27 febbraio 2008

Il Direttore Famiglia Cristiana: «Cattolici incompatibili con i radicali». Latorre (PD): «Abbiamo sbagliato a mollare i rapporti con la Chiesa»


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«Cattolici incompatibili con i radicali»

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Paolo Conti

ROMA — «Famiglia Cristiana», il settimanale da lei diretto, ha definito il programma del Pd un «intruglio veltroniano in salsa pannelliana».

Don Antonio Sciortino, è un invito a non votare Pd? L'ingresso dei radicali rende impossibile ai cattolici esprimersi per la formazione veltroniana?

«Intanto la nostra definizione di "pasticcio veltroniano in salsa pannelliana" non era riferita né al Pd né al programma, che ancora non conoscevamo al momento di scrivere l'editoriale.
Ci riferivamo esclusivamente all' accordo tra il Pd e i radicali, che a nostro parere è un errore perché ha "annacquato" la scelta iniziale di Veltroni di "correre da solo", la vera novità di questa campagna. Poi, noi non diamo nessuna indicazione di voto o di non voto per un polo o l'altro: siamo interessati a promuovere una vera politica per la famiglia, a cominciare da un fisco più equo per chi ha figli, e ad affermare i valori della vita e la dottrina sociale della Chiesa, indipendentemente dagli schieramenti politici. Nel sondaggio sul voto cattolico che abbiamo pubblicato la scorsa settimana, alla domanda "lei ritiene che un cattolico possa votare uno schieramento che comprende anche il partito radicale?", il 40% del campione ha risposto sì.

Con ciò rimane l'interrogativo, che ci pongono anche molti lettori: come faccio a votare uno schieramento che include i radicali, che non perdono occasione per attaccare e irridere la Chiesa, il Papa e i valori cristiani?»

Ma il giudizio non è in contrasto con la recente ricerca del vostro giornale in cui Veltroni appariva come il politico più popolare tra i lettori perché vicino ai temi cattolici?

«La ricerca intanto riguardava tutti i cattolici italiani e non solo i lettori del nostro settimanale. Veltroni veniva scelto come presidente del Consiglio dal 24 per cento del campione, ma senza alcun riferimento ai programmi. Credo che le preferenze per Veltroni si giustificassero per la sua capacità di dialogo, per il rispetto e i buoni rapporti che ha sempre avuto col mondo cattolico. Ne ha dato ampie prove anche come sindaco di Roma. L'accordo con i radicali è venuto dopo.»

Veltroni contesta: perché «Famiglia Cristiana» non disse nulla quando nel 2001 Pannella concluse l'accordo con Forza Italia?

«Non è vero. La cultura radicale e le loro battaglie sono sempre state da noi contrastate in quanto opposte ai valori cattolici. Circa l'accordo di Pannella con Forza Italia del 2001, bisogna dire che allora tutti si aggregavano e nessuno aveva fatto la scelta di "correre da solo", salvo poi tornare indietro. Oggi, con questa legge elettorale per la quale non si possono esprimere preferenze e con le liste bloccate fatte dai segretari di partito, nove candidati radicali passano di sicuro: voti la Bindi e porti a casa la Bonino. Veltroni deve spiegare come conciliare questa contraddizione. È indubbio che l'arrivo dei radicali apre un contenzioso con i cattolici del Pd. Di cui, a mio parere, non c'era proprio bisogno ».

Per Veltroni la vostra posizione sembra far pensare che laici e cattolici non possano convivere in un'unica formazione.

«Ma il problema non è il rapporto tra laici e cattolici, che possono, anzi devono convivere bene all'interno di una stessa formazione, purché abbiano un minimo di terreno comune. Che è la ragione per cui due partiti, Ds e Margherita, si sono fusi in un' unica formazione. Il problema, nello specifico, riguarda l'ingresso dei radicali. A questo punto, rotte le fila, perché non imbarcare anche altri partiti? Perché solo i radicali?»

«Famiglia Cristiana» è sempre stata attenta a tutti gli scorci del panorama politico, centrosinistra incluso. Non pensa che una presa di posizione come questa possa trasformarsi in un precedente e modificare una linea di sostanziale equilibrio?

«No, assolutamente. Manteniamo la nostra linea di equidistanza. Dal nostro sondaggio è emerso che i cattolici hanno un elevato livello di maturità civica. Per tutti è fondamentale la guida spirituale della Chiesa, la sua funzione di indicare la "via". Che poi concretizzano in scelte e comportamenti politici».

