28 febbraio 2008

La Sindone tra mistero ed evidenza (Osservatore Romano)


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La Sindone tra mistero ed evidenza

di Giuseppe Ghiberti
Presidente della Commissione diocesana per la Sindone, Torino

In un'intervista prima dell'ostensione solenne della Sindone del 1998, il cardinale Giovanni Saldarini disse che per prepararsi a quell'evento l'iniziativa migliore era l'impegno della lettura personale, approfondita, amorosa dei quattro racconti evangelici della passione. Non molti si sono impegnati a diffondere questo invito. Eppure questa è la consegna e l'eredità lasciataci da una lunga tradizione di devozione sindonica. Per secoli folle di fedeli si posero davanti a quel lenzuolo pensando alla passione e all'amore del Salvatore del mondo.

A questa devozione si opposero numerose obiezioni, ma la più grave fu che essa non fosse evangelica, non aiutasse a vivere secondo il vangelo.

La prima polemica - del secolo decimoquarto con Pietro d'Arcy - era certo importante, perché si domandava se la Sindone fosse stata frutto di una frode pittorica, ma era molto meno radicale di quella che avrebbe suscitata Calvino, rifiutando le cosiddette immagini sacre e le reliquie. Le une e le altre sono realtà - affermava il riformatore - che impediscono il cammino dell'evangelo e dei suoi valori. Qualche suo seguace oggi precisa che esse non permettono all'uomo moderno di raggiungere la maturità cristiana. Ma proprio la prassi di chi viveva, e continua a vivere oggi, quella devozione mostra il contrario: il registro dell'enfasi è stato sempre assai ridotto, più ancora quello dell'esaltazione di massa - con attese miracolistiche - mentre era praticato l'impegno della devozione alla croce e dell'aiuto ai fratelli che soffrono come Gesù in croce. Basti pensare agli statuti e alle realizzazioni della Confraternita del Santissimo Sudario a Torino, nei suoi quattrocento anni di vita, e all'esempio dei grandi santi devoti della Sindone.

Il rapporto che legava i devoti della Sindone, da tanti secoli, con quel telo e quella immagine è sovente un rapporto religioso prescientifico, eppure quanto mai legittimo. La devozione sindonica, pur avendo interesse per le ricerche scientifiche, non si sente condizionata da esse. Ed è giusto che così rimanga, perché per loro natura i due campi sono distinti e separati. Quest'affermazione rappresenta un punto nodale nell'esatta concezione del rapporto fra ricerca scientifica e accettazione della presenza sindonica nella vita del credente.

In questo senso è andato l'insegnamento del Papa Giovanni Paolo II, durante il suo pellegrinaggio alla Sindone, il 24 maggio 1998, quando affermava che non è competenza specifica della Chiesa fare un pronunciamento definitivo sulle dispute degli scienziati. Se essa non si riconosce questa competenza, non potrà normalmente dire, in forza della sua autorità, che una sentenza è da rigettare e un'altra da ritenere. Uomini di Chiesa avranno certo le loro convinzioni, ma esse non diventeranno mai insegnamento della Chiesa. Il Papa chiede solo che lo studio della Sindone venga affrontato "senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono" - sia in senso positivo sia in senso negativo - e invita gli studiosi "ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti".
Quali conseguenze provoca questo atteggiamento? Se si incontra l'uomo di scienza convinto che l'origine del lenzuolo e dell'immagine sindonica non ha avuto rapporto materialmente immediato con l'evento della morte e sepoltura di Gesù, gli si dirà che dunque il suo rapporto vitale con la Sindone non ha motivo e diritto di esistere, oppure lo si inviterà a sentirsi ugualmente interpellato da quella immagine, che continua a essere eco appassionata della voce del Vangelo?

Convinzione della Chiesa è che un rapporto religioso tra l'uomo che giunge alla Sindone e quel santo lenzuolo sia legittimo, indipendentemente dai risultati che la sua convinzione crede di poter trarre dalla complessa ricerca scientifica. Quel rapporto nasce dalla constatazione della relazione che corre tra l'immagine sindonica e la vicenda evangelica della passione di Gesù: constatazione che nasce immediata, che è avvertita da secoli, ed è consapevolmente ragionevole.

