16 agosto 2008

PAPA: TRA UN MESE A LOURDES, DA VERGINE CORAGGIO NELL'ANGOSCIA (Agi)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo questo bel resoconto di Salvatore Izzo (Agi) sulla Festivita' dell'Assunta.

PAPA: TRA UN MESE A LOURDES, DA VERGINE CORAGGIO NELL'ANGOSCIA

(AGI) - Castelgandolfo, 16 ago.

di Salvatore Izzo

Il messaggio che scaturisce dalla solennita' dell'Assunzione di Maria e' un invito al coraggio e all'impegno: ''davanti al triste spettacolo di tante false gioie e di tanto dolore angosciato che dilaga nel mondo'', i cristiani sono infatti chiamati ad essere ''segni di speranza'' annunziando ''con la vita la Risurrezione di Cristo''.
Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata ieri nella piccola chiesa parrocchiale di Castelgandolfo, dove si e' recato a piedi attraversando con suo fratello Georg e un piccolo seguito la piazza centrale della cittadina laziale gremita di fedeli, come e' tradizione nel giorno di Ferragosto.
Rientrato nel Palazzo Apostolico, ha poi guidato la preghiera dell'Angelus ricordando le tante ''testimonianze di materna sollecitudine'' offerte dalla Vergine, che ''si riscontrano visitando i Santuari a Lei dedicati''. ''Penso in questo momento - ha detto - specialmente alla singolare cittadella mondiale della vita e della speranza che e' Lourdes, ove, a Dio piacendo, mi rechero' fra un mese, per celebrare il 150esimo anniversario delle apparizioni mariane che vi sono avvenute''.
Ai circa 5 mila fedeli che hanno partecipato ai due appuntamenti, il Pontefice ha spiegato che la grande fede mariana dei cattolici si fonda proprio sull'evento ''unico e straordinario'' dell'Assunzione in cielo di Maria, in corpo e anima, ''segno di sicura speranza e consolazione'' per tutti noi.
''La piu' antica festa mariana - ha spiegato nella messa concelebrata con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e il vescovo di Albano Marcello Semeraro - e' un'occasione per ascendere con Maria alle altezze dello spirito, dove si respira l'aria pura della vita soprannaturale e si contempla la bellezza piu' autentica, che e' la santita'''.
''L'odierna festa - ha aggiunto - ci spinge a sollevare lo sguardo verso il cielo. E non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall'arte, ma il cielo della vera realta', che e' Dio stesso''. Infatti, per la Chiesa, ha ricordato il Papa teologo, ''Dio e' il cielo: lui e' la nostra meta, la meta e la dimora eterna da cui proveniamo e alla quale tendiamo''.
Papa Ratzinger ha evocato in proposito la tradizione orientale della ''dormizone'' per la quale ''Maria si e' addormentata a questo mondo per risvegliarsi in cielo'', dove Gesu' avrebbe portato prima la sua anima e poi il suo corpo, e il dogma cattolico dell'Assunta, che sottolinea l'evento soprannaturale con il quale la Vergine e' stata associata alla Risurrezione del Figlio. ''Tutto questo - ha rilevato - non e' lontano da noi, come appare forse in un primo momento, perché tutti noi siamo figli del Padre Dio, tutti noi siamo fratelli di Gesu' e tutti noi siamo anche figli di Maria, Madre nostra.
E tutti siamo protesi verso la felicita', siamo in cammino verso questa felicita', che chiamiamo cielo, che e' Dio''. Benedetto XVI ha ammesso che ''non sono certo i ragionamenti a farci capire queste realta' cosi' sublimi, ma la fede semplice, schietta, ed il silenzio della preghiera che infinitamente ci supera e ci aiuta a parlare con Dio e a sentire come il Signore parla al nostro cuore''.
''La fede di Maria - ha scandito - ci fa vivere in questa dimensione tra finito e infinito, trasformando anche il senso del tempo: e grazie a quella fede sentiamo che la nostra vita non e' risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria''. ''Colei da cui Dio aveva preso la sua carne e la cui anima era stata trafitta da una spada sul Calvario si e' trovata - ha spiegato Joseph Ratzinger - associata per prima e in modo singolare al mistero di questa trasformazione, alla quale tendiamo noi tutti, anche noi spesso trafitti da spade della sofferenza di questo mondo''.
Per questo, ''guardando l'Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficolta', scorre come un fiume verso l'oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non e' la fine, ma l'ingresso nella vita che non conosce la morte''. E cosi' ''il nostro tramontare all'orizzonte di questo mondo e' un risorgere all'aurora del mondo nuovo, del giorno eterno''.
''Con Maria, e in Lei, tutta l'umanita' e' coinvolta'' in una trasformazione dalla quale, per il Papa, ''nasceranno nuovi cieli e una terra nuova, in cui non vi sara' piu' ne' pianto, ne' lamento, perche' non vi sara' piu' la morte''.
Un ''grande mistero d'amore che viene oggi riproposto alla nostra contemplazione: Cristo ha vinto la morte con l'onnipotenza del suo amore che lo ha spinto a morire per noi e cosi' a vincere la morte''.
E Maria ''entrata nel regno della vita dietro il Figlio, associata alla sua gloria, dopo essere stata associata alla sua passione''. ''Vi e' entrata - ha continuato il Pontefice - con un impeto incontenibile mantenendo aperta dopo di lei la via per tutti noi. E per questo oggi la invochiamo: 'Porta del cielo', 'Regina degli angeli’ e 'Rifugio dei peccatori'''.
''Maria assunta in cielo - ha poi ripetuto all'Angelus - ci indica la meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno. Ci ricorda che tutto il nostro essere, spirito, anima e corpo, e' destinato alla pienezza della vita; che chi vive e muore nell'amore di Dio e del prossimo sara' trasfigurato ad immagine del corpo glorioso di Cristo risorto; che il Signore abbassa i superbi e innalza gli umili: questo la Madonna proclama in eterno col mistero della sua Assunzione''.
Da Castelgandolfo, il Papa teologo ha dunque invocato Maria perche' ci aiuti a far si' che ogni momento della nostra esistenza sia un passo in questo cammino verso Dio, verso quella trasformazione ''che riguarda ogni essere umano e il cosmo intero''.
La Vergine ci accompagni, ha pregato il Pontefice, ''nella fatica del nostro vivere e morire quotidiano'' mantenendoci ''costantemente orientati verso la vera patria della beatitudine''. Dal Paradiso continui ''a vegliare sempre, specialmente nelle ore difficili della prova, sui suoi figli, che Gesu' stesso Le ha affidato prima di morire in croce. Che Tu - ha concluso - sia sempre lodata, o Vergine Maria. Prega il Signore per noi''.

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