27 febbraio 2008
Campane elettorali: Michele Serra (Repubblica) all'attacco della Chiesa...
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CAMPANE ELETTORALI
MICHELE SERRA
Esiste «un´antropologia di riferimento» per l´elettorato cattolico? Quali siano i parametri di questa inconsueta definizione di campo, ne è escluso il professor Veronesi, la cui candidatura nel Pd è stata utilizzata dal quotidiano dei vescovi per mettere ulteriormente in guardia gli elettori cattolici attratti dal partito di Veltroni.
Per non dire del nutrito drappello di cattolici democratici che di quel partito sono tra i costituenti.
Non bastasse l´indicazione di Veronesi tra gli antropologicamente scorretti, ieri Famiglia cristiana, settimanale molto diffuso e con una solida (ma evidentemente defunta) tradizione "neutralista" in materia politica, ha definito "pasticcio in salsa pannelliana" i punti programmatici di Veltroni. E il ricco assortimento delle esternazioni curiali in materia politico-elettorale non esclude preziosi tecnicismi, come il consiglio all´amico Ferrara di non presentare liste di lodevole intento, ma ad alto rischio di dispersione dei voti.
O il ripudio per vizio di forma del documento dell´Ordine dei medici in difesa della 194, definito dalla Cei "fasullo" su basi, come dire, procedurali.
Mentre passa quasi inosservato e inascoltato, per la sua reiterazione ormai quasi quotidiana (insomma, non fa più notizia) il monito papale ai medici di ogni ordine e grado, invitati anche ieri a "difendere la vita" - come se si occupassero prevalentemente d´altro.
In questo clima, le fotonotizie del cordiale incontro tra i due teologi Ratzinger e Ferrara in una chiesa a Testaccio fanno appena colore, e paiono una nota lieve, domenicale e popolare, che evoca il suono delle campane piuttosto che il persistente, agguerrito comiziare che discende dai pulpiti, almeno quelli ufficiali. Una vacanza, insomma, perché domenica è sempre domenica, come diceva molti anni fa il presentatore di sicura antropologia cattolica Mario Riva.
Se non in campagne elettorali molto remote e non rimpiante, quelle del bipolarismo molto arcigno tra Dio e Stalin, non si ha memoria di un eguale protagonismo della Chiesa italiana, con molti suoi vescovi e tutti i suoi giornali, in materia politica e in specie partitica. Con puntute disamine di candidature e programmi, e vis polemica inesausta soprattutto in materia di quei famosi temi "eticamente sensibili" che tutti o quasi i contendenti politici giudicano inopportuno spendere come munizioni elettorali, ma non la Cei, che al contrario continua a far rientrare dalla finestra ciò che è stato appena messo alla porta, saggiamente, dai partiti, spaventati all´idea che argomenti di così fonda e delicata natura (l´interruzione della gravidanza, il testamento biologico, le povere unioni civili ormai finite in fondo al sacco delle urgenze e della questioni) possano sfasciare equilibri politici faticosamente raggiunti. E dare l´innesco a furori e anatemi non precisamente desiderabili in un Paese già carico di problemi e divisioni.
Viene da chiedersi, a questo proposito, con quale umore non solo i cattolici del Pd, ma anche i laici del Pdl accolgano l´oramai chiarissima scelta della Cei di Ruini e Betori di osteggiare il Pd perdutamente "laicista", di conseguenza mettendo il proprio cappello sul partito di Berlusconi e Fini. Che clericale, almeno statutariamente, dovrebbe non essere, e non per la facile e poco elegante obiezione che tutti i suoi leader, a differenza di Veltroni e Franceschini, sono divorziati. Ma perché la laicità dello Stato, e più prosaicamente punti di vista e costumi liberali o libertari o libertini, sono ben presenti in quell´area del Paese che vota per il centrodestra. E a meno che l´editore televisivo Berlusconi, il tombeur des femmes Berlusconi, il multimiliardario Berlusconi sia considerato dai vescovi italiani, a differenza di Veronesi, il prototipo del "cattolico antropologico", si è costretti a concludere che quella della Chiesa è una scelta di campo politica in piena regola. Schietta e inequivoca.
Non è semplice sapere quanto peserà questa così evidente e imbarazzante intrusione nelle scelte dell´elettorato cattolico. Anche perché la definizione stessa di "elettorato cattolico" non è affatto ovvia: va da un vaglio ristretto, che comprende solamente i cattolici politicamente militanti (a destra, al centro e a sinistra), a un vaglio molto ampio, che contiene tutta la vasta e molto secolarizzata massa di italiani che si dicono cattolici ma non paiono disposti a farsene troppo influenzare nelle scelte politiche. E, quel che è peggio per la Cei, neanche nelle scelte etiche e di vita privata.
La sola certezza, in fin dei conti, è che la presenza della Chiesa (certamente quella mediatica) viene intesa ogni giorno di più come una presenza politica, con il continuo richiamo alla spiritualità e all´universalità della missione ecclesiale che appare appena un alibi sfocato, continuamente smentito dal minuzioso, quasi pedante sfoglio dell´agenda politica italiana da parte dei vescovi. Viene da chiedersi perché la Cei, a questo punto, non piazzi i suoi gazebo. Domanda volutamente candida, a fronte di una risposta di evidente e collaudata sagacia: dev´essere fantastico poter fare politica, ma senza rischiare i costi (politici) di un giudizio elettorale. Partecipare alla mischia rimanendone fuori. E´ il sogno di ogni giocatore. Ma non è – come dire – il massimo del fair-play.
© Copyright Repubblica, 26 febbraio 2008
Vi confesso che non ho letto questo articolo fino in fondo perche' dopo la frase sui teologi Ratzinger e Ferrara ho deciso in maniera unilaterale che non valeva la pena proseguire :-)
Serra e' veramente arrabbiato...si calmi!
Saremo noi elettori a decidere qual e' la nostra antropologia di riferimento.
Oh oh oh...non sara' per caso questo il vero problema? Non sara' forse questo che tanto mette in ansia la redazione del quotidiano di De Benedetti?
Suvvia...il popolo e' sovrano e non solo quando la pensa come i giornalisti di Repubblica.
Secondo Serra il discorso del Papa alla Pontificia Accademia per la Vita e' passato inosservato. Veramente, fra tutti i quotidiani, solo Repubblica ha deciso di dedicarvi solo poche righe. Gli altri giornali e telegiornali hanno riservato molto spazio alla notizia.
Ecco perche' l'articolo relativo non ha trovato spazio in questo blog.
Che peccato...
Vorrei farvi notare la frase topica dell'editoriale:
O il ripudio per vizio di forma del documento dell´Ordine dei medici in difesa della 194, definito dalla Cei "fasullo" su basi, come dire, procedurali.
Senza parole...non ne vale la pena!
R.
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5 commenti:
A mio avviso non dovrebbe essere un giornale di sinistra ateo a definire chi debba essere considerto un vero cattolico (mi riferisco alla frase su Berlusconi).
Un cattolico è chi difende i valori della Chiesa e la rispetta e qui la vita privata e i redditi di una persona centrano poco.
E comunque viva l'iiliberalismo solo la sinistra può dire la sua sui valori della vita e della famiglia?
La Repubblica ce l' avrebbe ancora a morte con la Chiesa se questa sarebbe schierata con il Pd? il problema mi sembra che stia tutto li!
E questa sarebbe la stampa libera dai condizionamenti partitici?!?
Forse è libera solo di sparare a zero su chi non pensa a “sinistra”!!!
no, infatti ribattere punto per punto non vale più la pena...Però dall'articolo mi sembra di intravedere , fra le righe, nei riferimenti all'area di centro destra , come un cambiamento di rotta nella consueta tattica della sinistra della "demonizzazione dell'avversario": tutto lascia pensare che la Chiesa stia pericolosamente insidiando il posto di Berlusconi nel ruolo di nemico da abbattere. Insomma, l'impressione è che anche stavolta, nel panorama della sinistra laica (arcobaleno, radicali democratici) l'unico collante sia "un'alleanza contro...", piuttosto che una reale convergenza di intenti e programmi. Ciao Carla
comunque i travasi di bile di Serra mi sembrano un ottimo viatico ;-)
"..E, quel che è peggio per la Cei, neanche nelle scelte etiche e di vita privata..."
Augias,Sofri,Scalfari,Maraini,Serra,Odifreddi,Veronesi...ogni giorno parlano di Chiesa.
Però a loro non basta: vogliono parlare anche di fede. Il problema è che per poterne parlare con una certa autorevolezza bisognerebbe documentarsi un minimo.
La frase che ho evidenziato secondo me dimostra bene quanto è sgangherato il commento di Michele Serra.
Federico
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