6 settembre 2007

Card. Kasper: un ecumenismo di coccole o di facciata, in cui si è solo gentili gli uni con gli altri, non aiuta a compiere progressi


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Alberto Campoleoni

SIBIU Dialogo tra le Chiese, unità dell'Europa, difesa dell'ambiente, valori comuni: sono i temi principali emersi nel primo giorno dei lavori della terza Assemblea ecumenica europea (Aee3) che impegna fino a domenica oltre 2.000 delegati delle Chiese e comunità cristiane d'Europa a Sibiu, in Romania. Per loro, in questi giorni, sessioni assembleari, discussioni in gruppi, preghiera comune. È il meccanismo di un vero incontro tra persone e comunità differenti, che provano a fare un pezzo di strada insieme, a dialogare sinceramente sui temi forti tracciati durante un cammino cominciato tanti anni fa e segnato recentemente da tappe importanti come la prima Assemblea ecumenica di Basilea, nel 1989, la seconda a Graz, nel 1997, la Charta Oecumenica del 2001.
Un cammino nel quale i cristiani hanno maturato una sempre maggiore consapevolezza della necessità di superare le divisioni e anche hanno sviluppato atteggiamenti e gesti di unità concreta. Un cammino, tuttavia, ancora incompleto e non facile, dove le incomprensioni tornano periodicamente e insieme all'abbraccio tra le persone cresce l'urgenza di fare chiarezza su posizioni teologiche e dottrinali ancora talvolta distanti.
Tutto questo si percepisce bene sotto il tendone della Aee3. I saluti, i sorrisi, l'amicizia tra le persone diverse, che pure sanno trovarsi insieme e volersi bene, sulla base della comune fede in Gesù Cristo, non nascondono l'atteggiamento serio di approfondimento e anche di franchezza nel richiamarsi a vicenda fatiche e difficoltà.

Così il messaggio di Papa Benedetto XVI ai delegati ha invitato senza giri di parole al «dialogo della verità» oltre che all'incontro «fraterno», all'unità «nella legittima molteplicità». E il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, intervenuto all'inizio dell'assemblea, pur richiamando e valorizzando sopra ogni altra cosa la «base comune» della fede tra i cristiani delle diverse confessioni non ha esitato a ricordare la necessità «dell'analisi», della disamina, cioè, anche di ciò che divide, delle diversità, pur in una prospettiva di incontro. Chiarissimo il cardinale: «Un ecumenismo di coccole o di facciata, in cui si desidera solamente essere gentili gli uni con gli altri, non aiuta a compiere progressi; solamente il dialogo nella verità e nella chiarezza può sostenerci nell'andare avanti». E in questo atteggiamento di dialogo nella verità ecco subito balzare nella discussione i problemi, a cominciare dalle incomprensioni e dalle rimostranze avanzate dai non cattolici dopo il documento vaticano che poneva la questione del riconoscimento di Chiesa «in senso proprio» in particolare per le comunità della Riforma.
Questione sollevata subito dal vescovo Wolfgang Huber, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, anche lui intervenuto in apertura, insieme al cardinale Kasper e al metropolita ortodosso Kiril, del Patriarcato di Mosca. Per il vescovo Huber la questione «appesantisce» l'ecumenismo. «La pretesa di una Chiesa sola – così le sue parole – di essere la realizzazione della realtà di Gesù Cristo e quindi del fondamento della Chiesa, appesantisce e addirittura impedisce che insieme si rifletta la luce di Gesù Cristo stesso». E se il cardinale Kasper precisa che non si voleva «ferire o sminuire chicchessia», tuttavia è chiaro che le differenze ci sono e restano, anche se non possono far perdere la «base comune».

Insomma, il clima di Sibiu è quello di un ecumenismo pensoso, consapevole di non poter eludere le questioni forti e, per dirla ancora con il cardinale Kasper, «il vero nodo gordiano», ancora da sciogliere.

«Poichè non siamo concordi sulla comprensione della Chiesa – spiega il responsabile vaticano – e, per larga parte, neanche sulla comprensione dell'Eucaristia, non possiamo riunirci assieme alla mensa del Signore ed insieme mangiare dell'unico pane eucaristico né bere all'unico calice eucaristico. Ciò rappresenta un dispiacere e, per molti, un pesante fardello. Non serve proprio a nulla nascondere le ferite; anche se fanno male, bisogna tenerle allo scoperto; solo così facendo è possibile curarle e, con l'aiuto di Dio, guarirle».
Un ecumenismo consapevole anche di avere grande responsabilità nei confronti del mondo e in particolare dell'Europa, alla cui unità il cammino di riconciliazione dei cristiani offre un contributo indispensabile. Per il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli – sua la meditazione con cui si è aperta l'assemblea ecumenica - il dialogo tra i cristiani, «sincero e obiettivo» è condizione per contribuire «al consolidamento della riconcliazione e della comunione anche tra i popoli del Continente», per promuovere «la creazione di una nuova Europa» alimentata dai principi e valori cristiani. Un'Europa «umana e sociale, illuminata dall'eterna ed inesauribile Luce di Cristo, in cui prevalgano i diritti umani ed i valori fondamentali di pace, giustizia, libertà, tolleranza, partecipazione e sostegno reciproco». La proposta dei valori fondamentali come «il rispetto per la vita, quello supremo del matrimonio e della famiglia, il sostegno e l'assistenza ai poveri, il perdono e la misericordia» è per il Patriarca il contributo delle Chiese di fronte alla «realtà molto deludente» del mondo contemporaneo.
«Siamo profondamente preoccupati – ha detto il Patriarca – per l'essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, ma nel contempo quotidianamente calpestato ed ignorato. Siamo pure preoccupati per la famiglia e per il suo ruolo indispensabile. Siamo preoccupati per i lavoratori che vengono usati soltanto come mezzo per il consumo e la produzione. Siamo preoccupati per la creazione di Dio, che è continuamente e senza vergogna oggetto di sfruttamento… Siamo preoccupati per il clima, per l'aria e l'ossigeno che respira l'uomo di oggi e che la futura generazione, temiamo, cercherà invano. Siamo preoccupati per la semplice sopravvivenza dell'umanità su questo continente e su tutto il pianeta».
Ci sono tutti i temi sui quali andare avanti a discutere e a trovare gesti e impegni comuni, punti di incontro. Perché «all'ecumenismo – come dice ancora il cardinale Kasper e nella sostanza tutti gli interlocutori – non c'è alternativa responsabile».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 6 settembre 2007

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Cara Raffaella, è molto interessante questo articolo dell'Eco di Bergamo. Non ho visto servizi del genere né su Repubblica né sul Corriere , salvo mio errore. Mi sembra che il livello del dibattito sia piuttosto alto e le varie posizioni interessanti quindi non capisco queste scelte, come del resto mi capita spesso. Bisogna per forza che ci sia una rissa perché la cosa diventi una notizia? Questo dialogo fuori dai denti ma così importante non è una notizia?
o dobbiamo leggere solo dichiarazioni dei valdesi utili politicamente?
Insomma ....

Anonimo ha detto...

Purtroppo, e mi dispiace eheheheh, hai perfettamente ragione: mi sembra che i media siano a caccia di scoop veri o falsi per cui ogni notizia positiva viene deliberatamente ignorata.