10 settembre 2007

ll papa e il pregiudizio (Korazym, a cui va tutta la nostra gratitudine per l'impegno di questi tre giorni)


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Grazie alla segnalazione di Mariateresa, possiamo leggere questo puntuale, straordinario, editoriale di Korazym che, in poche righe, ha centrato esattamente il problema del rapporto fra il Papa ed i mass media.
Ringrazio di cuore Korazym e non solo per questo articolo, ma anche per la puntualita' con cui pubblicava discorsi ed omelie del Santo Padre. Se fosse per il sito della Santa Sede, saremmo ancora fermi all'omelia pronunciata dal Papa sabato mattina!
Testimoniamo e leggiamo direttamente i testi che il Santo Padre scrive personalmente. Ci venga in aiuto, pero', anche il sito del Vaticano!
I testi verranno pubblicati stamattina. Una domanda sorge spontanea: quanti andranno a rileggerli
?
Raffaella

ll papa e il pregiudizio. Quando i sì diventano no

di Redazione/ 10/09/2007

Nel viaggio in Austria, l'idea del cristianesimo come religione del sì. Una dimensione ancora una volta non capita da tutti, schiacciata dai pregiudizi e dalla fatica di media e cultura a vedere nel papa un leader spirituale.

“E' difficile parlare a chi crede che Dio sia un padrone e che la Chiesa un'istituzione che limita la libertà e ci impone delle proibizioni”. Un'amara ammissione quella di Benedetto XVI all'Agorà dei giovani italiani a Loreto, il 1 e 2 settembre scorsi.
Il papa alludeva al confronto quotidiano che i credenti sono chiamati a sostenere per far capire che non sono militanti, ma membri di una comunità. È un concetto che unisce idealmente il grande incontro dei giovani italiani con il viaggio in Austria conclusosi domenica sera.
Se a Loreto, Benedetto XVI ha posto l'accento sulla necessità di togliere le etichette che dipingono la Chiesa come “un centro di potere” e non come una “compagnia in cui problemi della vita sono vissuti con gioia e libertà”, in Austria la riflessione è ruotata intorno alla fede in Cristo, “qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi”, ma “dono di un’amicizia che perdura nella vita e nella morte”.

Una fede nella Verità radicata nell'amore e una religione del sì, racchiusa nei dieci comandamenti: "un 'sì' a Dio, a un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi, la rende vera libertà (i primi tre comandamenti)", "un 'sì' alla famiglia (quarto comandamento), un 'sì' alla vita (quinto comandamento), un 'sì' all'amore responsabile (sesto comandamento), un 'sì' alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia (settimo comandamento), un 'sì' alla verità (ottavo comandamento) e un 'sì' al rispetto delle altre persone e di ciò che ad esse appartiene (nono e decimo comandamento)". Tanti sì che ancora una volta non sono stati percepiti e capiti da tutti, schiacciati dai soliti pregiudizi e da quella difficoltà di cui parlava il papa a Loreto.

A parte alcune eccezioni, c'è una tendenza a sminuire i passi salienti dei discorsi del pontefice: un'azione condotta da certe avanguardie culturali del nostro Paese e da intellettuali, a cominciare da Margherita Hack, che dalle colonne del Corriere della Sera, ha dato del "medioevale" al papa solo perché (sic!) contrario all'eutanasia.

Lo stesso sistema dei media non è estraneo a certe dinamiche, talmente sottili da trasformare una riflessione ferma sull'aborto in un "affondo" papale o fare di un passaggio di secondo piano sulla scienza, l'apertura di giornali e telegiornali.

E sia chiaro: in questo i vaticanisti c'entrano relativamente, perché per addomesticare un resoconto chiaro ed equilibrato è sufficiente un'impaginazione ad effetto, un titolo sparato e gli articoli di contorno.

Operazioni del tutto legittime, che tuttavia certificano l'esistenza di un problema nel modo in cui il mondo dei media e della cultura in genere si rapporta ai temi legati al papa e alla Chiesa. Con un effetto paradossale: un pontefice che si sgola per mettere in evidenza il profilo religioso del suo magistero e della sua predicazione, è costretto a scontrarsi con interpretazioni (e a volte forzature) squisitamente politiche.

In mancanza di Dico e Family Day, continua così a fare brodo tutto ciò che può alimentare l'immagine di una Chiesa oscurantista, centro di potere e combriccola politica. Il viaggio in Austria lo ha dimostrato ancora una volta.

Non rimangono che due consigli: chi vuole saperne di più non si fermi ai sentito dire, ma faccia riferimento ai testi integrali e ai documenti. E soprattutto, cominci a testimoniare, rispondendo punto su punto.

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2 commenti:

roberto ha detto...

Il Papa è libero di pensare e scrivere quello che crede; come lo sono quelli che credono nelle sue parole. E’ invece molto triste e sommamente ingiusto che si vogliano imporre delle leggi uguali per tutti partendo da principi religiosi non condivisi da tutti. Mi spiego meglio: anche io sono contrario all'aborto ed al divorzio in linea di principio, ma ritengo sacrosanto che chi voglia possa utilizzarli, se lo ritiene. Chi sono io, o il Papa, o chiunque altro da voler imporre le mie idee (pur se giuste) nelle personalissime scelte di tutti gli altri. Quello che dovrebbe fare ogni persona di buona volontà è predicare la verità, non di imporla per legge !!!

Pensateci!

Roberto

Anonimo ha detto...

Le leggi sono fatte dal Parlamento...se gli Italiani eleggono senatori e deputati cattolici, prendetevela con gli italiani non con la Chiesa!