5 settembre 2007
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CHIESA
INTERVISTA AL SEGRETARIO DI STATO CARDINALE TARCISIO BERTONE DI RITORNO DAL PERÚ, DOVE HA PORTATO GLI AIUTI RACCOLTI DALLA COMUNITÀ ECCLESIALE
SENZA I CATTOLICI IL MONDO SOFFRE
Mentre portava concreta solidarietà ai terremotati, in Italia infuriavano le polemiche sulle esenzioni fiscali delle strutture caritative: «Delegittimarci è pericoloso per tutti».
Saverio Gaeta
Di ritorno dal viaggio in Perú il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha gli occhi ancora pervasi dal dolore per le distruzioni che ha dovuto vedere, ma nel contempo esprime contentezza per le voci di speranza che ha potuto ascoltare. «A quelle popolazioni sconvolte dal terremoto», racconta, «io ho portato in dono le preghiere e la solidarietà concreta del Papa e della Chiesa italiana e in cambio ne ho ricevuto una testimonianza viva di coraggio e di fede».
Eminenza, quale immagine della comunità ecclesiale e della società latinoamericana ha riportato al rientro dalla fitta serie di celebrazioni eucaristiche, di discorsi, di incontri e anche di "bagni di folla" che ha avuto in terra peruviana?
«Ho visto una Chiesa viva, capace di attivarsi e di scoprire le risorse presenti al proprio interno, valorizzando gli aiuti che le sono giunti dalle altre Chiese locali e dalla Santa Sede. Ho potuto incontrare migliaia di persone: gente molto povera, ma dotata di una dignità incrollabile, desiderosa soprattutto di sentirsi amata e incoraggiata. Quel Paese mi si è rivelato davvero una parte essenziale di quello che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno più volte definito il "continente della speranza". L’entusiasmo con cui mi hanno accolto, le innumerevoli richieste di benedizione, l’incarico di portare i loro baci al Papa sono le intense espressioni del loro sentirsi immersi nell’universalità della Chiesa».
In questo periodo trascorso lontano dall’Italia, quali sensazioni ha avuto di tutte le polemiche che hanno agitato il nostro mondo politico, in particolare a proposito delle esenzioni fiscali per le strutture ecclesiastiche?
«Il dibattito italiano, del quale mi è giunta eco anche nell’altra parte del mondo, mi è sembrato molto distante dalle vere questioni che toccano il cuore dell’uomo. In qualche modo ho percepito il propagarsi, accanto alle micce incendiarie che hanno innescato in tutto il Paese la devastazione delle bellezze del creato, di altre micce che hanno mirato – non so con quali oscure intenzioni – a distruggere la credibilità di istituzioni ecclesiali che sono le più presenti nella società e le più attive nel curarne le ferite. Elementi che recano turbamento e che mi spingono a rivolgere un pressante invito a tutti affinché pensino seriamente a quanto la Chiesa ha fatto e sta facendo per la società d’oggi. Soprattutto coloro che sistematicamente innescano tali polemiche dovrebbero rivedere le loro strategie delegittimanti, che danneggiano non soltanto l’immagine pubblica dell’Italia, ma colpiscono direttamente quelli che sono i veri destinatari delle attività caritative e sociali della Chiesa».
In effetti, lei stesso può personalmente documentarci la concretezza di quanto sta affermando...
«Indubbiamente. I contributi economici che ho portato in Perú non sono stati unicamente quelli dell’apposito fondo del Papa per gli interventi caritativi della Santa Sede, ma anche il milione di euro stanziato dalla Conferenza episcopale italiana, che lo ha prelevato dal bilancio dell’8 per mille che i nostri connazionali le hanno destinato con la loro firma sulla dichiarazione dei redditi. Una distribuzione di risorse che va ad aiutare i più poveri, a ricostruire comunità, a ridonare speranza. Perciò non riesco proprio a capacitarmi di come, dinanzi a questa missione universale che la Chiesa italiana svolge e che le viene riconosciuta da chiunque, possano accendersi polemiche meschine, basate sovente su falsificazioni della realtà».
Leggendo talune dichiarazioni avventate dei giorni scorsi, a qualche responsabile delle strutture caritative cattoliche sarà venuta forse la tentazione di chiudere per qualche giorno, di fare una specie di "sciopero sociale", una serrata, per mettere in luce l’ampiezza e la varietà di iniziative poste in atto dai cattolici...
