23 dicembre 2007

Card. Paul Poupard: "Sarkozy ha compiuto nei contenuti una svolta storica. Nessun presidente ha mai parlato così" (Galeazzi per "La Stampa")


Vedi anche:

Blair si converte, un Natale da cattolico ("La Stampa")

Rosso "malpela" i giochetti, i registri e le solitudini "laiche"

Il Papa offre a Pechino «un dialogo costruttivo» (Giansoldati per "Il Messaggero")

A Roma Sarkozy lancia la nuova Europa (Marchi per "L'Occidentale")

L'ultima fatica di Piero Marini nella protestante Inghilterra (Rodari per "Il Riformista")

Discorso di Sarkozy al Laterano: il commento de "Il Foglio"

Gran Bretagna: Blair si è convertito al Cattolicesimo

La convivenza pacifica non si attua con il dialogo buonista, abbinato ad una testimonianza di basso profilo tanto per non urtare la sensibilità altrui

Si apre una nuova fase nei rapporti fra il Vaticano e la Cina. Il Papa: "Accolta con favore la mia lettera" (Politi per "Repubblica")

La Francia laica e il presidente "papista" (Bernardo Valli per "Repubblica")

VISITA DEL PRESIDENTE FRANCESE SARKOZY AL PAPA: RASSEGNA STAMPA

I laicisti francesi "terrorizzati" da Sarkozy (da notare: usano gli stessi argomenti dei soloni nostrani...e viceversa!)

Ora basta con gli alberi di Natale (Camillo Langone per "Il Giornale")

Sondaggio Ispo per Skytg24: Benedetto XVI "superstar" del 2007

La laicità si coniuga con la fede religiosa: il testo integrale dell'intervento di Sarkozy al Laterano

Le radici della Francia sono cristiane: mai un Presidente francese di era espresso così calorosamente

Sarkozy in Vaticano

Dieci in religione ma sette in condotta

GIACOMO GALEAZZI

Non so proprio come sia possibile che il presidente abbia fatto aspettare il Papa. Non so spiegarmi perché mai sia arrivato in ritardo di venti minuti e senza cappotto.
E’ un fatto strano, inusuale: non si arriva mai in ritardo dal Santo Padre».
Nicolas Sarkozy ha spiazzato venerdì il cerimoniale d’Oltretevere, ma il cardinale francese di Curia Paul Poupard, prima come diplomatico della Segreteria di Stato poi da ministro vaticano della Cultura e del Dialogo Interreligioso, ha introdotto nelle Sacre Stanze gli inquilini dell’Eliseo e non ha dubbi:

«Aldilà delle mancanze formali, Sarkozy ha compiuto nei contenuti una svolta storica. Nessun presidente ha mai parlato così».

Cosa ha pensato quando ha visto Sarkozy in giacca nell’anticamera pontificia con i foglietti di appunti in mano?

«Si è vestito come veste di solito. E’ venuto accompagnato dal suo entourage cattolico e si è proclamato figlio della tradizione cattolica. La Chiesa è la casa di tutti, quindi in casa si entra con gli abiti propri, consueti. In veste ordinaria. Per contrasto mi sono venuti in mente il generale Charles De Gaulle che consegna il suo discorso scritto a Paolo VI e Jacques Chirac che stringe la mano a Giovanni Paolo II in frac e con le insegne della Repubblica. Sarkozy, al contrario, si è distaccato dalla rigidità delle visite formali».

Ma non è uno stile troppo disinvolto?

«Sarkozy si è presentato al Pontefice con i vestiti usuali, in tono dimesso, con stile quotidiano non da occasione. Ma che fosse emozionato l’ho capito dal modo caloroso e familiare in cui mi ha salutato. Tutt’altra maniera rispetto al Gran collare di comandante della Legion d’onore che aveva al collo Chirac. Le relazioni tra la Francia e la Santa Sede sono millenarie. La «ropture» di Sarkozy è un segno epocale, soprattutto dopo le freddezza con Giscard d’Estaing per l’omissione delle radici cristiane dal preambolo della Carta dell’Unione europea. Ha persino accolto la mia vecchia richiesta da rettore dell’Institut Catholique: vedere riconosciuti dallo Stato i titoli delle nostre facoltà».

Quindi una rottura nella secolare laicità della Francia val bene qualche strappo al cerimoniale. Zero in forma, dieci in contenuti?

«Sarzoky qui ha detto cose molto forti, assolutamente non scontate. A Benedetto XVI ha donato libri di Georges Bernanos e ha definito “impossibile” dare un senso alle cose senza la trascendenza. In un mondo secolarizzato è uno straordinario segno di adesione al messaggio del Papa. Aveva al seguito due sacerdoti ed è andato a pregare sulla tomba di Karol Wojtyla. L’ho ringraziato per lo storico discorso sulle radici cristiane che tengono in vita la Francia (“se deperiscono le radici, l’albero cade”). Cose mai sentite da un presidente francese sulla conciliazione tra fede e laicità. Per me che ho creato il ministero vaticano della Cultura sentire elogiare l’apporto culturale dei cattolici è stato meraviglioso».

Che impressione ne ha avuto il Papa?

«Ne abbiamo parlato stamattina e il Santo Padre apprezza soprattutto il fatto che il libro di Sarkozy “Repubblica, religione e speranza” sia in perfetta sintonia con la sua enciclica sulla speranza.
Quando ad agosto il Papa mi inviò a Parigi per i funerali del cardinale Jean-Marie Lustiger, ero seduto nella cattedrale di Notre Dame accanto a Sarkozy, che fu molto colpito dalla lettera riservata di Benedetto XVI. E’ una grande vicinanza, ora resa visibile al mondo dalla visita in Vaticano. Un passo enorme rispetto al passato e alle divergenze registrate con i vescovi su immigrazione, pacs, bioetica».

Dal distacco aristocratico di Chirac al tono confidenziale di Sarkozy?

«Sì. Da giovane collaboratore di Paolo VI ho partecipato all’udienza concessa in Vaticano a un monumento vivente come De Gaulle. Alla fine dell’incontro, dopo lo scambio dei discorsi e quando tutti erano usciti dalla Biblioteca Privata, papa Montini mi rivolse uno sguardo interrogativo e mi chiese come interpretavo il senso del colloquio. Altrettanto protocollare e totalmente allineato al cerimoniale fu l’incontro con Chirac. Quelle erano visite di Stato, stavolta è stato anche un confronto personale».

Dunque la «laicité» alla Sarkozy piace in Vaticano. Ma quali saranno le conseguenze concrete?

«Le congregazioni religiose potrebbero uscire presto dalla tutela della Repubblica e il ruolo della Chiesa cattolica diventare centrale, uscire dall’angolo in cui è stato confinato. Nel colloquio con il segretario di Stato Bertone, Sarkozy ha detto che la religione deve collaborare, riconoscendo quindi la funzione straordinaria della religione. Una funzione pubblica e non privata. Quindi adesso appare pronto a riconoscere un carattere di culto alle attività caritative della Chiesa e il valore dei diplomi rilanciati dagli istituti cattolici».

© Copyright La Stampa, 22 dicembre 2007

Nessun commento: