8 settembre 2007

Padre Lombardi: stamattina il Papa ha pronuciato una delle più belle omelie che abbia sentito


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“Guardare a Cristo” attraverso Maria, che indica suo figlio all’uomo: sta qui il significato del pellegrinaggio compiuto questa mattina da Benedetto XVI al Santuario austriaco di Mariazell, l’evento spirituale più atteso di questo settimo viaggio apostolico, giunto a metà del suo percorso. Il Papa ha ringraziato di cuore le decine di migliaia di fedeli radunatisi all’aperto per la Messa, nonostante la pioggia che ha continuato a cadere ininterrottamente. Una situazione che, al termine della Messa, ha indotto il Pontefice ha levare un appello alla solidarietà con le popolazioni dell’Austria colpite dalle alluvioni di questi giorni. Riviviamo i momenti salienti della celebrazione nella cronaca del nostro inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:

Ogni persona di fede dovrebbe avere un cuore in continuo pellegrinaggio. Un cuore “inquieto” che desideri l’amicizia con Cristo, e che una volta scoperta impari a stare nella verità e nell’amore. La strada di questo pellegrinaggio passa per una richiesta, da rivolgere in particolare a Maria che tiene in braccio il figlio bambino, così come lo terrà in braccio da crocifisso. E’ il pellegrinaggio della fede cristiana, che stamattina Benedetto XVI ha indicato agli oltre 30 mila fedeli che hanno sfidato la pioggia e il freddo per vivere con lui il momento centrale del suo viaggio apostolico in Austria: la visita al Santuario di Mariazell, situato a 140 km. a sudovest di Vienna, fra le colline della Stiria.
Fin dall’alba centinaia di pullman e auto hanno percorso le strade che portano agli 870 metri di Mariazell. Strade che anche il Pontefice è stato costretto a percorrere: il maltempo gli ha impedito di giungere al Santuario in elicottero come previsto dal programma. La Madonna ci ricompenserà dei sacrifici patiti per il maltempo, ha detto ai fedeli Benedetto XVI quando, con un certo ritardo, ha potuto dare inizio alla celebrazione eucaristica per gli 850 anni di vita del tempio mariano, subito definito all’omelia “un luogo di pace e di unità riconciliata”. Prendendo ad esempio le figure del Vangelo che vissero l’ansia della ricerca, poi appagata dall’incontro con Gesù - Zaccaria, Elisabetta, Simeone, gli Apostoli - il Papa ha invitato i cristiani d’oggi a prendere esempio da loro:

Di questo cuore inquieto e aperto abbiamo bisogno. È il nocciolo del pellegrinaggio. Anche oggi non è sufficiente essere e pensare in qualche modo come tutti gli altri. Il progetto della nostra vita va oltre. Noi abbiamo bisogno di Dio, di quel Dio che ci ha mostrato il suo volto ed aperto il suo cuore: Gesù Cristo”.
E chiamando Dio come “unico Mediatore della salvezza valido per tutti, che interessa tutti e del quale, in definitiva, tutti hanno bisogno, questo - ha affermato il Papa - non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli altri”. Il dono della fede in Dio, dunque, vuol dire dono della verità: ecco perché, ha spiegato ulteriormente Benedetto XVI, un cristiano non sa né può rassegnarsi come chi invece ritiene l’essere umano “incapace della verità”. Proprio “questa rassegnazione di fronte alla verità - ha osservato il Pontefice - è il nocciolo della crisi dell’Occidente, dell’Europa":

Se per l’uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell’uomo, ma anche – lo vediamo – diventare una terribile minaccia, la distruzione dell’uomo e del mondo. Noi abbiamo bisogno della verità".

La Madonna, come si comprende osservando la statuina di Mariazell, ha tenuto in braccio la verità e da sempre la indica al mondo. Benedetto XVI ha invitato a guardare alla piccola effigie in legno che da otto secoli e mezzo ha incastonato il messaggio del Vangelo nell’Europa mitteleuropea e che oggi è stata mostrata ai fedeli nella sua originaria semplicità artistica, la mano sinistra più grande che indica Gesù Bambino non coperta dai paramenti che vestono abitualmente la statua, eccetto tre giorni all’anno. E l’immagine di tenerezza familiare evocata dalla statua ha suggerito al Papa un altro pensiero di stringente attualità:
Il bambino Gesù ci ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci incontro. I bambini che vivono nella povertà; che vengono sfruttati come soldati; che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini malati e sofferenti, ma anche quelli gioiosi e sani. L’Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore - quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove c’è Dio, là c’è futuro”.

Il “sì” a Dio, che tuttavia lascia libero l’uomo di fare le proprie scelte, equivale - ha concluso Benedetto XVI - a quei “sì” che sono contenuti nei Comandamenti: sì alla famiglia, alla vita, all’amore responsabile, alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia, il sì alla verità e al rispetto delle persone e a ciò che appartiene a loro. Del resto, ha affermato il Pontefice, ritornando su un concetto espresso fin dai primi momenti del suo Pontificato, l’adesione ai comandi di Dio è tutt’altro che una prigione per il cuore e la volontà umane:

Se questo noi facciamo, ci rendiamo conto che il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. È il dono di un’amicizia che perdura nella vita e nella morte: „Non vi chiamo più servi, ma amici“ (cfr Gv 15,15), dice il Signore ai suoi. A questa amicizia noi ci affidiamo. Ma proprio perché il cristianesimo è più di una morale, è appunto il dono di un’amicizia, proprio per questo porta in sé anche una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo, abbiamo tanto bisogno”.

