28 febbraio 2008

L’autogol dell’Ordine dei medici: sconfinare nell’ideologia. Deontologia, citata e ignorata (Avvenire)


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L’autogol dell’Ordine: sconfinare nell’ideologia

Negli ultimi anni la federazione dei medici ha ceduto alla tentazione di esporsi su temi eticamente sensibili che, oltre a essere controversi e motivo di divisione all’interno della categoria, non le competono per natura e statuto

di Gian Luigi Gigli

Le polemiche insorte a segui­to delle controverse dichiara­zioni di Amedeo Bianco, pre­sidente della Federazione na­zionale degli Ordini dei me­dici chirurghi e degli odon­toiatri (Fnomceo), hanno fatto sor­gere importanti interrogativi sulle li­nee di tendenza in atto nella Fede­razione, miranti a dilatarne i compiti istituzionali.

Negli ultimi anni, infatti, oltre a o­perare necessarie riflessioni per l’ag­giornamento del codice deontologi­co ai mutati scenari della professio­ne, la Fnomceo ha finito per esporsi sempre più su questioni di politica sanitaria e su temi eticamente sensi­bili che, prima di essere controversi e fonte di divisione nella categoria, non le competono istituzionalmen­te. Non si tratta solo di una forzatu­ra, operata da Bianco e da alcuni suoi fedelissimi, di attribuire all’assemblea dei presidenti degli Ordini provin­ciali importanti documenti che non erano mai stati sottoposti a discus­sione e approvazione.

Un’analoga forzatura si era con­sumata nel giugno scorso a Udi­ne, quando – sono parole del presidente di Udine – la dirigenza della Fnomceo aveva tentato di «da­re uno scossone a un Parlamento sonnacchioso», per spingerlo (forse sollecitata dal senatore Ignazio Ma­rino) a legiferare sul testamento bio­logico. Il progetto era naufragato poi solo quando la tenace opposizione di alcuni presidenti provinciali e la vigilanza di Avvenire avevano reso e­vidente che la Presidenza non pote­va pretendere di parlare a nome di tutti i medici.

A distanza di otto me­si e in vicinanza della scadenza elet­torale, si è tentato di far passare co­me posizione condivisa da tutti i me­dici un giudizio molto positivo sul­la legge 194, una spinta per l’intro­duzione della pillola abortiva Ru486 e la richiesta di una modifica in sen­so eugenetico della legge 40 sulla procreazione assistita.

Di fronte a tali forzature occorre fa­re alcune precisazioni. La legge istitutiva attribuisce al consiglio direttivo dell’Ordine pochi essenziali compiti, come la compilazione de­gli albi professionali degli iscritti, la vigilanza sul decoro e sull’indipen­denza dell’Ordine, la designazione di rappresentanti presso commissioni o enti , la promozione di iniziative intese a facilitare il progresso cultu­rale degli iscritti, la collaborazione per lo studio dei problemi sanitari provinciali e locali. Gli Ordini eser­citano anche un potere disciplinare nei confronti dei sanitari iscritti e debbono favorire la conciliazione nelle controversie che coinvolgano i sanitari.

Sembra evidente, dunque, che non spetta agli Ordini dei medici fare po­litica sanitaria. Inoltre, non è loro compito dare patenti di bontà a leg­gi dello stato (come la 194), né tan­tomeno spingere per interventi legi­slativi (in tema di procreazione as­sistita o di testamento biologico) o per l’introduzione di farmaci (pe­raltro pericolosi per la salute della donna) come la Ru486.

Più in generale, non compete agli or­dini dei medici di tentare di stravol­gere la natura della professione e lo stesso giuramento di Ippocrate (che vieta la somministrazione di farma­ci abortivi), piegando il medico a u­na visione ideologica della medici­na, di orientamento contrattualisti­co e utilitaristico, senza peraltro che
Agli organi rappresentativi degli stes­si medici abbiano potuto adeguata­mente riflettere e pronunciarsi su questi temi.

Ancor meno accettabile è che que­sto possa anche solo generare il sospetto di subordinare l’etica medica alle esigenze della politica e di essere funzionale all’interesse di u­na parte in campagna elettorale.

Ci auguriamo che il presidente Bian­co, che per il suo abuso è stato co­stretto a una umiliante smentita (giu­stificata da presunta 'ingenuità'), approfondisca la sua autocritica e ab­bia la sensibilità di dimettersi dalla carica. Ci auguriamo anche che, in un soprassalto di responsabilità, i presidenti provinciali blocchino l’at­tuale deriva ideologica della Fnom­ceo.

Sarebbe quanto mai lesivo per il de­coro e la rappresentatività della pro­fessione se, in risposta alle forzature di tipo libertario, dovessero costi­tuirsi correnti politiche all’interno degli Ordini, in analogia a quanto ac­caduto nella magistratura. Peggio an­cora, sarebbe deleterio se i medici dovessero ricorrere a gesti più cla­morosi per sottolineare il distacco da una modalità di conduzione co­sì ideologicamente orientata a favo­re di una autodeterminazione senza limiti.

© Copyright Avvenire, 28 febbraio 2008


diritto & rovescio di Ilaria Nava

Deontologia, citata e ignorata

Forzature su temi «per i quali non c’è nessuna fretta nel decidere». Ancora reazioni dagli organismi provinciali alla mossa dei vertici Fnomceo

A leggere l’inizio del documento firmato da Antonio Panti, presidente dell’ordine di Firenze, e spacciato per posizione comune dei medici italiani è tutto un richiamo «ai pilastri morali del nostro codice deontologico», salvo poi sbilanciarsi in termini ideologici su temi eticamente sensibili come pillola del giorno dopo, aborto, legge 40, Ru486. Prese di posizione che, sia nella forma che nella sostanza, non sembrano molto in linea con la deontologia professionale.

