5 settembre 2007

I giovani di Loreto: il Papa? Un Padre che soddisfa la "sete di assoluto"


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GIOVANI

LE REAZIONI E LE EMOZIONI DEI GIOVANI ALL'INCONTRO COL PAPA

UN PADRE CHE SODDISFA LA "SETE DI ASSOLUTO"

Sono colpiti dalla sua schiettezza, dal suo stile diretto. E dal suo dialogare a braccio sulle «questioni vere».

Alberto Chiara

Visto dall’alto della collina, l’arrivo di Benedetto XVI pare scompigliare i 35 ettari della piana come il vento che fa ondeggiare le messi mature o che increspa le onde del mare. Il procedere lento dell’auto, dalla quale il Pontefice saluta, sorride, benedice, è segnato dal muoversi in massa dei ragazzi che s’assiepano là dove passa il successore di Pietro, e poi corrono oltre, e poi di nuovo indietro, hai visto mai che si possa incrociare lo sguardo sereno di papa Ratzinger.

A un certo punto, nel settore C, quello che sfuma lambendo l’enorme palco, a rimanere fermi – accovacciati sul telone blu steso per terra dai genitori – sono soltanto Patryk, 12 anni, e suo fratello Kuba, 9, due bambini polacchi di Stettino che "presidiano" la posizione delimitata da zaini e sacchi a pelo finendo beati di mangiare la merenda a base di mele e cioccolata.

Che l’Agorà dei giovani italiani sia un incontro destinato a forzare gli schemi lo si intuisce fin dall’inizio. Periferia di Loreto, delle Marche, dell’Italia, la distesa di Montorso irrompe al centro della vita ecclesiale italiana (ma non solo), presentandosi come policromo affresco vivente, frutto dell’intreccio tra le storie, i sogni e le paure di 500.000 ragazzi lì convenuti da tutto il Paese e dall’estero (oltre 50 i Paesi rappresentati).

«Colpisce la schiettezza del Papa», commentano due fidanzati fiorentini, Caterina e Francesco, entrambi ventiseienni. «Lo sentiamo davvero vicino», incalzano Marilena e Raffaella, 17 anni, di Potenza: «Con parole semplici ma convincenti sa spronarci a perseguire i nostri ideali e a non omologarci».

«Il suo è uno stile ricco di umanità e concretezza», sottolinea a sua volta Marco, di Trieste: «Soprattutto ci indica mete impegnative senza eludere i dubbi, le incertezze e i limiti».

Accade che le testimonianze dei giovani chiamati al microfono e le conseguenti domande poste al Papa siano per nulla scontate o banali, ma abbiano il sapore, talvolta amaro, della vita reale. Accade che si trattenga il fiato e si pianga quando chi è sul palco presenta sé stesso senza sconti, sconfitte incluse.

Accade che Joseph Ratzinger, anch’egli partecipe e commosso, accantoni le risposte scritte e replichi parlando "a braccio". Accade, in buona sostanza, che sia dialogo vero. La qual cosa fa breccia, come sintetizza Francesco, 26 anni, di Bolzano: «È bello vedere una Chiesa attenta alle questioni che sono centrali nella vita dei giovani; il fatto che il Papa abbia arricchito le risposte con alcuni suoi ricordi personali ha mostrato ancor più il suo lato paterno».

Dalle periferie un nuovo "centro"

C’è un secondo aspetto nuovo che emerge setacciando le parole dei protagonisti. Questi incontri sono sempre più "pellegrinaggi" con un prima, un durante e un dopo. «Abbiamo preparato l’Agorà per un anno intero», afferma don Nicola Lombardi, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Caserta: «Il 2 e il 3 giugno abbiamo dedicato al tema dell’ascolto il nostro annuale meeting dei giovani; torniamo spronati da Benedetto XVI a declinare il messaggio evangelico in ogni suo aspetto quotidiano, compreso quello della legalità e della cittadinanza».

