27 febbraio 2008
Sul testo mai votato la sordina dei giornali (Ognibene per "Avvenire"). Milone: «Dai media superficialità e mistificazione»
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Sul testo mai votato la sordina dei giornali
Il «Corriere» nemmeno riporta la notizia del colpo di scena nella vicenda del documento su aborto e legge 40 fatto passare per «ufficiale» e invece mai sottoposto al consenso dei medici italiani
DI FRANCESCO OGNIBENE
Dietrofront? Macché: avanti marsch. Senza far caso ai fatti, senza mezza ammissione di averla sparata grossa, in qualche caso persino senza pudore. Così è andata sulla stampa nazionale di ieri, che ha messo la sordina al colpo di scena nel «caso Fnomceo» del quale lunedì tutte le agenzie di stampa avevano dato ampiamente notizia.
I lettori dei grandi quotidiani hanno quindi saputo di sfuggita – e in alcuni casi nemmeno così – del contropiede di numerosi ordini provinciali dei medici che puntavano compattamente il dito contro la goffa operazione con cui il presidente della Federazione nazionale (la Fnomceo, appunto) Amedeo Bianco aveva tentato sabato di far passare per posizione ufficiale quelli che invece erano solo gli appunti di Antonio Panti (a capo dell’Ordine di Firenze) su aborto, legge 40, Ru486 e grandi prematuri, tutti orientati a una discutibile etica della scelta individuale.
Si trattava, invece, di una semplice relazione che con altre 13 i partecipanti al Consiglio nazionale Fnomceo di venerdì e sabato a Roma si erano trovati nella cartella dei lavori come contributi alla discussione sui temi più disparati. Che non ci fosse stato alcun voto su qualsiasi testo – salvo su quello conclusivo generale, che di questioni etiche non faceva menzione Avvenire l’aveva segnalato già domenica.
Una rivelazione solitaria che aveva però agitato le acque del confronto mediatico al punto da far parlare i giornali di lunedì di un presunto «attacco dei vescovi» contro i medici, accusati di 'falso'. Un’operazione al limite della farsa, gonfiata dai principali organi di stampa, dai Tg e dai Gr senza l’ombra di un dubbio che le cose fossero andate diversamente.
Sembra infatti ormai consolidata l’abitudine nelle redazioni di dare per certa la versione proposta da comunicati stampa e fonti che dovrebbero insospettire un occhio professionale appena smaliziato e che invece, proponendo versioni che suonano familiari a una visione ormai tutta conformista delle questioni etiche, vengono rilanciati senza verifica dalle agenzie (prima tra tutte a battere il 'documento' fasullo della Fnomceo l’Ansa alle 12.56 di sabato, un’ora e mezza dopo l’invio del comunicato della Federazione).
Il falso è stato però smascherato definitivamente lunedì dalla spontanea sollevazione degli ordini dei medici della Lombardia, di Roma, Palermo, Bologna, Vercelli, Salerno, Imperia, Savona... nessun testo su aborto e provetta era mai stato votato.
Lo stesso Bianco, ormai accerchiato, si difendeva parlando di «errore di ingenuità». Difficilmente si poteva immaginare una smentita più clamorosa di una notizia che aveva campeggiato sulle prime pagine: una novità che autorizzava ad attendersi il racconto della terza puntata di un giallo ormai risolto, anche solo per riequilibrare l’informazione fornita erroneamente ai lettori. Invece poco o niente.
Repubblica, ha parlato ieri di «camici bianchi divisi» quando ormai la verità era chiara a chiunque volesse solo vederla. La Stampa si è accodata («I camici bianchi si spaccano»), come se l’accertamento dei fatti fosse ancora oggetto di discussione. Semplicemente sorprendente il Corriere della Sera che non ha dedicato alla vicenda nemmeno una riga.
Eppure la smentita era arrivata dagli ordini della Lombardia, guidati dai medici di Milano. E il Corriere con Milano qualche legame dovrebbe averlo...
© Copyright Avvenire, 27 febbraio 2008
Che dire? Niente! Lorsignori non lo meritano...
R.
UCSI
MILONE: DAI MEDIA SUPERFICIALITÀ E MISTIFICAZIONE
«Superficialità e mistificazione». Massimo Milone, presidente nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana definisce così il modo con il quale la maggior parte dei media italiani ha presentato il documento diffuso dalla Fnomceo.
«Dietro l’assenza di verifiche, si nasconde ancora una volta il tentativo di strumentalizzare, ghettizzare, intimidire quella cultura della vita che ha visto da sempre protagonisti i cattolici italiani, in sintonia con il Magistero della Chiesa», afferma il presidente nazionale dell’Ucsi, per il quale «ancora una volta si è visto un giornalismo fragile e troppo conformista che rischia di prestare il fianco a centrali o lobby laiciste che alzano steccati e alimentano, sul tema, tensioni e divisioni politiche».
«Il tema – continua Milone – meriterebbe altri toni e riflessioni anche da parte della stampa. La vicenda chiama a riflettere sulle grandi regole di una informazione e di una comunicazione eticamente sostenibile attorno alla quale ormai ogni giorno si gioca il destino della società italiana».
A giudizio di Milone, «urge una disciplina legislativa moderna che tuteli, da un lato, la libertà responsabile dell’informazione, ma ne sancisca, dall’altro, dei limiti a salvaguardia di valori riconosciuti da tutti, come il diritto alla vita, al rispetto della persona umana, alla privacy».
Insomma, «serve uno scatto di orgoglio del giornalismo italiano».
© Copyright Avvenire, 27 febbraio 2008
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