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L'intervista Nicola La torre

«Noi e la Chiesa? I problemi partiti con Prodi»

Il senatore pd: ha pesato la personalizzazione della politica, ora il dialogo ricomincerà

Maria Teresa Meli

ROMA — «Abbiamo sbagliato a mollare i rapporti con la Chiesa in questi ultimi anni. Lo dimostra anche la vicenda del referendum sulla fecondazione assistita. Paradossalmente nel momento in cui abbiamo cercato un candidato premier cattolico per instaurare un rapporto con quel mondo, quel rapporto è diventato più difficile ».

Parla così, Nicola Latorre, vice capogruppo dell'Ulivo al Senato. Ma addossare a Prodi le difficoltà tra Pd e Chiesa non è troppo comodo?

«Non è ciò che sto facendo. Dico che da quando le forze politiche hanno perso autorevolezza e ha preso il sopravvento la personalizzazione della politica il rapporto con quel mondo ne ha risentito».

L'accordo con i radicali ha messo in allarme Chiesa e mondo cattolico.

«Io penso che se un giornale come Famiglia Cristiana e se una personalità come padre Sorge sul Corriere di ieri si interrogano sul senso di questo accordo noi non possiamo replicare con una scrollata di spalle. E, giustamente, Veltroni non lo ha fatto».

Non lo ha fatto, ma le polemiche restano.

«Che l'accordo con i radicali potesse creare questo equivoco era comprensibile e prevedibile. Penso che queste obiezioni meritino una risposta non stizzita ma argomentata e innanzitutto si deve dire che questa intesa in nessun modo testimonia di una deriva laicista del Pd».

Ma i radicali hanno legato la loro storia politica a battaglie come il divorzio e dell'aborto, invise alla Chiesa.

«I radicali hanno fatto anche altre battaglie, come quella sulle liberalizzazioni. E comunque l'accordo con loro non produce alcun cambiamento di rotta del Pd. Anzi, io mi aspettavo una valutazione positiva da parte del mondo cattolico, perché il Pr anziché presentarsi come un partito autonomo su una linea oltranzista, porterà un suo contributo dentro il gruppo unico e dentro il progetto politico del Pd, che sui temi del rapporto con il mondo cattolico ha una linea molto netta, ribadita in più occasioni da Veltroni. Ciò dovrebbe rassicurare il mondo cattolico, non preoccuparlo».

Per l'ennesima volta, però, si pone il problema del rapporto tra una certa parte politica e il mondo cattolico.

«Io sono convinto che ci si debba misurare seriamente con i problemi posti dal mondo cattolico. Sono problemi molto seri, anche se in campagna elettorale vengono strumentalizzati. Ma sono tematiche che interrogano pure il pensiero laico. E io credo che, che tanto più in una fase in cui ormai vi sono società multietniche e multireligiose, anche lo stesso concetto di laicità vada riproposto in termini nuovi. Non possiamo più solo limitarci a difendere l'autonomia della politica: dobbiamo studiare i modi su cui fondare il dialogo tra le diverse culture e religioni. Quindi si rendono necessari un atteggiamento della Chiesa rispettoso dell'autonomia dello Stato, ma anche una presa d'atto più rispettosa, da parte nostra, di quel che viene da quel mondo. E questo è esattamente il pensiero che ha espresso il cardinal Bertone incontrando il corpo diplomatico a Cuba ».

Ma ci sono problemi contingenti, come quelli della legge 194.

«Noi difendiamo la 194 ma ci poniamo anche il problema di come si può intensificare l'azione di prevenzione dell'aborto e il sostegno alla maternità».

Comunque è da prima dell'intesa con i radicali che i rapporti tra centrosinistra e Chiesa si sono complicati.

«È vero, in questi ultimi anni abbiamo mollato il tema dei rapporti con la Chiesa. In questo senso è stato un errore anche il referendum sulla fecondazione assistita, che non a caso io non ho firmato. Avremmo dovuto fare una nuova legge, tutti insieme, con i cattolici, come avvenne per la 194».

Padre Sorge sostiene che con il Pci «c'era più sintonia».

«Certo, ma dobbiamo storicizzare: il Pci era una forza politica con una forte identità ideologica, che però aveva l'ambizione di interpretare gli interessi generali del Paese, e quindi teneva conto della forza e della presenza dei cattolici, senza mettere per questo in discussione la laicità dello Stato, e dobbiamo anche ricordare che all'epoca c'era un forte partito di ispirazione cattolica. Ora, la crisi dei partiti ha portato a una personalizzazione della politica. Insomma, i rapporti con il mondo cattolico sono stati gestiti direttamente da chi stava a capo delle istituzioni e questo a discapito di quel clima di reciproco rispetto che vigeva prima.

Ma ora quel dialogo può riprendere: nella carta dei valori del Pd c'è scritto che la religione ha una dimensione pubblica, con buona pace delle sciocchezze che dice Odifreddi secondo cui la religione ha solo una dimensione privata».

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