10 dicembre 2007

"Spe salvi", Scalfari e la speranza cristiana (Incampo per CulturaCattolica.it)


Vedi anche:

L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG

Ai piedi dell’Immacolata costruiamo la vera pace

Norma antiomofobia: Rosso "malpela" "La Stampa" e "Libero"

Norma antiomofobia, Edoardo Patriarca: "Cercano sfondamenti culturali attraverso un sotterfugio"

Pietro De Marco a Baget Bozzo: "Non riduciamo la teologia di Benedetto a fede dei semplici"

Il best seller cinese? La Bibbia! :-)

"La fede dei semplici", commento di Baget Bozzo alla "Spe salvi"

Giovanni Battista metteva in guardia dall'ipocrisia di chi si sentiva al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo eletto

Poggialini (Avvenire) su "Otto e mezzo": "Se la religiosità sincera spiazza i laicisti doc"

Nasce "Videonews On demand" (CTV e Radio Vaticana), il notiziario online sull'attività del Papa

Norma anti-omofobia c'è un errore nel decreto

"Spe salvi", Umberto Berardo: "È un Papa esigente quello che chiede ai battezzati fede profonda nel Dio dell'amore"

(Archivio Giunti, "Natività di Cristo")

Scalfari e la speranza cristiana

Nicola Incampo

Il 2 dicembre 2007 Eugenio Scalfari è stato uno dei primi a fare osservazioni alla seconda Enciclica di Benedetto XVI Spe Salvi.
Sinceramente mi ha colpito la prima osservazione, perché afferma: «L’enciclica porta un sottotitolo che indica i destinatari del documento: “Ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi e a tutti i fedeli laici sulla speranza cristiana”».
E motivando la sua osservazione afferma ancora: «E’ strano che un’enciclica elenchi fin dal titolo i suoi destinatari. Tra di essi non sono indicati i seguaci delle altre confessioni cristiane, per non parlare dei fedeli di altre religioni. Solo vescovi, sacerdoti, fedeli cattolici.»

Una cosa è certa: Scalfari non ha frequentato l’ora di religione, o se l’ha frequentata, durante quell’ora faceva i compiti per l’ora successiva.

L’osservazione di Scalfari mi ha fatto venire in mente quanto leggevo su una rivista qualche giorno fa: “Un pittore italiano, all’inizio del Novecento rappresentò il secolo che stava per iniziare con una singolare immagine: un treno che correva alto sull’oceano. Il pittore voleva esprimere una convinzione comune a tutti.
Nell’euforia suscitata da scoperte e invenzioni si pensava che la storia del XX secolo sarebbe stato un progresso inarrestabile, appunto come un treno imbandierato che correva verso la felicità”.
Al termine del secolo ci accorgiamo che il treno - come scriveva l’articolista - si è riempito di cadaveri ed è arrivato pesante all’ultima stazione.
A parte l’immagine suggestiva, vediamo che tanti tentativi di riforma sono naufragati e tanti progetti veramente validi non sono stati presi in considerazione.
Così mi sembra sia avvenuto per tante realizzazioni e progetti anche per la scuola italiana.
Mi sento veramente in difficoltà a spiegare, come insegnante di religione cattolica, così come faccio a scuola, che cosa è un’Enciclica e a chi è rivolta la stessa.
Ecco perché è importante, penso, avvalersi dell’ora di religione, per conoscere anche i destinatari dell’enciclica papale.
Ultimamente anche il Presidente della CEI, Mons. Bagnasco, è ritornato sull’importanza della scelta dell’IRC a scuola.
Quale insegnante di religione e responsabile dell’Ufficio Scuola Diocesano della mia diocesi di Tricarico, vedo in quelle proposte di Mons. Bagnasco che parlano di un progetto educativo basato sulle idee di programmazione, verifica e valutazione, qualcosa che noi IdR abbiamo sempre tenuto presente non essendo vincolati a programmi dettagliati, ma alla formazione dell’allievo in un contesto relazionale con la società civile e quella ecclesiale.
Quel progetto che, tenendo presenti l’adolescente, la scuola e la società, ha come finalità la formazione dell’uomo e del cittadino, mi trova pienamente consenziente.
Lì, partendo dai bisogni dell’adolescente e rispondendo alle sue attese di sviluppo dei processi cognitivi, di relazione con gli altri e di preparazione alla vita sociale e produttiva, si intende abilitare l’alunno ad interpretare se stesso e la realtà, ad avere dei sistemi di valori con cui giudicare, e dei sistemi di azione per dominare e organizzare l’ambiente.
Chi come noi IdR desidera la formazione degli allievi non può che auspicare che il lavoro fatto dalla CEI venga valorizzato.
Negli ultimi anni abbiamo combattuto idee-guida che miravano a fare dell’allievo un soggetto in funzione della società e della sua produttività.
Mons. Bagnasco ha rivendicato la centralità della persona in qualsiasi riforma, massimamente in quella scolastica che mira ad “educare la persona”. Ed educare è istruire e formare non in funzione di altro dalla persona, ma per lo sviluppo integrale della personalità dell’allievo.
E’ su questa idea di fondo, oltre all’innegabile valore della libertà dell’alunno, che si deve tener conto dei tre segmenti della fase formativa e cioè l’infanzia, la preadolescenza e l’adolescenza.
Parafrasando un vecchio detto, a Scalfari vorrei ricordare che “l’ora di religione è l’arte e la scienza per costruire la città nuova intorno alla fontana antica”.

© Copyright CulturaCattolica.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

Francamente ho trovato più sconcertante il secondo svarione, quello della religione e della preghiera da condividere e non già da vivere da soli, cioè un cardine del Vangelo che Scalfari contrabbanda per un'idea del Santo Padre finalizzata a consolidare il suo Magistero.
Non c'è che dire: ciascuno vede il mondo a sua misura.