Prima dell’atto conclusivo della Messa, Benedetto XVI ha avuto parole di incoraggiamento per le vittime delle alluvioni in Austria e un pensiero di cordoglio per i due anziani pellegrini purtroppo deceduti stamattina per un malore a Mariazell:

Sono molte le persone che qui in Austria stanno soffrendo, in questi giorni, a causa delle alluvioni ed hanno subito danni. Vorrei rassicurare tutte queste persone della mia preghiera, della mia compassione e della mia tristezza e sono certo che tutti coloro che potranno mostreranno solidarietà e li aiuteranno. Poi vorrei ricordare anche i due pellegrini che sono morti qui, oggi - li ho compresi nella mia preghiera durante la Santa Messa. Possiamo essere certi che la Madre di Dio li abbia condotti direttamente al cospetto di Dio, dato che erano venuti in pellegrinaggio dalla Madre di Dio per incontrare Gesù insieme a lei”.

Infine, la catechesi mariana di Benedetto XVI si è conclusa con un atto significativo e atteso dalla Chiesa locale: il mandato del Papa ai fedeli austriaci a vivere in coerenza al Vangelo e ad essere testimoni nel mondo “con sollecitudine e letizia”. E Benedetto XVI ha dato risalto al carattere mitteleuropeo del Santuario della Stiria salutando i pellegrini presenti nelle lingue abitualmente presenti in questo luogo: ungherese, sloveno, croato, ceco, slovacco e polacco.

Ma sulla Messa presieduta dal Papa nel Santuario di Mariazell ascoltiamo il commento del nostro direttore generale padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – La prima cosa che colpisce è il fatto che questa celebrazione bellissima è avvenuta con un tempo terribile. Questo naturalmente ha reso le cose più difficili: se ci fosse stato un bellissimo sole sarebbe stata certamente una festa più gioiosa. Però non è senza significato che un pellegrinaggio comporti anche uno sforzo. Un pellegrinaggio non è una scampagnata e la gente che è venuta qui a Mariazell, anche in condizioni inclementi, dimostrando una grandissima attenzione e un grande raccoglimento, partecipando quindi molto profondamente a questo evento, dimostra quale sia il senso vero e più profondo del pellegrinaggio: un impegno nella vita, un impegno in un cammino per incontrare Cristo, che non è sempre facile e che se anche ha un prezzo ha, però, anche un grandissimo valore. Mi pare, quindi, che anche queste circostanze esterne possano essere lette come un significato particolare e bello di questo incontro.

D. – Il Papa ha tenuto, anche in questo caso, una omelia molto intensa ed ha detto che credere nella verità non è intolleranza, perché la verità non si impone con la forza, ma con la debolezza dell’amore…

R. – Sì, ed ho l’impressione che questa omelia del Papa a Mariazell, se posso dire, è una delle più belle che io abbia sentito, almeno a me ha colpito molto profondamente. Vorrei far notare anche il tono con cui il Papa l’ha detta: era un tono estremamente meditativo, attento e profondo, che dimostrava molto bene anche lo spirito con cui egli parlava e cioè stava dando un messaggio da lui sentito fino in fondo all’anima e in cui abbiamo questa sintesi molta bella, che è sua caratteristica, tra la densità del pensiero ed anche l’enunciazione delle verità impegnative e la spiritualità cristiana anche nei suoi aspetti più affascinanti. Quindi il Papa ha, certo, parlato del tema della verità, della verità di Dio, della verità di Cristo e di Cristo come unico mediatore, ma ci ha fatto capire benissimo – direi appunto sia con i concetti e sia anche con il suo atteggiamento – che questa nostra fede nella unicità di Cristo Salvatore non è qualcosa di intollerante o di prepotente, ma è una offerta fatta con convinzione e con amore e quello che noi proponiamo è questo Gesù, è qualcuno che qui ci si mostra – a Mariazell in particolare, ma sempre - come il bambino e come il Crocifisso e, quindi, assolutamente in modo non violento, non di potere, ma di grandissima umiltà, che vuole attirare l’amore, vuole mettersi nelle nostre mani e ci chiede di andare verso di Lui, di accoglierLo e di capire il suo amore fino alla fine. E quindi l’impegno del cristiano nell'annunciare la sua fede è una offerta; è un’offerta alla libertà dell’uomo ed è – anche se c’è un impegno morale che è richiesto dalla fede – un impegno che è un sì, non è un no, non è un qualche cosa di negativo, un porre i limiti all’agire dell’uomo e alle sue prospettive, ma è anzi una via per trovare una affermazione dei valori essenziali, l’incontro con Dio, la famiglia, l’amore per gli altri, la verità, la generosità. Si tratta di valori positivi e il Papa mi sembra che con questa omelia abbia saputo mostrare insieme l’esigenza e la bellezza della fede cristiana.

Radio Vaticana

3 commenti:

mariateresa ha detto...

Sono completamente d'accordo con Padre Lombardi. Anzi questo testo va riletto e meditato.Non possono rendergli giustizia i frettolosi servizi televisivi. Senza offesa. Siamo a un altro livello.

Anonimo ha detto...

Concordo, carissima amica!
Occorre ponderare bene l'omelia di stamattina e anche il discorso di ieri passando per l'analisi di castita', poverta' ed obbedienza di cui il Papa ha parlato nel pomeriggio...insomma...dobbiamo leggere un bel po' :-))

paola ha detto...

sono assolutamente d'accordo, peccato che nessun giornalista sia in grado di cogliere la portata di tanto pensiero Paola