«Loreto insegna la periferia perché Nazaret è stata periferia che solo il sì di Maria ha reso centrale nella storia dell’umanità», interviene don Pasquale Incoronato, responsabile della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Napoli. «Chi meglio di noi può capirlo, visto che Napoli è periferia non soltanto geografica, ma anche economica, sociale, affettiva? Abbiamo riflettuto su come è possibile diventare "centro" in una visione autenticamente cristiana».
L’aumentata preparazione, volta a trasformare in efficace esperienza di fede quello ciò che spesso veniva vissuto come semplice gita, è affiancata dall’incremento di pellegrinaggi "vecchio stile", tutti sudore, fatica, essenzialità. Gaetano Madonna, cancelliere di Tribunale, ha festeggiato il suo cinquantaseiesimo compleanno pedalando fino a Loreto con otto scout del suo gruppo, il Santa Maria Capua Vetere 2. «Siamo partiti il 21 agosto», dice, «abbiamo percorso in bici circa 450 chilometri, meditando su cosa significhi, davvero, l'incontro con l’altro». Don Giordano Goccini, 37 anni, viceparroco emiliano, ha guidato oltre 100 giovani di Castelnovo ne’ Monti e Campegine, che – tra il 17 e il 31 agosto – hanno macinato a piedi 380 chilometri, contrappuntati da silenzio, preghiere e riflessioni sul Vangelo di Luca.

Angelo Patti e Antonio Lagrotteria, rispettivamente presidente e coordinatore nazionale delle Acli anni verdi, insieme con un pugno di amici provenienti da un po’ tutta Italia, hanno camminato dal 18 al 30 agosto per 305 chilometri, dall’abbazia di Sant’Antimo (Siena) fino a Loreto, "pellegrini per l’acqua", sensibilizzando quanti incontravano per via su questo bene che manca o scarseggia nelle case di un miliardo e mezzo di poveri. Una volta a Montorso, hanno invece animato, fianco a fianco con gente della Coldiretti, dell’Agesci, dell’Azione cattolica e della Caritas italiana, uno degli otto spazi di riflessione allestiti nella piana, chiamati "fontane di luce", quello dedicato alla salvaguardia del creato che la Chiesa italiana ha preso a cuore dedicandole, tra l’altro, un’apposita giornata all’anno, da celebrarsi proprio il 1° settembre.

E quest’ultima esperienza introduce una terza novità: la maggior cura posta nell’offrire all’attenzione dei giovani i modi per tradurre il messaggio di Gesù in gesti di vita d’ogni giorno.

Appuntamento a Sydney

Interessanti e apprezzate, al riguardo, le già citate "fontane di luce", aperte dopo la veglia e il concerto, un modo originale e più costruttivo di vivere una notte bianca, dalla "fontana di Maria" a quella dell’"ascolto", da quella "del creato" a quella dell’"amore vero", da quella della "vocazione" a quella del "dialogo ecumenico", da quella della "riconciliazione" (aperta prima del previsto, alle 14 di sabato, 1° settembre, dove si sono avvicendati decine di confessori e centinaia di ragazzi) a quella dell’"Eucaristia", le due "fontane" rimaste aperte fino all’alba di domenica 2 settembre.
«Le nuove generazioni hanno dimostrato di avere sete di assoluto», conclude monsignor Paolo Giulietti, direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. «La feconda contaminazione di esperienze, vissuta nelle tappe-gemellaggio organizzate in ben 32 diocesi del Centro Italia, prima dell’arrivo a Loreto, ha arricchito chi vi ha preso parte. Essendo un programma triennale, l’Agorà dei giovani proseguirà fino al 2009, come previsto, sforzandosi di integrare ancora di più e ancora meglio la pastorale ordinaria e i grandi eventi come questo. Nel 2007-2008 si darà spazio alla dimensione interpersonale dell’evangelizzazione; nel 2008-2009, a quella sociale e culturale».
Lo sguardo ora è puntato alla prossima Giornata mondiale della gioventù convocata a Sydney, in Australia, tra il 15 e il 20 luglio prossimi, dove sono attesi tra i 10.000 e i 15.000 italiani.

© Copyright Famiglia Cristiana, n. 36

1 commento:

euge ha detto...

Meno male che queste considerazioni vengono dai ragazzi!!!!! che fino a prova contraria almeno in questo caso, non tengono conto dei luoghi comuni della stampa!!!!!!!!!!
Ragazzi verificate sempre di persona e non fidate troppo del sentito dire!!!!!!!!!!!!!
Eugenia