7 novembre 2007

"Nuova" liturgia in Vaticano: la croce sta nel mezzo, non più di lato


Vedi anche:

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Visita del Re saudita al Papa: il commento di Marco Tosatti (straordinario nel collegare l'evento di ieri alla lectio di Ratisbona)

Visita del Re saudita al Papa: il commento del Corriere della sera

Visita del Re saudita al Papa: il commento (eccellente) di Politi

IL PAPA E L'ISLAM: LO SPECIALE DEL BLOG

Presentazione del libro "Generazione Tuareg. Giovani, flessibili e felici" (Rubbettino)

INCONTRO PAPA-RE SAUDITA: VIDEO DI SKY

Incontro Papa-Re Saudita: il commento di Zenit

Incontro fra il Papa ed il Re saudita: commento-video del Corriere della sera

Arabia Saudita - Storica visita di re Abdullah in Vaticano

Incontro Papa-Re Saudita: comunicato della Santa Sede

VATICANO-ARABIA SAUDITA/ IL PAPA E IL RE 30 MINUTI A COLLOQUIO

Visita di Re Abdullah II al Papa: il commento de "Il Foglio"

RE ARABIA SAUDITA GIUNTO IN VATICANO PER STORICA UDIENZA

Ancora sulla visita del Re saudita in Vaticano...

Don Oreste Benzi: lo speciale di Avvenire

Evento storico in Vaticano/ L'incontro del monarca saudita Abdullah con Benedetto XVI conquista tutta la stampa araba

Ruini: "La Chiesa non è buonista. Lo straniero rispetti la legge"

La visita presso il pontefice del re dell'Arabia Saudita: l'analisi di Franco Cardini

Card. Ruini: "Il politicamente corretto mi mette a disagio, come il religiosamente corretto"

La visita del Re dell'Arabia Saudita al Papa: il commento di "Repubblica"

Domani lo storico incontro fra il Re dell'Arabia Saudita e Papa Benedetto XVI: il commento dell'Osservatore Romano

Messa tridentina, Mons. Ranjith a Petrus: “Sacerdoti, Vescovi e Cardinali obbediscano al Papa”


Una liturgia che piace a Ratzinger

Il nuovo cerimoniere torna all'antico
La croce sta nel mezzo, non più di lato


"Rispolverato" un camice con pizzo di papa Giovanni XXIII

di Paolo Rodari

L'orientamento prima di tutto. Se manca quello, l'assemblea riunita in preghiera diviene come un circolo chiuso che non sa più andare oltre sé, che non sa più esplodere verso la magnificenza portata da colui che viene, il Signore, il trafitto. Se manca quello, l'assemblea implode e si abbassa in una concezione di comunità autonoma e autosufficiente. E in una siffatta comunità il dialogo con colui che sta oltre non può avvenire e ogni parola diviene autoreferenziale.

È un rischio enorme, la mancanza di orientamento all'interno della sacra liturgia. È un rischio che Benedetto XVI sta cercando di non far più correre al suo popolo. Compito difficile, difficilissimo, soprattutto a causa dei tanti "disobbedienti" che dentro e fuori le sacre mura leggono nella volontà di evitare questo rischio un grottesco ritorno al passato. Eppure è un compito necessario, anzi fondamentale, altrimenti ciò che si prega ( lex orandi ) altro non diviene se non un qualcosa di diverso da ciò che si dovrebbe credere (lex credendi ).

