l`esperienza.
Mi permetto di augurarglielo.

francesco ha detto...

oh raga'
ma che siamo seriosi!!! e non si può fare manco un commento un po' più sbarazzino!!!
la cavani è dichiaratmente non credente... che volete che dicesse? meno male che ha colto due o tre cose, no?
la borghese, invece, cattolicona, fa uno scivolone banalotto... la liturgia antica è notoriamente "barocca" (dunque non sobria...) e fortemente formale (sicchè poco misterica)
ora che non l'ho detto così ma un po' celiando è che mica si può sta sempre con le rughe alla fronte!!!
e si può pure farsi due sorrisetti, no???
suvvia!

Anonimo ha detto...

concordo con cristiano:
La Cavani è blasfema, ma non stupisce...ho sentito molti preti che confondono l'eucaristia mensa con l'eucaristia sacrificio di Nostro Signore, ciò che spiega il sacerdote che volge le spalle ai fedeli. Certo che l'ignoranza è una brutta cosa!
Stasera ho visto melloni al tg 1 in pieno delirio di onnipotenza: certo che ci vuole un ego veramente smisurato per fare le affermazioni che ha fatto, quale prosopopea, quale superbia, e lui sarebbe un esponente della chiesa "progressista": che si vergogni! Mettere in dubbio non solo la sapienza teologica, ma anche l'autorità del papa.

Anonimo ha detto...

Per anonimo Melloni è ormai avvezzo a questo tipo di comportamento il problema è che lo lasciano fare se questo vuol dire essere progressisti............!!!!!
Molto spesso il progressismo è sinonimo di ignoranza, arroganza, voglia di sfasciare tutto in nome di chissà che cosa. Melloni è sicuro che a lei non ricapiterà più di incontrare Benedetto visto che l'ultima volta l'ha incontrato per merito di Alberigo ma, se le dovesse ricapitare, lasci stare stia insieme a gente come la Cavani che è boriosa, offensiva e direi blasfema quasi quanto lei.

francesco ha detto...

carissima raffaella avevo mandato un post di risposta...
mica l'hai perso?
francesco

Anonimo ha detto...

Francesco, "il mi scusi"!!! Tre commenti sono "rimasti" sospesi nell'aereeeeeee :-)))

francesco ha detto...

stavo pensando che lei fosse una suprwoman
che bello!
è umana anche lei, signora raffaella!
francesco

Anonimo ha detto...

Signorina, prego :-)))
Nella mia umanita' e' compresa anche la lingua biforcuta? ;-)))))

Luisa ha detto...

...beh Francesco, vuol dire che da oggi in poi bisognerà sempre leggere i suoi commenti con il decoder e sapendo che sono al secondo se non terzo grado!
Basta saperlo !

Anonimo ha detto...

Mah, rimango sempre più perplesso di fronte ad uscite come quelle di don Francesco..si vede che è un cattolico adulto e ben formato e può permettersi di insegnare agli altri quale celebrazione aiuta a vivere il mistero e quale no.. Se lei prendesse in mano qualsiasi manuale di Liturgia si accorgerebbe che la messa in rito tridentino, tutto è fuorchè "BAROCCA": la liturgia romana è per sua natura semplice,sobria ed essenziale. Vi prevale il silenzio (per sottolineare il senso del mistero!!! Che nelle celebrazioni odierne purtroppo nn c'è..se non in pochi casi) e non lo schiamazzo sanremese, il raccoglimento e non il volemose bene. A confronto con la liturgia bizantina, ambrosiana, mozarabica, la liturgia romana eccelle per semplicità e sobrietà (negli inchini, nell'uso dell'incenso, nell'uso dei kyrie...ecc..ecc...).
Anche la forma esprime la sostanza...non facciamo della teologia spiccia per favore...

francesco ha detto...

carissimo frode...non so tu ma proprio oggi ho ripreso in mano il missale romanum quello del 1962 (guarda caso ce l'ho) e quello del 1969 (ho pure quello!!!)
mi mancano i libri liturgici mozarabici, bizantini(???), il messalino ambrosiano non l'ho qui...
e ci sta che il rito romano sia meno "barocco" di codesti che non ho... ma tra le due edizioni dell'unico messale non c'è paragone!!! uno è tutto un inchinarsi, baciare, fare segni di croci ecc. l'ultimo messale è di una sobrietà assoluta... si potrebbe dire eccessiva? forse anche...
disconoscere l'evidenza e accusare in maniera gratuita (il confronto era tra i due messali romani e non con altri riti!!!) non sono belle cose...
francesco

Anonimo ha detto...

Caro Don Francesco visto che per lei è deprecabile mettere a confronto i due messali e criticarli la prego di non adottare lo stesso comportamento con il messale tridentino visto che comunque, è parte storica e culturale della liturgia; l'inchinarsi e fare segni di croce non equivale e dire fare sberleffi sono forme di rispetto questo lei lo dovrebbe sapere oppure per lei un segno di croce in più o stare un pò di più in ginocchio significa solo apparenza ed eccessiva religiosità fuori luogo????

francesco ha detto...

x luca... io che ho così care le liturgie dell'oriente come quelle latine non mi meraviglio di inchini, baci e compagnia bella! che tra l'altro utilizzo di frequente nella liturgia che celebro...
parlare di questi gesti liturgici non significa mica criticarli o deriderli...
il mio riferimento serviva soltanto a mostrare che il vetus ordo è di fatto meno sobrio di quello attuale

x raffaella
mi perdonerà che ho dimenticato che lei è signorina... quanto alla lingua biforcuta stia attenta! spesso è materia di peccato anche grave ;-P

Anonimo ha detto...

Allora...sono qui per fare ammenda...qual e' la mia punizione? Accetto la penitenza, basta che non si tratti di stare in silenzio :-))