29 febbraio 2008
Uguaglianza e dignità dell'uomo in una lezione di Ravasi alla Sapienza (Osservatore Romano)
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Uguaglianza e dignità dell'uomo in una lezione di Ravasi alla Sapienza
La dignità dell'uomo non può essere un luogo comune
di Marilena Amerise
""Di gloria e di onore lo hai coronato". Uguaglianza e dignità dell'uomo": questo il tema svolto mercoledì 27 febbraio dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi nell'aula magna dell'università La Sapienza. L'incontro, promosso dall'associazione Athenaeum nell'ambito del progetto "Quale Europa per i giovani?", ha offerto agli studenti romani la possibilità di riflettere sulla complessità dell'essere umano e sulla necessità di sviluppare la propria coscienza, personale e sociale. Con un vasto e ricco affresco di rimandi letterari e di citazioni scritturistiche, il biblista ha affascinato il giovane uditorio affrontando i grandi temi etici e le questioni fondamentali che hanno da sempre costituito i nodi del pensiero occidentale.
Quali sono gli elementi per i quali il salmista scrive che "di gloria e di onore" l'uomo "è coronato" da Dio? Quali i valori fondanti la dignità e l'uguaglianza tra gli uomini? Ravasi, tramite un'accurata esegesi dei primi capitoli del libro della Genesi, ha evidenziato tre elementi fondamentali tra quelli che specificano la ricca multidimensionalità dell'esistenza umana: la libertà, la capacità relazionale e la tensione verso la trascendenza.
L'albero del bene e del male posto nell'Eden sancisce e nel contempo sfida una libertà creaturale, quella umana, che tuttavia si pone come dimensione radicalmente costitutiva di quell'unica creatura "fatta a immagine e somiglianza di Dio" e chiamata a una responsabilità da sviluppare giorno dopo giorno. I due estremi della morale, il bene e il male, trascendono l'uomo e lo pongono di fronte alla scelta. La libertà - ha sottolineato Ravasi - si configura dunque come volere e selezionare giudicando, motivando le scelte che si compiono. In tale visione, la libertà costituisce una delle più alte manifestazioni sia dell'uguaglianza sia della dignità di ogni persona umana, e la loro garanzia ultima a livello individuale e a livello sociale. È l'uso perverso della libertà che genera il dramma del male morale e minaccia la dignità umana.
Il racconto biblico della creazione della donna introduce l'altro elemento della dignità e dell'uguaglianza: la capacità di relazione. L'uomo infatti non è stato creato come una monade, non è un'isola, ma è un essere dialogale. La capacità relazionale non è solo quella interpersonale, ma è anche relazione con il creato, con il cosmo intero. Il versetto 6 del salmo 8, infatti, che costituisce il titolo della relazione, se da un lato formalizza il primato dell'uomo nella creazione, dall'altro sottolinea "l'attenzione al fatto che egli non può trasformarsi in un tiranno che infrange l'armonia col suo simile, prevaricando nella prepotenza e devastando il creato in cui è inserito".
L'"alito vitale" che l'uomo ha ricevuto da Dio, secondo il racconto del Genesi, rivela un altro elemento fondante la dignità e l'uguaglianza dell'uomo: la tensione verso la trascendenza. Ravasi, facendo riferimento anche al Trattato logico-filosofico di Wittgenstein, ha sottolineato questa esigenza dell'uomo di superare se stesso, di andare oltre, di cogliere l'eterno. Anche parlando in termini laici, l'ateo autentico è colui che si interroga, che non può spegnere questa tensione. Nell'interpretazione del biblista l'alito vitale rappresenta la coscienza, "il segno più autentico della nostra trascendenza". Il relatore si è soffermato particolarmente su questo aspetto e sulla necessità di sviluppare la propria coscienza, personale e sociale, rimarcando che una scienza senza coscienza distrugge la vita. La coscienza permette di ricordare che l'uomo non è solo un oggetto definito dalla sua struttura biologica e dalla sua capacità neuronale, ma, come ricordava Pascal, "l'uomo supera infinitamente l'uomo".
L'ultimo punto sul quale Ravasi ha voluto richiamare l'attenzione del suo giovane pubblico è un interessante cenno all'importanza del monoteismo non solo come tesi teologica, ma anche nella sua significativa valenza dal punto di vista sociale, in quanto esso costituisce l'affermazione dell'unicità del creatore e quindi anche dell'unicità della creatura.
Libertà, capacità relazionale, coscienza sono espressione della dignità e dell'uguaglianza che rappresentano una realtà costitutiva dell'uomo, che gli appartiene al di là di ogni forma di riconoscimento. È un dono ma anche un impegno. Un impegno che è sociale e anche politico, economico, intellettuale, scientifico: a questo proposito Ravasi ha menzionato in conclusione un componimento di Gandhi nel quale si denuncia il pericolo di una politica senza principi, della ricchezza senza lavoro, degli affari senza morale, della scienza senza attenzione per l'uomo e di una religione senza la fede. Espressioni adeguate proprio alla nostra società attuale che corre il rischio della banalità, dell'indifferenza e del luogo comune. Il non sapere di avere una coscienza costituisce un problema fondamentale del nostro tempo.
(©L'Osservatore Romano - 29 febbraio 2008)
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