11 settembre 2007

Da Petrus: un articolo di Angela Ambrogetti


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Volentieri riportiamo questo bellissimo articolo di Angela Ambrogetti per Petrus:

L'Austria e quel "Benedetto" vento dello Spirito

Dall’inviata

Angela Ambrogetti

VIENNA - Tre giorni densi, tre giorni di amicizia con Cristo, tre giorni per l’Europa, tre giorni benedettini, tre giorni ratzingeriani. Il pellegrinaggio mariano del Papa in Austria è sicuramente il viaggio che più si addice allo stile di un Pontefice che “ammaestra” i fedeli, non necessariamente le folle. Vienna lo ha accolto sotto la pioggia battente, come a segnare le difficoltà della Chiesa locale ed europea. Quasi un pianto di fanciullo che cerca la mano del Padre. Vento freddo che sembrava il tentativo estremo di forze oscure. Ma poi Benedetto ha vinto. Perché il Papa pellegrino guardava Maria che indicava Cristo. Con la dolcezza e la fermezza di chi non ha paura di affrontare avversità ed avversioni. A Vienna, ai politici del mondo riuniti nella Hofburg, il Santo Padre ha proposto la Magna Carta per un’Europa nuova, coraggiosa, che possa vincere con la forza della vita, con l’audacia dell’amore. Ed ha citato Jurgen Habermas, un laico che gli piace per la comune passione per la ragione. “Per l’autocoscienza normativa del tempo moderno il cristianesimo non è stato soltanto un catalizzatore. L’universalismo ugualitario, dal quale sono scaturite le idee di libertà e di convivenza solidale, è un’eredità immediata della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore. Immutata nella sostanza, questa eredità è stata sempre di nuovo fatta propria in modo critico e nuovamente interpretata. A ciò fino ad oggi non esiste alternativa”. Come dire: l’Europa o è ebraico-cristiana o non può definirsi tale. Una traccia di lavoro per la Costituzione europea. Un decalogo laico che apre la strada alla lettura d’amore della Legge mosaica. Non più “legge”, appunto, ma amicizia. Nel santuario dell’Europa orientale che è stato simbolo della difesa della cristianità contro i turchi, il Pontefice ha affrontato ancora una volta le forze avverse di una natura che sembra voler mettere alla prova la fede degli austriaci. Pioggia e vento non spaventano i 35 mila fedeli sostenuti da una organizzazione impeccabile e dalla fede. “Erano pellegrini ai piedi di Maria, andranno sicuro in paradiso”, dice il Papa quando sa che due anziani fedeli hanno terminato il loro pellegrinaggio terreno. Il cielo si apre e smette di piovere. “Rendete testimonianza di una speranza che contro ogni disperazione muta o manifesta rimanda alla fedeltà e all’attenzione amorevole di Dio”. Benedetto lo ha detto ai sacerdoti e ai religiosi in preghiera ai piedi di Maria. Il sorriso sereno e forte diventa ancora una volta preghiera e guida. La guida che i sacerdoti devono essere per la gente. ”Che cosa sarebbe il nostro mondo se non ci fossero donne e uomini che con la loro vita testimoniano la speranza di un appagamento più grande dei desideri umani e l’esperienza dell’amore di Dio che supera ogni amore umano?”. La pioggia e il freddo sono sconfitti. Le forze oscure ed ostili, “i lupi” sono fuggiti di fronte alla ragionevolezza della fede, di fronte al sorriso del padre. Le suore sorridono, i sacerdoti più anziani sembrano commuoversi quando il Papa recita la preghiera di Sant’Ignazio con timore. “Una preghiera che mi appare troppo grande, tanto che non oso dirla e che tuttavia dovremmo sempre di nuovo pur con fatica riproporci”. Un dono totale a Dio di ciò che Dio ci ha donato. Domenica, giorno del Signore, le note superbe di Haydn fanno tremare le volte del duomo di Vienna. Sta tornado il sole. Le chiese del centro sono chiuse. Si va a messa dal Papa. E’ domenica, il giorno del riposo, lo shabbat. Al suo arrivo Benedetto aveva reso omaggio al memoriale delle vittime ebree delle persecuzioni. Pochi minuti di silenzio sotto la pioggia e lo scambio di sorrisi con il Rabbino. Prima di partire, a Santo Stefano ricorda così che le radici del cristianesimo sono ebraiche. Il vento fa correre le ultime nuvole rimaste dietro le guglie gotiche, scompiglia i capelli e il mantello del Papa. Ormai è vento “Benedetto”. E’ il vento dello Spirito che soffia nell’Abbazia di Heiligenkreuz. E’ preghiera e canto. Il Papa è un po’ stanco ma il suo sorriso è sempre più intenso e profondo. Ai monaci dice di pregare per il mondo perché è il loro “officium”, il senso della vita, a loro chiede di studiare quella teologia “in ginocchio” praticata dal Von Balthasar. Fede e ragione, cuore e mente . Un monastero è un luogo di “persone spirituali”, una oasi che indica al mondo di oggi la cosa più importante, “l’unica cosa decisiva: esiste un’ultima ragione per cui vale la pena vivere, cioè Dio e il suo amore imperscrutabile”. Ormai è tempo di andare. Ma la fede e l’amore hanno bisogno di concretezza, di volontari. L’enciclica sociale di Benedetto XVI è già delineata. In auto, verso l’aeroporto, il corteo pontificio passa di fronte alla chiesa nazionale polacca. Bandierine e saluti davanti alla statua di Giovanni Paolo II. Un semplice gesto carico di significato. Ormai il cielo è sereno. Il tramonto illumina le colline, l’aereo del Papa decolla e, per qualche secondo, rimane sull’aeroporto. Benedetto XVI benedice un nuovo hangar della Linea Aerea che lo ospita. E’ l’ultimo grazie agli austriaci che lo hanno fatto sentire a casa, che lo hanno abbracciato sotto la pioggia per illuminare il suo sorriso. Un viaggio che ha avuto l’eleganza e la forza della musica di Mozart.

Petrus

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