12 settembre 2007
Padre Khalil Samir a Radio Vaticana: Papa Benedetto ha affinato il concetto di dialogo
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Un anno fa la Lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona: la riflessione di padre Khalil Samir
Il 12 settembre di un anno fa Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Baviera, teneva la sua celebre Lectio magistralis all’Università di Ratisbona incentrata sul rapporto tra fede e ragione. Il Papa esortava al “coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione” per realizzare “un vero dialogo delle culture e delle religioni - un dialogo – aveva affermato – di cui abbiamo un così urgente bisogno”. Il discorso – com’è noto – suscitò forti proteste nel mondo musulmano per una interpretazione errata di un passo dedicato all’Islam, in cui il Papa, citando un imperatore bizantino del XIV secolo, sottolineava che la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. Proteste prontamente rientrate dopo i chiarimenti offerti dallo stesso Pontefice. Ma sul discorso di Ratisbona ascoltiamo il commento del padre gesuita Samir Khalil Samir, egiziano, docente di storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. – Questo discorso è stato ricevuto con difficoltà dal mondo islamico, proprio perché nessuno lo aveva letto e ne ha saputo soltanto quello che la stampa internazionale ha scritto. La stampa ha cercato di politicizzare il discorso, ma il discorso in realtà non era diretto ai musulmani. Era diretto piuttosto all’Occidente ed intendeva dire: se l’Occidente continua a pensare la ragione come distaccata dalla fede, dall’etica, dai valori, dalla spiritualità, la cultura diviene una cultura svuotata proprio dell’essenziale. Con questa visione della ragione, l’Occidente ha creato una distanza enorme con il resto del mondo, con i musulmani, con gli africani, con gli asiatici. E questo perché in tutte le culture del mondo la ragione è collegata ai valori e alla spiritualità. La critica che il mondo musulmano muove all’Occidente è quella di dire “voi siete una sottocultura, voi siete una civiltà tecnicamente più evoluta, più perfetta, più scientificamente sviluppata, ma moralmente più debole e più corrotta”. Questo, in parole chiare, è quello che viene detto tutti i giorni. E perché? Perché vedono che la società è stata staccata dai valori. Nel suo discorso il Papa intendeva dire che è necessario allargare il concetto di ragione, se vogliamo dialogare con tutto il mondo. Se la società occidentale pretende di essere un modello per molti popoli - e in un certo senso lo è - deve ritrovare le sue radici anche spirituali, altrimenti c’è lo scontro delle civiltà; se l’Occidente non allarga il concetto di razionalità per integrare la spiritualità, l’etica ed i valori - da una parte - e se il mondo musulmano ed altre civiltà - dall’altra – non integrano questa razionalità che l’Occidente ha sviluppato in modo particolare ai loro valori e alla fede, si rischia uno scontro ancora più forte. E tutto il discorso del Papa tende proprio a promuovere il dialogo fra le culture e le religioni.
D. – Si può dire, in un certo modo, che questo discorso abbia rilanciato – dopo un momento di crisi – il dialogo tra il mondo cristiano e il mondo musulmano?
R. – Io credo di sì. Nei precedenti documenti della Chiesa cattolica, l’insistenza sul dialogo è stata notevole. Qualcuno ha detto che con Ratzinger è stato fatto un passo indietro; io credo invece che dobbiamo piuttosto riconoscere che abbiamo affinato il concetto di dialogo. In che senso dico questo? Perché in un primo tempo era necessario dire: “noi siamo molto vicini, possiamo quindi dialogare”. Questo primo passo nessuno lo può cancellare, né ridurre.
Mancava, però, una seconda dimensione, quella di dire: “sì, abbiamo molto in comune, ma abbiamo anche delle differenze che dobbiamo superare”. Questo è proprio il contributo di Ratzinger. Dico specificamente Ratzinger in quanto ha tenuto la conferenza non tanto in qualità di Papa, ma proprio in qualità di prof. Ratzinger. Non basta dire: “siamo tutti fratelli”, anche se certo questo è fondamentale, ma viene anche un tempo in cui si deve dire “siamo fratelli diversi”. E’ questa l’idea centrale: un dialogo nella verità e nell'amore.
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