28 febbraio 2008

Critiche e perplessità dopo la fuga di notizie sulla Ru486 (Zenit). Ancora un autogol dei media...


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Critiche e perplessità dopo la fuga di notizie sulla Ru486

Scienza & Vita denuncia “è un pericolo per la salute delle donne”

di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 27 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La stampa italiana ha diffuso la notizia secondo cui la Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) avrebbe dato il proprio parere favorevole alla richiesta di autorizzazione al commercio, attraverso la procedura di mutuo riconoscimento (che coinvolge anche altri Paesi europei), per la pillola abortiva Ru486.

Ma come ha detto a ZENIT Assuntina Morresi, “si tratta di una fuga di notizie che non autorizza alcunché”.

La Morresi, professoressa associata di Chimica Fisica all'Università di Perugia e coautrice con Eugenia Roccella del libro La favola dell'aborto facile. Miti e realtà della pillola Ru486, ha spiegato che “si sta cercando di forzare il dibattito per favorire l’utilizzo della pillola abortiva”.

Le rivelazioni diffuse dalla stampa parlano di un parere favorevole della Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, “rapporto il cui contenuto non è noto”, ha sottolineato la Morresi.

Inoltre, come ha spiegato Romano Colozzi, componente del Consiglio di Amministrazione dell'Aifa, "l'enfasi e la ricchezza di dettagli con cui è circolata sugli organi di informazione la notizia di un 'primo via libera alla Ru486' desta non poco stupore e fa sorgere qualche sospetto”.

Perché, ha reso noto Colozzi, è “il Consiglio di Amministrazione dell'Aifa che ha la competenza e l’autorità per autorizzare l’immissione in commercio della Ru486”.

In merito al ruolo e alla rilevanza del parere della Cts, Colozzi ha precisato che "in assenza di comunicati ufficiali da parte dell'Agenzia del Farmaco è evidente che vi sia stata una sorta di comunicazione fantasma da parte di qualcuno sicuramente non autorizzato”.

“L'attività della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa non può né deve avere rilevanza esterna dal momento che essa rappresenta una struttura collaborativa di cui si avvale il Consiglio di Amministrazione dell'Aifa con funzioni di mera consulenza interna”, ha concluso Colozzi.
“E’ quindi evidente che non c’è nessuna autorizzazione ad utilizzare la pillola abortiva Ru486 in Italia”, ha sottolineato la Morresi.

Inoltre, ha continuato la docente universitaria, “anche se venisse autorizzata la Ru486, avrebbe bisogno di un altro farmaco per espellere l’aborto. Si tratta del misoprostol, meglio conosciuto come Cytotec, che è un farmaco autorizzato in Italia per la cura dell’ulcera”.

“Questo farmaco – ha denunciato la Morresi – non solo non è registrato come abortivo, ma la stessa ditta produttrice lo sconsiglia vivamente per usi al di fuori della cura dell’ulcera”.

“La ditta produttrice lo sconsiglia come abortivo perché potrebbe causare la rottura dell’utero”, ha precisato la docente universitaria.

La Morresi ha inoltre denunciato il fatto che l’utilizzo congiunto di Cytotec e Ru486, verificatosi in alcune regioni italiane, solleva il problema della illeicità per l’utilizzo di un farmaco “off label”, cioè utilizzato per scopi diversi da quelli per cui è stato autorizzato.

L’autrice del libro sulla Ru486 si è quindi chiesta: “le donne che hanno fatto uso del Cytotec per uso abortivo sapevano che si è trattato di un utilizzo 'off label'? E nel consenso informato che gli è stato sottoposto sono scritti i rischi a cui sono andate incontro?”.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Associazione “Scienza & Vita” che, con un comunicato recapitato a ZENIT, ha denunciato il “disinvolto e irresponsabile oscuramento dei dati scientifici” secondo cui “la pillola Ru486 causa la morte della donna dieci volte in più rispetto all’aborto chirurgico”.

L’Associazione giudica l’eventuale decisione di autorizzare la Ru486 una “banalizzazione del dramma dell’aborto, ridotto ad una pillolina da mandar giù” e ad una conseguente “deresponsabilizzazione da parte dei medici che potranno così addossare l’intera responsabilità dell’atto sulla donna”.

“Una donna che si ritroverà ancor più sola dinanzi al proprio dramma, contando sulla parola di chi le promette un aborto facile”, conclude.

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