25 febbraio 2008

Aiutare il malato morente a vivere con dignità, rifiutando le spinte verso l’eutanasia (commento di Radio Vaticana al discorso del Papa)


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Aiutare il malato morente a vivere con dignità, rifiutando le spinte verso l’eutanasia, proposte da una visione utilitaristica della persona: l’esortazione del Papa nel discorso alla Pontificia Accademia per la Vita

La società deve aiutare il malato grave ad attraversare il momento della morte con dignità: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza ai partecipanti al Congresso sul tema “Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. Un evento, in corso in questi giorni in Vaticano, in occasione della XIV assemblea generale dell’Accademia. Il Papa ha ribadito la ferma condanna etica di ogni forma di eutanasia ed ha auspicato una sinergia tra la Chiesa e le Istituzioni civili per assicurare al malato grave e ai suoi famigliari l’aiuto necessario. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto da mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Tutta la società, e non solo la comunità cristiana, “è chiamata a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente”: è l’esortazione di Benedetto XVI, che nel suo appassionato discorso alla Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito l’urgente sfida per tutti “di portare nel vasto orizzonte della vita umana lo splendore della verità rivelata e il sostegno della speranza”. I medici, in particolare, ha aggiunto sono tenuti ad esprimere il rispetto della vita umana "in ogni momento del suo sviluppo terreno". Quindi, riprendendo la sua Enciclica Spe salvi, ha sottolineato che una società che non riesce ad accettare i sofferenti è crudele e disumana:

“In una società complessa, fortemente influenzata dalle dinamiche della produttività e dalle esigenze dell’economia, le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica e/o di malattia, di essere travolte. Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”.

Il Papa ha dunque ribadito, “ancora una volta, la ferma e costante condanna etica di ogni forma di eutanasia diretta, secondo il plurisecolare insegnamento della Chiesa”. Ha poi avvertito che una società solidale ed umanitaria deve tener conto delle difficili condizioni delle famiglie che, “talora per lunghi periodi, devono portare il peso della gestione di malati gravi non autosufficienti”. Le terapie e gli interventi, è stato il suo richiamo, devono sempre seguire i criteri della proporzionalità medica. Ed ha spiegato che nel caso di terapie rischiose e dunque straordinarie il ricorso ad esse va considerato “moralmente lecito ma facoltativo”. Ed ha aggiunto che “un più grande rispetto della vita umana individuale passa inevitabilmente attraverso la solidarietà di tutti e di ciascuno”:

“Lo sforzo sinergico della società civile e della comunità dei credenti deve mirare a far sì che tutti possano non solo vivere dignitosamente e responsabilmente, ma anche attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e di solidarietà, anche là dove la morte avviene in una famiglia povera o nel letto di un ospedale”.

Sul versante della regolamentazione del lavoro, è stata la riflessione del Pontefice, si riconoscono solitamente “dei diritti specifici ai familiari al momento di una nascita”. In maniera analoga, ha esortato, “diritti simili dovrebbero essere riconosciuti ai parenti stretti al momento della malattia terminale di un loro congiunto”. Ed ha auspicato una sinergia tra la Chiesa e le istituzioni che potrebbe rivelarsi “preziosa per assicurare l’aiuto necessario alla vita umana nel momento della fragilità”:

“La Chiesa, con le sue istituzioni già operanti e con nuove iniziative, è chiamata ad offrire la testimonianza della carità operosa, specialmente verso le situazioni critiche di persone non autosufficienti e prive di sostegni familiari, e verso i malati gravi bisognosi di terapie palliative, oltre che di appropriata assistenza religiosa”.

Dal canto suo, ha aggiunto, la società “non può mancare di assicurare il debito sostegno alle famiglie che intendono impegnarsi ad accudire in casa, per periodi talora lunghi” malati bisognosi di un’assistenza particolarmente impegnativa. Il Papa non ha mancato di sottolineare che quando si spegne una vita, “si conclude l’esperienza terrena, ma attraverso la morte si apre per ciascuno di noi, al di là del tempo, la vita piena e definitiva”. Per la comunità dei credenti, ha detto ancora, questo incontro del morente con la Sorgente della vita e dell’Amore rappresenta un dono che ha valore per tutti”. Come insegnava Madre Teresa di Calcutta, ha ricordato infine il Papa, nessuno dovrebbe morire nella solitudine e nell’abbandono, ma almeno nel momento della morte dovrebbe poter sperimentare, nell’abbraccio dei fratelli, il calore del Padre.

© Copyright Radio Vaticana

3 commenti:

euge ha detto...

Ti voglio avvisare Raffaella, che questo discorso del Papa è già stato riportato su Libero Blog come un attacco del Papa ai medici. In poche parole questi signori vogliono che una persona che ha il dovere e l'obbligo di affrontare temi etici che, consistono anche nel dire che il malato morente deve essere aiutato a vivere con dignità, viene visto come un nemico da combattere perchè persona che richiama ad avere rispetto della vita umana, accompagnandola dignitosamente fino alla sua fine naturale. Vorrei capire dov'è lo scandalo in tutto questo...... vorrei capire a quale umanità fanno riferimento certe menti eccelse quando condannano il Papa...... vorrei capire fino a che punto l'uomo può arrivare con la sua saccenza ed autosufficienza a disporre liberamente, per proprio comodo e per una sua pura forma di egoismo, della propria vita e di quella degli altri; soprattutto di quelli più deboli che non vengono in nessun caso tutelati. Quanti di noi che si riempiono la bocca di parole per essere al passo con questi nostri tempi che definirei i più bui, sarebbero poi capaci di staccare veramente la famosa spina di un congiunto di una madre, di un padre o addirittura di un figlio; è vero in molti casi c'è chi lo ha richiesto per disperazione perchè magari non è aiutato strutturalmente e finanziariamente da chi dovrebbe; oppure c'è chi non ritiene la vita umana un dono ma, soltanto una cosa di cui si dispone a proprio piacimento. Ma, quanti invece davanti ad una simile decisione farebbero i conti con la propria coscienza, con il proprio cuore? No riduciamo un argomento tanto delicato, ad un mezzo per fare la guerra a Benedetto XVI ( uno dei tanti ); non usiamo la sofferenza di tanti come arma per contrapporsi ad un Papa che come Giovanni Paolo II fece, nell'Evagelium Vitae difende come giusto che sia strenuamente il valore della vita umana anche contro coloro che considerano la vita un bene negoziabile e del tutto subordinato, ai propri comodi ed alla propria falsa libertà.

Anonimo ha detto...

Grazie, Euge...
Chissa' che cosa dovremo leggere domani...viene voglia di fare "obiezione di coscienza" verso i giornali :-)

euge ha detto...

Cara Raffaella hai perfettamente ragione ...... domani si dovrebbe fare obiezione di coscenza verso tutti quei giornali ( tanto sono sempre gli stessi), che si butteranno come avvoltoi su questo discorso.
- SEMPRE CON BENEDETTO XVI -
QUESTA E' LA MIA RISPOSTA a tanto schifo!