25 febbraio 2008
L'Istituto Patristico Augustinianum: "Un trait d'union tra università statali ed ecclesiastiche" (Osservatore)
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L'Istituto Patristico Augustinianum
Un trait d'union tra università statali ed ecclesiastiche
di Manlio Simonetti
Il 4 maggio 1970, a Roma fu inaugurato solennemente, alla presenza di Paolo VI, l'Istituto Patristico Augustinianum, con sede in un edificio appositamente costruito a fianco della Città del Vaticano. Veniva così realizzato un progetto promosso e tenacemente perseguito dall'allora padre generale dell'ordine agostiniano Agostino Trapè, da tempo ben noto come dotto ed entusiasta studioso di sant'Agostino. In questa veste Trapè aveva compreso quanto grande fosse l'importanza che lo studio sistematico dei Padri della Chiesa rivestiva al fine di fondare sulla solida base della Tradizione il fervore di studi e di iniziative che era stato promosso dal concilio Vaticano II.
Fu proprio questo il tema dell'impegnativo discorso che in quell'occasione tenne Paolo VI, sottolineando il ruolo di testimoni della fede che i Padri avevano svolto e l'importanza dell'arricchimento del patrimonio di dottrina teologica e spirituale dovuto al loro impegno speculativo: "Ciò fece sì che per essi catechesi, teologia, Sacra Scrittura, liturgia, vita spirituale e pastorale si congiungessero in una unità vitale, e che le loro opere non parlassero soltanto all'intelletto, ma a tutto l'uomo, interessando il pensare, il volere, il sentire. Essi ebbero in più una sovrabbondante ricchezza di spirito cristiano, derivata dalla loro personale santità, per cui alla loro scuola la fede non si accontenta di pure elucubrazioni intellettuali, ma facilmente si accende anche di senso mistico".
Non era esagerato l'entusiasmo che Paolo VI esprimeva per la nuova istituzione di studi, in quanto essa intendeva colmare un vuoto che ormai s'avvertiva evidente in ambito principalmente ma non esclusivamente ecclesiastico. In effetti dal XVII secolo in poi lo studio dell'antichità cristiana era stato praticato, nei paesi dell'Europa occidentale, sia da religiosi sia da laici, per lo più a margine delle polemiche tra cattolici e protestanti, e quanto si era fatto in ambito cattolico, sulla scia dei protestanti, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento era stato completamente affossato dall'indiscriminata asprezza della reazione antimodernista.
Gli studi pionieristici di letteratura cristiana antica promossi in Italia dai salesiani Paolo Ubaldi e Sisto Colombo agli inizi del Novecento non furono in grado, sul momento, di promuovere un'impegnativa e ampia corrente di ricerca, quale quella che subito dopo la fine della seconda guerra mondiale fu inaugurata in Francia dai gesuiti Jean Daniélou e Henri de Lubac con la fondazione della collezione "Sources Chrétiennes".
Ma anche in Italia l'istituzione della cattedra di Letteratura cristiana antica nelle università statali, promossa da Ubaldi, col tempo cominciò a dare i suoi frutti, e nel 1947 si ebbero i primi professori titolari della disciplina, che inaugurarono una stagione di studi destinata a fruttificare abbondantemente nei decenni successivi.
Tale fervore di studi nelle università statali non trovava riscontro nelle università ecclesiastiche. È vero che presso la Pontificia Università Salesiana era stato fondato l'Institutum Altioris Latinitatis allo scopo di salvaguardare lo studio della lingua latina, periclitante a causa dell'adozione delle lingue volgari nella liturgia, ma l'impostazione del curriculum di studi vi fu rigidamente classicista, essendo lo studio dei Padri limitato alla sola cattedra di Letteratura cristiana antica. Ne risultava che negli anni Sessanta del secolo scorso in Italia l'antichità cristiana fosse molto più studiata nelle università dello stato che non in quelle ecclesiastiche.
Promovendo e realizzando l'Augustinianum, padre Trapè intendeva porre rimedio a questa paradossale carenza. La nuova istituzione di studi, completamente incentrato sullo studio dell'antichità cristiana, fu concepita con criteri di ampia veduta: fu subito richiesta, e ottenuta, la collaborazione di studiosi laici, operanti nelle università di Stato, oltre che di studiosi stranieri; il curriculum degli studi, articolato in varie sezioni - Patrologia fondamentale, Teologia dei Padri, Lettura dei Padri, Lingue e metodologia, Contesto socio-culturale, Sant'Agostino, Insegnamento-Ricerca - non solo copre tutto l'ambito dell'antichità cristiana in sede linguistica filologica letteraria storica e anche archeologica, ma si allarga allo studio contestuale della filosofia antica, della storia greca e romana, delle letterature classiche, ora anche della storia delle religioni.
L'unico denominatore comune di tanta varietà di discipline e di corsi è il livello rigorosamente scientifico dell'insegnamento. La nequizia dei tempi, che vede tramontare rapidamente l'insegnamento del latino e del greco nelle scuole secondarie di tutta Europa, per non dire dell'America, impone di prestare particolari cure allo studio propedeutico di quelle due lingue.
Sotto la direzione dei presidi, successivamente, Prosper Grech, Agostino Trapè, Vittorino Grossi, Angelo Di Berardino, Robert Dodaro, la serietà di questo curriculum di studi è stata non solo salvaguardatata ma addirittura accresciuta: basti ricordare la recente istituzione di corsi molto tecnici riguardanti l'edizione critica dei Padre e la tradizione dei testi patristici, e tuttora l' istituto è l'ideale trait d'union tra le università di Stato e quelle ecclesiastiche. Fa fede di questa serietà di studi l'alto livello medio delle circa centodieci dissertazioni di laurea, molte delle quali sono di assoluto rilievo. Parallela all'attività di studio rivolta all'interno va segnalata quella di portata più vasta, rivolta all'esterno. Già l'inaugurazione dell'Augustinianum fu accompagnata dallo svolgimento di tre conferenze, tenute nell'aula magna del novello istituto, da Michele Pellegrino, John N. D. Kelly, Othmar Perler; ma subito dopo, nel 1972, si è passati a iniziative più impegnative con l'inaugurazione del primo degli Incontri dei studiosi dell'antichità cristiana, continuati annualmente, nei primi giorni di maggio, con grande varietà di temi (letterari dottrinali storici esegetici sociologici, ecc.) e ormai giunti al trentaseiesimo, con crescente successo, sì che questo convegno è diventato l'annuale appuntamento al quale convengono studiosi di tutti il mondo. La rivista dell'istituto, "Augustinianum", è dedicata integralmente alla pubblicazioni di ricerche sull'antico cristianesimo, così come anche i paralleli Studia ephemeridis "Augustinianum", collana ormai tra le più prestigiose in ambito internazionale, giunta già a circa centodieci pubblicazioni. E a confermare il prestigio internazionale dell'Augustinianum va segnalato che padre Di Berardino è stato per lunghi anni prima segretario e poi presidente dell'Association internationale d'études patristiques.
(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2008)
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