«Appena abbiamo saputo che era stato diffuso dalla Fnomceo questo documento, senza che nessuno dei presidenti degli Ordini provinciali l’avesse discusso o votato, abbiamo convocato un consiglio straordinario nel nostro Ordine – afferma Giovanni Belloni, presidente dei medici di Pavia, che rappresenta circa 4.600 professionisti – e alla fine abbiamo votato all’unanimità una delibera che invita la Fnomceo a consegnare la bozza del documento a tutti gli ordini affinché abbiano tempo per discuterne. Su temi così importanti – prosegue Belloni – non pensiamo sia giusto neppure far votare solo i presidenti. Crediamo sia corretto che ogni presidente abbia tempo per discuterne all’interno del proprio Ordine, al fine di esprimere una posizione più rappresentativa possibile, il contrario di quello che è stato fatto dalla Fnomceo.
Non capisco tanta fretta di prendere risoluzioni su questi temi».

Tutto ciò a maggior ragione se si tratta di contenuti a rilevanza bioetica: «Mi è sembrato di capire che neppure all’interno del gruppo di lavoro guidato da Panti fossero tutti d’accordo sui contenuti, quindi non capisco come si possano giustificare le posizioni prese affermando che comunque sono in linea con il nostro codice deontologico. Penso che sia necessario un confronto approfondito su questi temi, proprio perché il nostro codice detta dei principi generali, che vanno declinati nelle varie situazioni, ma per farlo è necessario confrontarsi in maniera seria e approfondita».

Contesta il metodo anche Enrico Mazzeo, presidente dell’Ordine di Potenza: «È stato un errore affermare che quel documento è riconducibile ai medici italiani, anche perché non capisco come sia possibile sbilanciarsi così tanto su temi delicati senza tenere presenti le differenti sensibilità. Nel nostro Ordine abbiamo convocato un consiglio straordinario per discuterne e per auspicare maggiore confronto». Nel merito ci tiene a sottolineare la positività di alcune posizioni in linea con il codice deontologico: «Penso sia importante rilevare che il documento, che pure è caratterizzato da una visione decisamente di parte, almeno ribadisce la legittimità della clausola di coscienza, sia per l’aborto che per la pillola del giorno dopo». Per quanto riguarda la Ru486 rileva però che «rispetto a quanto affermato nel testo bisognerebbe effettuare ulteriori approfondimenti, visto che in letteratura sono documentate pesanti complicanze legate alla sua assunzione e che proprio la deontologia richiederebbe di approfondire».
«Una visione decisamente di parte».

© Copyright Avvenire, 28 febbraio 2008


Mapperò

Le ragioni di Bianco, non di tutti

Donatello Vaccarelli

«Si trattava di un documento che è stato discusso, ma non votato.
Lo abbiamo divulgato perché pensavamo potesse essere utile per una discussione pubblica».


Ospite ieri sera a «Mapperò», su Sat 2000, il presidente della Federazione degli ordini dei medici italiani Amedeo Bianco è tornato sul documento mai approvato che ha tenuto banco sulla grande stampa: «Un documento che ha creato molti problemi – ha sottolineato l’altra ospite del salotto televisivo di Monica Mondo, Maria Luisa Di Pietro, presidente dell’associazione Scienza & Vita –perché la federazione è un organo istituzionale e molti medici e ordini regionali non si sono riconosciuti in quel documento che assumeva posizioni molto discutibili». «I medici – aggiunge la Di Pietro – devono servire la vita; non si comprendono quindi certe considerazioni contenute in questo documento, per esempio quelle sulla Ru486, di cui vengono del tutto oscurati i rischi per la salute della donna».

«Il documento non imponeva soluzioni – si è difeso Bianco –, tra i medici non esiste un pensiero unico ma una pluralità di punti di vista.
Volevamo stimolare la riflessione. Così come sulla diagnosi pre-impianto, «che permetterebbe di individuare gravissime malattie genetiche». «Ma la diagnosi pre-impianto – ha protestato la Di Pietro – non porta a nessun intervento terapeutico, solo alla soppressione dell’embrione. Senza considerare i danni che la semplice biopsia procura all’embrione e la possibilità d’errore». Nella trasmissione si sono fronteggiate due idee differenti della professione medica. La Di Pietro ha criticato l’enfasi che viene posta sul principio dell’autodeterminazione del paziente, che relega il medico al ruolo di garante di una scelta. Bianco, invece –fatta salva l’obiezione di coscienza del medico – considera l’autodeterminazione un principio civile fondamentale che assicura scelte libere. «Eppure – ha concluso la Di Pietro – aborto, Ru486, diagnosi pre-impianto non sono problemi privati, bensì dell’intera società».

© Copyright Avvenire, 28 febbraio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non si può "gettare il sasso e nascondere la mano" quando sono i ballo temi di così ampia portata.
A mio avvisio è grave la responsabilità di Bianco per aver divulgato questo documento (avente la funzione di porre le basi per una discussione); è impensabile che egli non fosse in grado, quando ha fatto tale scelta, di prefigurarsi la possibilità puntualmente verificatasi) di gravi manipolazioni della realtà da parte dei principali organi di informazione.