25 febbraio 2008
I medici a favore della 194: "Il giallo del documento «Falso». «No, vero»". Peccato che Avvenire non abbia mai scritto che il documento è falso...
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Il caso «Avvenire» critica anche Veronesi
Il giallo del documento «Falso». «No, vero»
Margherita De Bac
ROMA — Prima l'affondo dell'Avvenire, poi la replica dei camici bianchi: è giallo sul documento approvato dai medici che sostiene la legge 194.
Ieri nel mirino del quotidiano della Cei i medici che avrebbero diffuso un «falso documento» a favore della legge sull'interruzione di gravidanza spacciandolo come espressione dell'intera categoria. E poi l'attacco a Umberto Veronesi, candidato a Milano nelle liste del Pd, e ai radicali — il riferimento, in particolare, è al ginecologo Silvio Viale — nello schieramento di Veltroni: «Impossibile ignorare quale sia l'antropologia» di Veronesi — scrive in un editoriale Francesco D'Agostino — «e la visione libertaria, non liberale, di chi ha sempre militato nel Partito radicale. Da queste visioni derivano inevitabilmente ampie conseguenze» anche sui temi eticamente sensibili. Queste le accuse dell'Avvenire. Secondo il quotidiano dei vescovi, i medici della Federazione nazionale degli Ordini (Fnomceo) in realtà non sarebbero stati d'accordo né avrebbero votato il documento che definisce la legge sull'aborto «moderna e solida», esprimendo inoltre il sì a favore di pillola del giorno dopo e pillola abortiva.
Ma Amedeo Bianco, presidente dell'associazione, respinge fermamente i sospetti e conferma la posizione di Fnomceo: «Non c'è stato voto, ma nella riunione del Consiglio nazionale nessuno ha sollevato questioni sul testo trovato in cartellina. Quel testo ricalca i principi contenuti nel codice deontologico e non ci sarebbe stata ragione di respingerlo». In difesa dei medici, e della 194, scendono in campo Pd, Verdi, Pdci. Il ministro della Salute, Livia Turco: «Il documento sia un monito, per il contenuto e il prestigio della fonte». E Rosy Bindi, Politiche per la Famiglia: «Rispettiamo la loro autonomia».
Nel Pdl, Alfredo Mantovano parla di «manipolazione, non c'è stata discussione». Per Fabrizio Cicchitto, FI, «la 194 è una buona legge, va soltanto attuata pienamente per mettere la donna nell'effettiva condizione di scegliere».
© Copyright Corriere della sera, 25 febbraio 2008
Se leggiamo attentamente l'articolo di Avvenire ci accorgiamo che il quotidiano ha evidenziato il fatto che il documento, definito choc, non e' stato approvato dalla totalita' dei medici italiani.
Questa non e' un'illazione di Avvenire perche' molti camici bianchi hanno affermato di essere rimasti sconcertati per l'uscita di quel documento.
Avvenire, quindi, non ha fatto altro che registrare lo "stupore" di molti medici.
Inoltre non e' stato Enrico Negrotti, autore dell'articolo, a parlare di "documento falso" bensi' il dottor Valerio Brucoli, componente del comitato sulla deontologia della Fnomceo.
Ecco le sue parole:
Peccato che tale «documento», se presentato come posizione ufficiale della Fnomceo, sia «sostanzialmente un falso».
Così lo definisce Valerio Brucoli, componente del comitato sulla deontologia della Fnomceo: «Nel Consiglio nazionale sono state lette 14 relazioni dei gruppi di lavoro, ma non sono state né votate né approvate. In particolare quella relativa ai temi etici (e che ora viene presentata come la posizione della Fnomceo) è solo una delle posizioni espresse al comitato etico, quindi un’opinione personale. Il documento approvato dal Consiglio nazionale della Fnomceo, invece, parla d’altro».
Mi pare piu' che chiaro...
R.