«Ovviamente la Chiesa non lo farà mai, perché la sua missione non è quella di rispondere al mondo, ma quella di adempiere il mandato d’amore di Cristo, il suo Signore. Però è vero che se ci fosse una serrata delle organizzazioni assistenziali cattoliche, sarebbero parecchie decine di milioni in tutto il mondo le persone che verrebbero private dell’unico aiuto su cui possono quotidianamente contare. Ripeto, questo "sciopero sociale", come lei lo ha definito, non potrà mai verificarsi. Ma questa consapevolezza non può autorizzare impunemente qualche gruppo ben connotato politicamente a demolire la credibilità dei soggetti più stimati e più attivi nella società contemporanea. In casi come questo, si evidenzia quanta ragione avesse Giovanni Paolo II che, nella sua famosa enciclica Fides et ratio, denunciava l’irrazionalità del nostro tempo, incapace di attingere il trascendente e di comprendere che la presenza di Gesù nel mondo non è soltanto una proiezione sentimentale, ma una realtà che plasma e sostiene l’umanità».
All’avvio di un nuovo anno di impegno, dopo la breve pausa estiva, quali sono la speranza e la consapevolezza con cui lei ricomincia il suo lavoro come segretario di Stato?
«Sulla mia scrivania, al rientro dal Perú, ho già trovato tanti problemi, presenti in ogni parte del mondo. E tuttavia, dopo queste iniezioni di fede e di fiducia che ho avuto dall’America latina e dai giovani di Loreto, percepisco che qualsiasi difficoltà può trovare risposta e soluzione in Gesù Cristo. Quindi riprendo il mio impegno, in questo particolare posto d’osservazione e di azione che è la Segreteria di Stato, seguendo le orme di Benedetto XVI, che è sempre più l’unica voce vera in questo faticoso terzo millennio, una voce limpida che ci ripropone le inesauribili risorse del Dio presente in mezzo a noi».
© Copyright Famiglia Cristiana, n. 36
L’INUTILE POLEMICA
Il Segretario di Stato, intervistato da Famiglia Cristiana, tornava dal Perù dove aveva portato un milione di euro di aiuti della Cei ai terremotati
Bertone: attaccano noi ma colpiscono i poveri
Il cardinale: «Oscure intenzioni» dietro il caso Ici. Deve cessare la strategia di delegittimazione della Chiesa
«Tutti pensino a quello che facciamo per la società. La presenza di Gesù nel mondo è una realtà che sostiene l’umanità»
Di Paolo Viana
Le polemiche sull'Ici hanno scelto le istituzioni cattoliche come bersaglio - con chissà quali «oscure intenzioni» -, ma «colpiscono direttamente quelli che sono i veri destinatari delle attività caritative e sociali della Chiesa». Il cardinale Tarcisio Bertone recide così la questione dei presunti vantaggi fiscali di cui godrebbero le istituzioni cattoliche e lo fa con un'intervista a Famiglia Cristiana, di ritorno dal viaggio in Perù.
Nel paese americano, il segretario di Stato ha portato la preghiera e la «solidarietà concreta» del Papa alle popolazioni colpite dal recente terremoto: anche soldi, quindi, tratti non solo dall'apposito fondo del Papa per gli interventi caritativi della Santa Sede. Come spiega il cardinale, la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro, prelevandolo dal bilancio dell'8 per mille, cioè dai contributi che i contribuenti destinano alla Chiesa cattolica al momento della dichiarazione dei redditi. Bertone la definisce «una distribuzione di risorse che va ad aiutare i più poveri, a ricostruire comunità, a ridonare speranza. Perciò non riesco proprio a capacitarmi - soggiunge nell'intervista - di come, dinanzi a questa missione universale che la Chiesa italiana svolge e che le viene riconosciuta da chiunque, possano accendersi polemiche meschine, basate sovente su falsificazioni della realtà».
Ben più reale è la gratitudine dimostrata dai peruviani, «gente molto povera, ma dotata di una dignità incrollabile, desiderosa soprattutto di sentirsi amata e incoraggiata», animata, cioè, da quelle «vere questioni che toccano il cuore dell'uomo», rispetto alle quali, spiega il cardinale, risulta «molto distante» il dibattito che si è sviluppato in questi giorni nel nostro Paese sulle esenzioni tributarie di cui godono le attività «non esclusivamente commerciali» della Chiesa, di altre istituzioni religiose e del vasto arcipelago del non profit.
Il polverone che è montato sull'Ici tra Roma e Bruxelles, la scia intendere Bertone, non è spontaneo né casuale. Paragonandole agli incendi (dolosi) che stanno funestando le bellezze naturali del Belpaese, il cardinale fa esplicito riferimento ad «altre micce che hanno mirato - non so con quali oscure intenzioni - a distruggere la credibilità di istituzioni ecclesiali che sono le più presenti nella società e le più attive nel curarne le ferite».
Se è pur vero che l'attacco in corso l'amareggia profondamente, la Chiesa, precisa il segretario di Stato vaticano, non reagirà. All'intervistatore di Famiglia Cristiana che ipotizza uno "sciopero sociale", Bertone replica che «la Chiesa non lo farà mai, perché la sua missione non è quella di rispondere al mondo, ma quella di adempiere il mandato d'amore di Cristo, il suo Signore. Però è vero che se ci fosse una serrata delle organizzazioni assistenziali cattoliche, sarebbero parecchie decine di milioni in tutto il mondo le persone che verrebbero private dell'unico aiuto su cui possono quotidianamente contare».