Lo scorso primo ottobre Benedetto XVI ha voluto dare l'esempio: al fine di riportare la liturgia a essere ciò che dovrebbe essere, ecco la nomina di un nuovo cerimoniere papale, il genovese e siriano monsignor Guido Marini al posto del più liberal e bugninista monsignor Piero (Marini anch'egli). Si dice che Marini G. sia benevolo verso il Motu Proprio Summorum Pontificum voluto da Ratzinger per liberalizzare l'antico rito. E in effetti lo è perché - come il Pontefice - anch'egli riconosce l'importanza che in esso viene data all'orientamento verso Oriente.
Due giorni fa, lunedì 5 novembre, nel suo esordio in pubblico, Marini G. non ha deluso le aspettative: era la santa messa presieduta dal Papa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell'anno.
Una messa celebrata nel "campo da gioco" più prestigioso, l'altare della Cattedra all'interno della basilica di San Pietro: costruito dal Bernini tra 1656 e il 1665, presenta quattro gigantesche figure di dottori della Chiesa che sostengono un trono di bronzo che contiene il sedile ligneo secondo la tradizione appartenuto a Pietro.
Marini ha "condotto le danze" con fare composto, spirituale. Qualche giorno prima aveva dichiarato: «Non sono qui per fare invenzioni ma per applicare scrupolosamente le norme liturgiche». E tanto ha fatto.
Per tutta la messa è stato accanto al Papa tenendo le mani giunte, come si conviene. Indossava un rocchetto (una sorta di camice corto) con tanto di pizzo, rispolverato per l'occasione dopo anni di dimenticatoio.
La liturgia è stata un sontuoso ritorno dell'orientamento verso Oriente, verso il Signore veniente, colui che dall'alto risorge e indica la strada della salvezza. Un ritorno che sa di antico, di messa pre conciliare, e che lunedì si è esplicitato prettamente nella presenza della croce nel bel mezzo dell'altare, posta sopra la sacra mensa con accanto - come si conviene - i sei candelieri accesi.
Benedetto XVI ha celebrato fronte al popolo ma, grazie allo spostamento della croce dal lato dell'altare al centro di esso, ha ridato un obiettivo comune allo sguardo suo e dell'assemblea, il tutto nel segno di una corretta visione democratica dell'ortoprassi liturgica.
Lo aveva detto bene, il cardinale Ratzinger, anche in Introduzione allo spirito della liturgia : «Tra i fenomeni veramente assurdi del nostro tempo io annovero il fatto che la croce venga collocata su un lato per lasciare libero lo sguardo sul sacerdote. Ma la croce, durante l'eucaristia, rappresenta un disturbo?».
Evidentemente no. Anzi, una croce così posizionata significa molto, moltissimo. La cosa è retaggio di un'usanza anticha, da datare alle soglie dell'epoca apostolica. Un'usanza che più d'ogni altra aiuta quel conversi ad Dominum di agostiniana memoria, quella conversione dello sguardo che permette di capire che è soltanto da oltre sé che può giungere quella salvezza a cui si tende. Se manca l'orientamento nella liturgia, manca l'orientamento nella vita di fede.
La messa di lunedì scorso è stata anche l'occasione per dare lustro ad altre prassi antiche. È stata come una prova generale di una prima celebrazione pubblica con l'antico rito, celebrazione che - si dice - avverrà soltanto tra qualche mese. Intanto, oltre alla croce nel mezzo dell'altare, è bastato il ritorno del camice col pizzo sotto le vesti liturgiche. Benedetto XVI ne ha indossato uno di Giovanni XXIII che da anni giaceva ripiegato nei tesori della sagrestia pontificia. Tesori tutti da riscoprire.

© Copyright Il Riformista, 7 novembre 2007

8 commenti:

brustef1 ha detto...

Encomiabile. Oltre tutto, i paramenti "finto poveri" costano moltissimo: basta visitare una qualsiasi fiera dedicata agli articoli religiosi per rendersene conto. Nelle soffitte delle case parrocchiali giacciono montagne di pianete, piviali e camici di rara bellezza, sostituiti da tristi e sciatte palandrane "alla moda". E' noto che all'indomani del Concilio un cardinale arcivescovo del nord, folgorato sulla via del "rinnovamento", fece rivestire di legno la propria preziosa croce pettorale (si guardò bene dal donarla ai poveri). Una volta chiesi con garbo a un parroco modaiolo perché non mettesse la croce al centro dell'altare: ero stufo di guardare la sua faccia supponente e "dialogante", non ne potevo più di sentire le sue continue incursioni sociologiche e moralistiche in ogni momento della messa, persino all'elevazione. Mi rispose, democraticamente, di farmi gli affari miei perché il prete era lui.

