14 novembre 2007

Mons. Eterovic illustra all'Osservatore Romano le novità (apportate anche su impulso di Benedetto XVI) del Sinodo dei Vescovi 2008


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Nell'intervista l'arcivescovo Nikola Eterovic anticipa le novità dell'assemblea del 2008

Un sinodo per radicare la parola di Dio nella quotidianità

Dopo quarant'anni è stato aggiornato il regolamento delle assemblee del Sinodo dei Vescovi per recepire le più recenti norme giuridiche e per rispondere alle indicazioni di Benedetto XVI Tra le novità: la discussione libera alla fine di ogni congregazione generale

Giampaolo Mattei

Il sinodo sulla parola di Dio è già iniziato: non bisogna infatti aspettare il 5 ottobre 2008, quando il canto del Veni creator spiritus darà inizio ai lavori dell'assemblea presieduti dal Papa, perché in tutto il mondo la Chiesa è già "dentro" a questa grande esperienza di comunione e di confronto. E la conclusione del sinodo non avverrà il 26 ottobre, con la messa celebrata dal Papa: un sinodo non si chiude mai, non dura solo quattro settimane, perché i suoi frutti si vedono nella quotidianità della Chiesa, sia nel tempo della preparazione che in quello successivo dell'attuazione.
Lo afferma l'arcivescovo Nikola Eterovic, dall'11 febbraio 2004 segretario generale del Sinodo dei Vescovi, presentando le novità e le caratteristiche della prossima assemblea sinodale che avrà per tema: "La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa".

Ecco l'intervista concessa a "L'Osservatore Romano" per illustrare il tema che Benedetto XVI ha scelto dopo un'ampia consultazione ecclesiale.

"È logico che dopo un sinodo sull'eucaristia ce ne sia uno sulla parola di Dio" dice subito monsignor Eterovic. E rivela un dato eloquente: oltre la metà dei padri sinodali dell'ultima assemblea erano alla loro prima partecipazione: "È il segno della giovinezza e della vitalità della Chiesa che si riflette anche nell'istituzione sinodale".

Quali saranno le novità del sinodo?

Dopo quarant'anni è stato aggiornato l'Ordinamento del Sinodo dei Vescovi. Ci sono novità nella metodologia di lavoro, pensate con l'esperienza accumulata in questi anni e in risposta alle indicazioni di Benedetto XVI.
È emersa, innanzitutto, l'urgenza di recepire le norme promulgate nel 1983 con il Codice di Diritto Canonico e nel 1990 con il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali Cattoliche. Inoltre andavano accolti i dettati giuridici contenuti in altre norme complementari che venivano rispettati nella prassi sinodale, ma non erano inseriti nel Regolamento vero e proprio.

Una domanda più tecnica: può indicarci le norme aggiornate?

Riguardo al linguaggio si è cercato di adattare le denominazioni utilizzate nei due Codici: così il Papa viene indicato sempre come Romano Pontefice. Altre novità riguardano una più precisa collocazione delle Chiese orientali cattoliche sui iuris: quelle che hanno più di 25 vescovi possono scegliere anche un secondo rappresentante alle assemblee. Se poi il capo di quella Chiesa fosse impedito, egli potrà designare un altro vescovo. Si è proceduto, inoltre, alla semplificazione della partecipazione dei capi dei Dicasteri della Santa Sede: sono membri di diritto tutti i prefetti delle Congregazioni e i presidenti dei Pontifici Consigli siano essi cardinali o arcivescovi. È stata anche fatta una norma per i consigli speciali delle assemblee speciali. È stato ripensato il compito del relatore generale e del segretario speciale. Sono state aggiornate le modalità dei lavori nei circoli minori. E poi è stata introdotta la discussione libera.

Che intende per discussione libera?

Nel corso dell'ultima assemblea è stata introdotta la prassi, risultata a tutti gradita, della discussione libera che si fa ogni giorno alla fine della congregazione generale, dalle 18 alle 19. È una novità voluta da Benedetto XVI. Si è rivelata molto utile perché rende più agile e vivace la discussione. Non dimentichiamo che Joseph Ratzinger è un appassionato ed esperto padre sinodale: ha partecipato a ben 16 assemblee, di cui 15 da cardinale e, all'ultima, da Vescovo di Roma e, dunque, come presidente del Sinodo dei Vescovi.