D'altro canto, questa linea, precisa il segretario di Stato «non può autorizzare impunemente qualche gruppo ben connotato politicamente a demolire la credibilità dei soggetti più stimati e più attivi nella società contemporanea». Nessuna reazione, pertanto, ma un'esortazione che ha il sapore del monito, ferma quanto esplicita. Il segretario di Stato esprime infatti sul settimanale cattolico un «pressante invito a tutti affinché pensino seriamente a quanto la Chiesa ha fatto e sta facendo per la società d'oggi. Soprattutto coloro che sistematicamente innescano tali polemiche dovrebbero rivedere le loro strategie delegittimanti, che danneggiano non soltanto l'immagine pubblica dell'Italia, ma colpiscono direttamente quelli che sono i veri destinatari delle attività caritative e sociali della Chiesa». Questa protervia, commenta ancora, dimostra la tesi della Fides et ratio, cioè che, come scriveva Giovanni Paolo II, questo tempo è afflitto da una profond a irrazionalità e risulta «incapace di attingere il trascendente e di comprendere - spiega il cardinale - che la presenza di Gesù nel mondo non è soltanto una proiezione sentimentale, ma una realtà che plasma e sostiene l'umanità».
© Copyright Avvenire, 5 settembre 2007
"Eppure vogliono colpire la Chiesa"
di Stefano Casamassima
Roma - Nei giorni delle polemiche sugli acquisti di favore di immobili di lusso da parte di politici, il segretario di Stato della Santa sede, il cardinale Tarcisio Bertone, dalle pagine di Famiglia Cristiana interviene in modo perentorio per condannare gli attacchi alla Chiesa delle ultime settimane. Una denuncia precisa verso «le oscure intenzioni» di coloro che diffondendo falsità sui favori fiscali di cui la Chiesa godrebbe nel nostro Paese vogliono minare la credibilità dell’istituzione. Una lettera spedita a destinatari ben precisi, «coloro che sistematicamente innescano tali polemiche» e che «dovrebbero rivedere le loro strategie delegittimanti, che danneggiano non soltanto l’immagine pubblica dell’Italia, ma colpiscono direttamente quelli che sono i veri destinatari delle attività caritative e sociali della Chiesa». Come gli incendiari che hanno «innescato in tutto il Paese la devastazione delle bellezze del creato», così «gruppi ben connotati politicamente» sono impegnati a «distruggere la credibilità di istituzioni ecclesiali che sono le più presenti nella società e le più attive nel curarne le ferite». A stretto giro arriva la replica del ministro Emma Bonino, che difende la richiesta di chiarimenti dell’Ue sul regime fiscale della Chiesa. «Una cosa è la religione altra è la deriva di attività varie che non hanno nulla a che vedere con questi principi. Si tratta - ricorda - di un’indagine che la Commissione europea ha aperto anche in Spagna e solo in Italia si fa tutto questo can can. Non c’è nessuna lobby satanica, ma solo la volontà di distinguere gli aiuti di Stato dalla religione».
«Se Cristo tornasse e cacciasse i mercanti dal Tempio, oggi il Vaticano sarebbe deserto», irrompe il verde Silvestri che si scaglia contro «la pretestuosità e l’arroganza» della religione cattolica, che «contro tutti i presupposti» pretende di essere «una nazione riconosciuta». Dall’Udc, Maurizio Ronconi alza lo scudocrociato a difesa della Chiesa e accusa Prodi «di aver imbarcato una congrega massonica» composta di radicali e laicisti con «saldi riferimenti» in Europa. Intanto la questione arriva a Strasburgo, dove i leader dei gruppi verde, socialista, liberaldemocratico e popolare si schierano a favore dell’iniziativa dell’Ue e del commissario alla Concorrenza Neelie Kroes. La Cdl reagisce compatta. La decisione della Commissione è frutto di denunce «pretestuose e infondate» a cui fà «sponda attiva» Prodi e un’azione «molto pericolosa» per le attività non profit, tuonano da centrodestra, annunciando un’interrogazione all’europarlamento. Una «crociata» che non sorprende il copresidente dei Verdi, Monica Fassoni. Che alla Chiesa rinfaccia un modo di fare «intimidatorio» verso la vita politica italiana che sta «tracimando anche nell’Ue». Chiesa che a suo dire «reagisce» come una «madonna ferita». Ma non è una «vittima», ricorda, visto che, appunto, «continua a disturbare la normale vita politica nel nostro Paese».
© Copyright Il Giornale, 5 settembre 2007
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Barzelletta del giorno:
"Contro la Chiesa non c'è nessuna lobby satanica".
Auguri!
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