25 febbraio 2008
Oggi il cardinale Tauran all'universita islamica Al-Azhar del Cairo. Intervista al nunzio, Mons. Fitzgerald
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Oggi il cardinale Tauran all'universita islamica Al-Azhar del Cairo. Intervista di Radio Vaticana
Si svolge oggi e domani al Cairo, in Egitto, l’annuale incontro del Comitato congiunto tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e la prestigiosa Università islamica Al-Azhar, con la partecipazione del presidente del dicastero, il cardinale Jean-Louis Tauran. Quale il significato di questo evento? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, nunzio apostolico nella Repubblica araba di Egitto e delegato della Santa Sede presso l’Organizzazione della Lega degli Stati arabi, che ha sede al Cairo:
R. – Questo incontro rappresenta una nuova tappa, un nuovo cammino. Il Comitato misto è stato infatti istituito nel 1998, dunque dieci anni fa, e questo sarà quindi il decimo incontro. E’ anche interessante il fatto che i punti scelti per questo incontro siano la fede in Dio e l’amore per il prossimo come fondamento per il dialogo interreligioso. Spero che questo possa dare nuovo impulso ai rapporti tra cristiani e musulmani nel mondo.
D. - Cosa è cambiato nel dialogo tra cristianesimo e islam dopo il noto discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, seguito dalla lettera dei 138 dotti musulmani?
R. – C’è, forse, una maggiore attenzione da parte musulmana, vista la risposta rivolta al Santo Padre e alla proposta di un dialogo. C’è stata dunque una iniziativa da parte musulmana. Ci fa molto piacere vedere questa loro iniziativa. Ciò che è stato veramente nuovo in questa lettera, nel documento di questi 138 dotti musulmani, è che abbiano puntato sull’amore di Dio e sull’amore del prossimo. Questo è, quindi, molto vicino al nostro messaggio evangelico. Questo dà, dunque, una nuova speranza per arrivare ad un dialogo più profondo.
D. - Il dialogo ha detto il Papa si fa tra identità diverse nel rispetto reciproco …
R. – Sappiamo che fra musulmani e cristiani ci sono dei punti comuni, ma non c’è certo una fede comune in Cristo. Dobbiamo, quindi, rispettare le differenze, cercando però di trovare gli ambiti in cui sia possibile collaborare ed aiutarci gli uni e gli altri.
D. - Cosa si può fare per migliorare i rapporti tra cristiani e musulmani?
R. – Credo che la prima cosa sia anzitutto frequentarsi e quindi conoscersi. Molto spesso non ci si conosce bene, perché ci si conosce soltanto superficialmente. Dobbiamo invece conoscere non soltanto le persone, ma dobbiamo conoscere più approfonditamente e meglio la religione per capire poi le persone. Io credo che ci sia molto ancora da fare in questo campo per arrivare ad avere una conoscenza più profonda con le altre religioni e in special modo con l’islam.
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