Perché un sinodo sulla parola di Dio?

Il tema riflette l'attesa della Chiesa universale. Alla fine del sinodo precedente, nell'ottobre 2005, abbiamo chiesto ai partecipanti di indicare alcuni temi possibili per l'assemblea successiva. Già allora è emerso il tema della parola di Dio come prioritario. Poi, a nome del Papa, ho chiesto per iscritto ai capi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, ai presidenti della Conferenze episcopali, ai capi dei Dicasteri della curia romana, al presidente dell'Unione dei superiori generali, di proporre temi che sarebbe stato opportuno affrontare. Le risposte hanno indicato il tema della parola di Dio. Non è, quindi, un argomento che il Papa ha scelto per caso, ma è frutto di un'ampia consultazione ecclesiale.

Quali le motivazioni di questa scelta?

In tutta evidenza si è rivelata una necessità, a quarant'anni dalla Dei verbum (una delle quattro costituzioni dogmatiche conciliari), riprendere il tema della parola di Dio.
Alla segreteria generale del sinodo stanno giungendo anche molti contributi di singoli fedeli laici che vivono profondamente il senso di questa grande esperienza comunitaria.
È noto, poi, che la parola di Dio è un tema che sta particolarmente a cuore a Benedetto XVI. Da giovane teologo, egli ha lavorato molto alla elaborazione della Dei verbum e in seguito ha seguito l'iter dell'applicazione del documento.

Il sinodo avrà un "patrono" particolare in san Paolo: si svolgerà infatti nell'anno paolino indetto dal Papa.

È una felice coincidenza. Con san Paolo anche noi siamo invitati a riscoprire e annunciare la parola di Dio. Dobbiamo fare in modo che i fedeli conoscano di più la sacra scrittura. Sarebbe opportuno riprendere anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, approfondire il rapporto tra scrittura, tradizione e magistero. Ci sono altri importanti documenti da prendere in considerazione: ad esempio la Pontificia Commissione Biblica ha pubblicato nel 1993 L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa e nel 2001 Il popolo ebraico e le sue sacre scritture nella Bibbia cristiana.
La sfida che ci troviamo davanti è quella di aiutare la gente ad accostarsi sempre di più alla parola di Dio: per molti il punto di contatto con la sacra scrittura è unicamente la liturgia domenicale. È positivo, ma ci vuole di più. Occorre pertanto aiutare i fedeli a leggere la scrittura, a respirarne la ricchezza ad esempio attraverso l'esperienza della lectio divina.

Il sinodo ha dunque uno scopo pastorale.

Approfondendo le ragioni dottrinali, si intende estendere e rafforzare la pratica di incontro con la parola come fonte di vita nei diversi ambiti dell'esperienza, proponendo ai cristiani e agli uomini di buona volontà vie giuste e agevoli per ascoltare Dio e parlare con Lui. I fedeli sapranno poi tradurre le indicazioni che ne derivano per la loro vita personale, familiare e sociale. Così la parola di Dio avrà un'incidenza sempre più evidente.

Quali sono le prossime tappe di avvicinamento all'assemblea?

I Lineamenta (il documento di preparazione che favorisce la riflessione in tutta la Chiesa) sono stati già presentati e diffusi. Ora stiamo analizzando le risposte che ci arrivano da tutto il mondo, in vista della redazione dell'Instrumentum laboris che è il vero e proprio documento di lavoro sinodale. Il materiale raccolto sarà presentato a fine gennaio al consiglio ordinario del sinodo. Sarà quella la sintesi di come oggi la parola di Dio viene vissuta nella vita della Chiesa, con gli aspetti positivi e le realtà da migliorare. Sarà una fotografia interessante che farà vedere le sensibilità e le esperienze delle Chiese particolari.

(© L'Osservatore Romano - 14 Novembre 2007)

Vedi anche:

PREFAZIONE dell'Em.mo Card. Joseph Ratzinger al documento
L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa


PREFAZIONE dell'Em.mo Card. Joseph Ratzinger al documento
Il Popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana

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