Aborto, i vescovi contro i medici Pd: alta tensione con i teodem
Carra: per noi sarà bagno di sangue. Il Loft vuole candidare il capo di S. Egidio
Binetti dal Senato potrebbe passare alla Camera. Tra i papabili Vittadini, D'Agostino e la Di Liegro
ROMA — «Documento falso »: è pesante l'accusa che Avvenire,
il quotidiano dei vescovi, muove contro l'Ordine dei medici e il testo diffuso sabato a favore della legge 194 che regolamenta l'aborto. Secondo il quotidiano Cei non sarebbe l'espressione dell'intera categoria, accusa immediatamente respinta dagli interessati: il documento «ricalca i principi contenuti nel codice deontologico ».
Ma le frizioni con i cattolici sono il tema dominante anche nella vita quotidiana del Pd. Perché sarà pur vero, come ha detto l'«arcivescovo » dei cattolici del partito Beppe Fioroni, che «la deriva laicista è tutta un'invenzione», ma da quando Veltroni ha aperto le porte ai Radicali, i teodem non si sentono più così al sicuro. «Sarà un bagno di sangue» teme Enzo Carra, dove l'espressione colorita rivela la preoccupazione della pattuglia ultracattolica portata in Parlamento da Rutelli nel 2006.
«Hanno stufato» è in estrema sintesi lo stato d'animo che si coglie ai piani alti del loft e la tesi è che «Radicali e teodem si sostengono a vicenda», gli uni legittimano gli altri. E, guardando ai prossimi lavori parlamentari, è facile intuire che ogni tema etico destinato ad approdare in aula sia potenzialmente esplosivo.
Per questo, al vertice del Pd si lavora per evitare l'elezione di esponenti radicali al Senato e, specularmente, per indebolire il drappello teodem. Ed è assai probabile che la Binetti, e magari non solo lei, venga ricandidata alla Camera. «Mi dispiacerebbe moltissimo non tornare a Palazzo Madama — ammette la ex presidente di Scienza e vita —. Spero bene che non saltino fuori sorprese... ».
Nell'entourage del segretario nessuno ha dimenticato che la senatrice Binetti non votò la fiducia a Prodi sul decreto sicurezza. E alle orecchie di Veltroni non sono certo sfuggite le sirene di quanti nell'Udc, come il segretario Lorenzo Cesa, hanno invitato Binetti e Luigi Bobba a traslocare nel centrodestra. Ad ogni profferta i due senatori hanno confermato la loro lealtà al Pd, eppure i veltroniani temono che dopo il voto i teodem possano cedere alla tentazione.
«Vogliono ridimensionarci? Io non lo credo — si mostra ottimista Bobba, possibile capolista —. Semmai c'è bisogno di riequilibrare un Pd troppo spostato sul versante laico». Veltroni non può deludere la richiesta dei cattolici, però l'indicazione è stata esplicita: ben vengano uno o due nomi di spessore da posizionare in cima alle liste, purché non siano «baciapile».
Negli ultimi giorni il pressing di Veltroni su Andrea Riccardi si è fatto sempre più insistente. Il fondatore della comunità di Sant'Egidio aveva declinato l'invito a correre da capolista, ma ora la questione si è riaperta, giacché il Pd avrebbe offerto al professore un incarico di governo. «Uno come lui non lascia Sant'Egidio per fare il parlamentare — riflette Enzo Carra —. Ma chissà, se ci fosse un ministero magari accetterebbe pure...». E viste le credenziali del personaggio, che nel giugno scorso fu omaggiato dalla visita di George Bush, si dice che Veltroni abbia offerto a Riccardi il ministero degli Esteri. Nell'attesa che sciolga la riserva, continua la caccia al nome illustre, 4 o 5 candidature che il segretario annuncerà mercoledì al gran raduno dei cattolici. Tra i papabili Giorgio Vittadini (Compagnia delle Opere), il presidente del Comitato nazionale di bioetica Francesco D'Agostino, la co-presidente di Scienza e vita Maria Luisa Di Pietro e Luigina Di Liegro, sorella dello scomparso don Luigi.
© Copyright Corriere della sera, 25 febbraio 2008
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