9 dicembre 2007

"Spe salvi", Umberto Berardo: "È un Papa esigente quello che chiede ai battezzati fede profonda nel Dio dell'amore"


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'Salvati nella speranza'

di UMBERTO BERARDO

Che papa Ratzinger fosse un grande teologo lo sapevamo. Che avesse orizzonti culturali molto ampi era anch'essa cosa molto nota a tutti.

Le novità dell'enciclica "Spe salvi" sono, invece, l'enorme capacità di ordinare e sistemare i principi fondamentali della fede cattolica, la ricerca di un linguaggio chiaro e capace di comunicare a tutti gli elementi dottrinari ed infine la bellezza delle immagini con cui si prova a rendere concetti alquanto complessi e difficili.

In un tempo che sembra segnato dalla crisi dei grandi sistemi di pensiero e dal tramonto dei tanti valori condivisi per secoli, il papa rimette al centro della vita dei cristiani talune verità fondamentali spesso non adeguatamente approfondite dalla riflessione teologica.
Ecco allora un testo che si occupa fondamentalmente della definizione della speranza cristiana e che ci parla della fede come dell'incontro con una Persona che ci conosce, ci ama e ci rende liberi.
Sono cento pagine che veicolano però anche realtà escatologiche come la vita eterna o il giudizio universale e che si occupano dei luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza come la preghiera, l'agire serio e retto per lottare contro la menzogna e la disponibilità ad accettare i sofferenti, trovando proprio nella fede un senso ed un cammino di purificazione per il dolore ed il male nel mondo.
Partendo dalla lettera di San Paolo ai Romani, Benedetto XVI puntualizza che la speranza per i cristiani non è, come molti hanno sostenuto, una fuga individualistica dagl'impegni nella storia, ma che " la vita vera, verso la quale sempre cerchiamo di protenderci, è legata all'essere nell'unione esistenziale con un popolo e può realizzarsi per ogni singolo solo all'interno di questo noi".
È chiaro che la salvezza cristiana è una realtà assolutamente comunitaria.
Il papa aggiunge che la fede non è un protendersi verso le cose che devono venire, ma ci dà già qualcosa delle realtà attese.
Le pagine più belle, che rappresentano, secondo noi, un po' come il compendio di tutto il documento, sono quelle del paragrafo n 12.
In esse trovate una definizione altamente poetica della vita eterna. A noi sono sembrate parole uscite dalla mente e dal cuore del papa e capaci di raggiungere ogni credente con una sensibilità davvero eccezionale
.
Il pontefice sostiene che una scienza autonoma o la fiducia in un progresso senza etica diventano idolatrie capaci di portare l'umanità verso possibilità abissali di male. Di qui discende una critica serrata al pensiero moderno incarnato dal filosofo Francesco Bacone e si delinea una condanna dell'Illuminismo, del Relativismo e del Marxismo.
La conclusione è la seguente: " Così, pur essendo necessario un continuo impegno per il miglioramento del mondo, il mondo migliore di domani non può essere il contenuto proprio e sufficiente della nostra speranza.
Questa grande speranza può essere solo Dio...
Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge."
È un porre Dio al centro della vita del cristiano contestando qualsiasi ideologia che abbia la pretesa di promettere progresso e giustizia senza fare riferimento all'annuncio cristiano.
L'enciclica sostiene che, di fronte al giudizio di Dio, la scelta di vita fatta dall'uomo diventa definitiva.
Ci sono persone lontane dalla verità e dall'amore ed altre purissime che si sono lasciate interamente penetrare da Dio, sottolinea il papa; c'è anche, tuttavia, chi è impastato contestualmente da entrambe le disposizioni.
Sentite allora cosa succederà davanti al Dio dell'amore che è contestualmente giustizia e grazia: " … il nostro modo di vivere non è irrilevante, ma la nostra sporcizia non ci macchia eternamente, se almeno siamo stati protesi verso Cristo, verso la verità e verso l'amore."
L'enciclica si chiude con una splendida invocazione a Maria perché possa guidare i cristiani verso il Regno di Dio.
Lasciate che vi suggeriamo ancora di approfondire i paragrafi dal n. 32 al n. 35, ove si analizzano i temi della preghiera e dell'agire "affinché il mondo diventi un po' più luminoso ed umano e così si aprano anche le porte verso il futuro."
La lettura analitica dell'enciclica Spe Salvi ci rende convinti che si tratta di un documento di enorme interesse per i cattolici, ma che contiene spunti di riflessione per l'esistenza di qualsiasi
uomo.
È un papa esigente quello che chiede ai battezzati fede profonda nel Dio dell'amore, impegno per la giustizia, una preghiera capace di purificazione e di liberazione dall'errore, una solida responsabilità nell'agire per un mondo rinnovato, una capacità di condivisione della sofferenza.
Troppo eurocentrica nei riferimenti culturali, a parte la citazione di una santa africana ed un martire vietnamita, l'enciclica sembra quasi esclusivamente indirizzata al confronto con l'ateismo occidentale.
Anche la condanna del pensiero moderno, nonostante le tante barbarie verificatesi nel corso della civiltà umana, ci sembra davvero troppo ingenerosa rispetto ai numerosi obiettivi pure raggiunti per merito della scienza, della filosofia, dell'economia e dei sistemi ideologici.
Si tratta di un modo di procedere diverso dai documenti del Concilio Vaticano II che avevano un differente approccio al dialogo con la modernità e l'etica laica. Non è un caso a tale proposito che nella lettera papale non ci sia alcun riferimento alla grande stagione ed allo spirito profetico della Chiesa del Concilio.
Qualcuno ha parlato di un sottile pessimismo che pervaderebbe l'enciclica.
È un giudizio che non ci trova d'accordo, perché tutta la lettera è pervasa, invece, da questo invito a sperare nel Dio dell'amore che ci sembra un messaggio rivolto a tutti gli uomini desiderosi di un'esistenza piena e ricca di senso.
Se la vita eterna è " il momento dell'immergersi nell'oceano dell'infinito amore ", è difficile che qualcuno non tenda ad essa nel dialogo con chi ha trovato la via per arrivarci mediante il dono della fede che non è esclusivo, ma sempre inclusivo dell'umanità che Dio, fattosi uomo, è venuto a redimere.
Più che aggiungere qualcosa di nuovo all'insegnamento della Chiesa, la "Spe Salvi" ripropone con un linguaggio nuovo principi già affermati.
Anche se in taluni passaggi sembra schiacciare i non credenti nell'errore, in realtà è un documento importante a nostro avviso per stimolare la riflessione ed il confronto tra fede e ragione, nella consapevolezza che, da questo punto di vista, solamente la ricerca comune dell'amore può indirizzare gli uomini su un percorso comune.
Sarà allora vero ciò che troviamo sottolineato a pag. 95 dell'enciclica " La nostra speranza è sempre essenzialmente anche speranza per gli altri".

© Copyright Altro Molise, 8 dicembre 2007

1 commento:

euge ha detto...

Qui non si tratta di essere esigenti o meno non cerchiamo di far apparire seppur vellatamente Benedetto XVI come colui che giudica, pretende e condanna..... Qui si tratta che ogni cristiano se si sente tale, deve guardarsi dentro e chiedersi una volta per tutte se crede nel Dio che porta l'amore e la speranza quello che chiede il Papa io credo, e che i cristiani si mettano alla prova seriamente e sperimentino altrettanto seriamente, l'amore di Dio e la speranza che regala un amore che non ha confini.
Eugenia