Luisa ha detto...

Sono felice chef inalmente un vaticanista faccia osservare questi cambiamenti che sono importanti e significativi della volontà del Santo Padre di mettere Cristo al centro della Santa Liturgia.
certo è meno televisivo.....talvolta il volto del Papa è nascosto....e allora ? ....forse che la Croce può disturbarci?
Con la finezza, la sensibilità e l`intelligenza che lo distinguono Papa Benedetto poco a poco cerca di riparare le ferite che sono state fatte alla Santa Liturgia , prendendoci per mano desidera farci riscoprire e per molti scoprire i tesori della nostra fede.
Ho anche notato la presenza discreta e efficace di Guido Marini, il cambiamento è evidente.
L`ho personalmente molto apprezzato.
Ho appena finito di ascoltare la magnifica catechesi del Santo Padre, commentando a braccio San Girolamo, il Papa ci ha ricordato che la Liturgia è il lugo privilegiato per mettersi all`ascolto dela Parola di Dio, parola eterna.

Anonimo ha detto...

Chi ben comincia...!!!

paola ha detto...

H o notato anch'io la croce centrale e il camice ricamato in oro sotto la casula ed il nuovo cerimoniere riesce quasi a scomparire a differenza del precedente,ottimo.Non riesco però a capire perchè durante l'udienza splendida di oggi,proprio quando il Papa parlava a braccio e lo ha fatto a lungo si è preferito inquadrare l'obelisco che senso ha? Paola

Anonimo ha detto...

Ricordo quando ero piccolo e facevo il chierichetto che il nostro vecchio parroco, molto semplice, ma anche molto austero, per alcune festività indossava alcune pianete e stole splendide. Io ero solo un bambino, ma già capivo che quei vestiti erano molto preziosi quanto belli. Lavorati a mano, con bei disegni, tanti simboli... Ora il nuovo parroco non li usa e questi sono riposti in armadi della sagrestia dove col tempo andranno incontro a deterioramento. La povertà, va mostrata nella vita, ma la liturgia è sacrificio di Cristo e ciò che abbiamo di più bello possiamo usarlo (a mio parere, non si tratta di nostra personale esaltazione). Altra cosa è vedere un sacerdote con un Rolex (che comunque possono averglielo regalato o ha un particolare ricordo...). Saluti a tutti! Marco

euge ha detto...

Ho piena fiducia in Guido Marini e soprattutto, so che ora il Papa può contare su una persona che comprende come lui l'importanza della celebrazione liturgica. Adesso posso dirlo...... spero di non vedere ai più quelle orrende casule ( salvo alcune ) ma, sono molto poche, che si sono viste con l'altro Marini.................
alcune erano veramente inguardabili!!!!
Eugenia

brustef1 ha detto...

La bellezza e la ricchezza della liturgia si intendono, naturalmente, "ad maiorem Dei gloriam", mentre sciatteria e demagogico pauperismo sono funzionali all'immagine mondana della Chiesa, al suo dover essere a tutti i costi in linea con i tempi. Nulla di più distorto e distorsivo. La povertà di San Francesco era una scelta mistica personale, e mai il Poverello di Assisi si sarebbe sognato di criticare la sontuosità degli edifici sacri e della liturgia, perché per tutti i credenti -sino a poco tempo fa- era pacifico che Dio dovesse essere glorificato anche attraverso lo splendore delle opere d'arte e degli arredi. Purtroppo, e a tutti i livelli, la disabitudine e la mancanza di educazione alla Bellezza hanno provocato guasti enormi.

Gianpaolo1951 ha detto...

Niente di più vero, caro brustef1.