Non è stato facile presentare questo cammino a chi giocava invece tutta la causa della Sindone sulla base della certezza assoluta che all'origine dell'immagine sindonica ci sia stato il contatto fra il telo e il cadavere di Gesù. Ma fu certo una scelta liberante, perché permetteva a chi era convinto dell'antichità della Sindone la gioia della propria posizione senza l'affanno di fronte alla possibilità che sorgesse un qualsiasi intralcio nella ricerca, e dava ai più incerti la stessa gioia nel proprio rapporto con la passione di Gesù attraverso la Sindone, senza arrovellarsi in una ricerca affannosa dall'esito non sufficientemente sicuro.
Ma allora, quale funzione assume la ricerca scientifica per gli interessi che nutre la Chiesa nei confronti della Sindone? Gli interrogativi che suscita la presenza del lenzuolo sindonico, per il suo pregio di tessuto antico, la sua età, l'immagine che porta su di sé, sono avvertiti da tutti gli uomini, ma interessano in particolare l'uomo di scienza e una quantità impressionante di specializzazioni di ricerca.

La Chiesa ha un atteggiamento fondamentale di interesse e di favore per ogni impresa di ricerca, perché essa risponde alla vocazione primaria dell'intelligenza umana. Nel caso specifico poi la scienza può rendere al credente il servizio negativo di rassicurarlo sull'origine non malvagia del reperto sindonico.

Essa gli dice infatti che non risulta in nessun modo che la Sindone sia un artefatto prodotto per scopo di inganno e di lucro e neppure che sia stata originata dalla tortura inflitta a un uomo, a somiglianza delle torture subite da Gesù. Si tratta di un servizio importante, perché, se anche un'origine malvagia non annulla la realtà dell'immagine, che resta sempre misteriosa e affascinante, essa però rende molto perplesso il rapporto vitale con un oggetto sorto a scopo di inganno e a prezzo di tanto sadismo.

Il servizio maggiore della scienza è però richiesto dal cuore - non è dunque più lecito parlare di fredda scienza! Per il cuore umano non è indifferente sapere se questo lenzuolo ha avvolto il cadavere di Gesù o se ha avuto un'altra, misteriosa, origine. È diverso il rapporto con la foto che un figlio ha ricevuto direttamente dalla mamma, da quello con la foto di cui lei non era a conoscenza e che solo dopo è stata scovata e messa in evidenza. Ambedue le foto sono una sua immagine, ma in una c'è in qualche modo un ricordo più intenso. Però il figlio è pure consapevole che in nessun caso c'è la presenza reale della madre e che in ambedue i casi l'aspetto veramente importante è il fatto che nell'immagine riprodotta egli possa vedere i tratti della persona cara.
Di questa consolazione il Signore ci dà una probabilità grande, non la certezza. O almeno non la dà a tutti. La Chiesa è convinta di potere presentare il messaggio sindonico anche a coloro che sentono incertezza sulla conclusione della autenticità e di dovere parlare con tutti gli uomini e le donne delle ricchezze del messaggio della Sindone prima di affrontare quel problema. È la conseguenza della natura prescientifica del rapporto religioso a cui si è accennato.
A me che trovo nel discorso scientifico il fondamento per concludere a favore di una probabilità grandissima circa la nascita in epoca romana del tessuto e l'origine dell'immagine a partire dall'avvolgimento del cadavere di Gesù deposto dalla croce, ma non per la certezza assoluta, sembra che questo fatto contenga un ammaestramento nascosto, assai coerente con le caratteristiche della fede. Esso sottolinea l'umiltà e preziosità di un segno che fa dimenticare se stesso anche attraverso la sua povertà di certezze, per invitare a concentrare esclusivamente l'attenzione su Gesù crocifisso, che ci parla da questa struggente immagine di impotenza, di silenzio, di sofferenza, di amore.
Le affermazioni fatte or ora richiedono una verifica che qui non è possibile. Mia impressione è che su alcuni punti della discussione sindonica scientifica si siano caricate le prove di valori che esse non hanno o non hanno ancora. Alcuni ambiti importanti hanno bisogno di approfondimenti, come quello della palinologia e della numismatica, per non parlare della ricerca del carbonio 14. In quest'ultimo campo vi sono esagerazioni in ambedue i sensi: in senso negativo, da parte di chi ci trova le ragioni per parlare della Sindone come di un falso, senza tenere conto che comunque nessuna spiegazione dell'immagine è giunta a dare conto della sua origine; in senso positivo, da chi ritiene che ormai sia chiuso del tutto il significato di quel responso, mentre in realtà le riserve nei suoi riguardi hanno ancora bisogno di approfondimenti. È però vero che è assai difficile vedere una spiegazione globale dei dati offerti dalle ricerche scientifiche fuori dell'ipotesi della autenticità. È questo il motivo per cui ritengo lecito un parere personale in suo favore, confermando però che il rapporto religioso verso la Sindone non è condizionato da questa conclusione. Il cuore spera fortemente di vederla confermata, ma sa che probabilmente questa conferma giungerà soltanto quando tutti i valori saranno mutati, perché ci sarà concesso di vedere quel Volto beato senza veli.

(©L'Osservatore Romano - 29 febbraio 2008)

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