26 febbraio 2008
Giuliano Ferrara: "Il documento non votato è una nuova montatura che si ritorce contro chi la fa, dopo il caso dell’aborto terapeutico di Napoli"
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L’incontro fra il Papa e l’Elefantino devoto: Maurizio Crippa racconta come è nata la fascinazione di Giuliano Ferrara per il "professor" Ratzinger
Su segnalazione di Gianpaolo leggiamo questo commento di Giuliano Ferrara sullo "strano" documento dell'ordine dei medici.
Com'e' bello notare che si risponde a tono alle falsita' ed alle montature mediatiche...avanti, signori, con gli autogol :-))
R.
Andiamo avanti, tra gioia e burocrazia. Commenti vari
Venerdì prossimo depositeremo il contrassegno della lista per la moratoria e per la vita, contro l’aborto moralmente indifferente, all’ufficio elettorale centrale del Ministero dell’Interno. Le cose burocratiche da fare sono state fatte, e le stiamo completando con fatica e puntigliosità. Un gentile sottoscrittore ha versato ben cinquemila euro, che la vita gliene renda merito, e molti altri stanno cercando di darci una mano. L’8 marzo presenteremo le liste, e nel pomeriggio, con l’aiuto dei tanti che decideranno di venire, manifesteremo a Roma per le donne e per la vita.
Parto alle due per Benevento, dove è prevista l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Istituto superiore di scienze religiose “Redemptor hominis” sul tema: “Moratoria sull’aborto e laicità”. Parlerò dopo i saluti dell’Arcivescovo Metropolita di Benevento, S. E. Mons. Andrea Mugione, e quelli del preside della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, prof. Don Adolfo Russo. Prima della mia prolusione introdurrà il prof. Mons. Pasquale Maria Mainolfi, direttore dell’Istituto. E’ prevista la solita contromanifestazione, tanto per fare titolo sui giornali. Ma noi faremo le nostre quattro chiacchiere serenamente.
Sabato e domenica scorsi nuova montatura che si ritorce contro chi la fa, dopo il caso dell’aborto terapeutico di Napoli. Stavolta è la falsificazione di una inesistente posizione ufficiale degli Ordini dei medici, denunciata per tempo da Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani che ci onora della sua stima ed esprime laicamente le sue perplessità, comprensibili, sull’iniziativa della lista pazza per un voto di cultura e di coscienza.
Il tentativo di escludere le questioni davvero importanti dalla competizione elettorale sembra destinato a sicuro fallimento. Certo che si parlerà di tasse, infrastrutture, crescita, occupazione, prezzi, energia, ambiente e, spero, politica estera. Certo che ci sarà l’antico e civile scontro delle appartenenze, candidato contro candidato, nomenclatura di partito contro nomenclatura di partito, con la battaglia per il premio di maggioranza già decisa, più o meno, a favore dell’opposizione al governo Prodi, che è uscita fortissima dalla crisi irreversibile dell’Unione antiberlusconiana. Ma tutti si sono accorti, anche il professor Rodotà ieri su Repubblica, che i diritti civili e umani, la visione del tempo e del mondo, le decisioni da prendere sulle grandi questioni di etica e politica non sono argomenti da mettere nel cassetto per ritirarli fuori a piacere, come ha scritto ad Avvenire l’autorevole professor Pessina, piegando la coscienza alla convenienza a seconda di come tiri il vento, al riparo dal giudizio degli elettori. In Italia, quello che Pessina chiama il neutralismo etico occidentale, non è messo tanto bene.
La candidatura di Veronesi parte male. Lui è un gran signore, ma che debba nascondere le sue idee, annunciarsi nelle interviste dicendo che non le metterà in ballo e che non farà campagna elettorale, non promette niente di buono per il Partito democratico: è una posizione difensiva. Spero che la supereranno e che il professor Veronesi accetti un confronto tranquillo in un teatro o in tv con la nostra lista pazza ma saggia, un dialogo pubblico in cui ciascuno potrà dire che cosa oggi lo preoccupa, e che arricchirà la democrazia e il livello della competizione elettorale. La vita e la salute, delle donne e dei bambini in particolare, sono beni privati ma anche beni pubblici. E in questo senso il voto non è negoziabile.
La nomenclatura centrista e cattolica si sta affannando a trovare una soluzione per rientrare in Parlamento, dopo la rottura con la coalizione moderata e liberale di Berlusconi. Non è facile il loro compito, ed è spiacevole la situazione. Però, se tutti avessero agito come Pezzotta e la Roccella, il cattolico e la laica impegnati ormai da tempo su temi decisivi di questo secolo, oggi non si troverebbero a fronteggiare un evidente deficit di credibilità, e a rincorrere con affanno un po’ elettoralistico e politicistico le questioni che interessano davvero molta gente, e appassionano.
Per noi, gli errori da evitare sono sempre gli stessi: l’acrimonia, il fanatismo, l’indisponibilità alla discussione pubblica significativa di ogni obiezione possibile alle nostre tesi, che sono riassunte alla buona, ma schiettamente, nei dodici punti del programma elettorale che venerdì sarà consegnato al Ministero dell’Interno con il simbolo di lista, purtroppo senza l’apparentamento che avevamo chiesto e ci è stato negato per ragioni comprensibili soltanto alla luce di una concezione difensiva e ristretta della battaglia politica. Ma intanto qualcosa è successo, e questo è l’importante.
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