10 ottobre 2008
Al Sinodo dei vescovi, oggi in primo piano la Parola di Dio nella famiglia e nelle terre di difficile evangelizzazione (Radio Vaticana)
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Al Sinodo dei vescovi, oggi in primo piano la Parola di Dio nella famiglia e nelle terre di difficile evangelizzazione. Con noi, il Patriarca Gregorio III e Maria Voce, presidente dei Focolari
Giornata densa di riflessioni, oggi, per il Sinodo dei vescovi, riuniti nella XII Assemblea generale ordinaria sulla Parola di Dio. Stamani, il tema della famiglia e le aree difficili per l’evangelizzazione, come la Terra Santa, l’Europa dell’est o la Birmania, sono stati al centro degli interventi in Aula. Nella pausa dei lavori, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri della Federazione Biblica Tedesca. Ci riferisce la nostra inviata al Sino, Isabella Piro:
Come era già avvenuto, martedì scorso, con le "United Bible Societes", anche i membri della Federazione Biblica Tedesca hanno donato al Papa un cofanetto contenente varie versioni linguistiche dell’Antico e Nuovo Testamento. E come già in precedenza, il Santo Padre ha esteso il dono ricevuto a tutti i partecipanti al Sinodo, facendo sì che ognuno di loro riceva una copia del cofanetto.
I lavori di stamani, intanto, si sono concentrati su vari temi. Il principale è stato quello dell’accoglienza e dell’inculturazione della Bibbia nella famiglia. Diverse le proposte avanzate: donare la Bibbia nelle mani di tutti, affinché ciascuno ne abbia una copia personale; insegnare la Sacra Scrittura nelle scuole; leggerne una frase ogni sera, meditandola all’interno di ogni nucleo famigliare. O ancora, aggiungere ufficialmente, all’enunciazione di ogni mistero del Santo Rosario, una breve citazione biblica. In particolare, il Sinodo dei vescovi ha auspicato che queste proposte diventino oggetto di riflessione per la Chiesa universale.
Altro tema trattato in Aula è stato quello dell’evangelizzazione in contesti come l’Europa dell’est, la Birmania o la Terra Santa: aree geografiche - si è detto - segnate dalle persecuzioni dei passati regimi totalitari, da catastrofi naturali come il ciclone Nargis e dal conflitto israelo-palestinese. In particolare, è stato notato che i cristiani arabi hanno difficoltà a leggere l’Antico Testamento a causa di interpretazioni politiche ed ideologiche ghe gravano su di esso. In questo senso, da segnalare la proposta avanzata da Gregorio III Laham, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, che ha suggerito l’organizzazione di un “forum sulla Parola di Dio” in cui cristiani e musulmani possano incontrarsi, discutere e meditare. Ecco cosa ha dichiarato lo stesso Patriarca ai nostri microfoni:
R. - Vorrei che musulmani e cristiani si incontrassero. E questa è già da anni una realtà a Gerusalemme, dove - nel Centro Nôtre-Dame - cristiani, musulmani ed ebrei si ritrovano insieme, malgrado la situazione così difficile in Terra Santa, e meditano la Parola senza discussioni: io medito e prego, dopo viene l’ebreo e il musulmano. Questa è un po’ l’idea che io vorrei realizzare anche in Siria e in Libano, laddove ho la giurisdizione.
D. - Una corretta esegesi della Parola di Dio è, quindi, un punto di dialogo comune?
R. - Quando Dio parla, parla a tutti gli uomini. Tutti gli uomini sono, quindi, invitati ad incontrare Dio e ad incontrare colui è creato ad immagine di Dio, l’uomo.
Nel pomeriggio di ieri, invece, ha dominato il tema dell’esegesi biblica: in particolare, è stata ribadita la necessità di avvicinare la Parola di Dio ai fedeli più lontani, favorendo traduzioni della Bibbia anche in lingue poco diffuse. Quindi, è arrivato l’annuncio della firma, il prossimo 14 ottobre, di un accordo tra la Federazione Biblica Cattolica e le Società bibliche, per una traduzione e diffusione del Libro Sacro.
Infine, un sentito applauso ha accolto gli interventi di due delegati fraterni: il reverendo Gunnar Stälsett, vescovo emerito di Osso, esponente della Federazione mondiale luterana, e il reverendo Robert Welsh, dei Discepoli di Cristo. Al centro delle loro rispettive riflessioni, la condanna del fondamentalismo religioso, l’invito a tutte le persone di fede ad impegnarsi per gli obiettivi per lo sviluppo del millennio e l’appello a superare le divisioni “all’interno del Corpo di Cristo”.
Al Sinodo dei vescovi partecipano anche esponenti dei movimenti laicali. Tra loro, in veste di uditrice, c’è Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Isabella Piro le ha chiesto come la comunità dei focolarini viva la Parola di Dio nella vita quotidiana:
R. - Noi abbiamo proprio come pratica particolare quella di scegliere una volta al mese una frase della Sacra Scrittura ed impegnarci insieme a metterla in pratica, comunicandoci anche l’esperienza. Per esempio, in questo momento stiamo vivendo “Date e vi sarà dato”: dare nell’esperienza di ogni giorno quello che riceviamo e ricevere ancora di più di quello che abbiamo dato. Questo, però, credo dipenda anche dal fatto che ci crediamo veramente, che non è una parola detta duemila anni fa, da ricordare, ma è una Parola che ci viene detta oggi e che dobbiamo vivere: questo è l’impegno di tutto il movimento.
D. - Lei è qui al Sinodo in veste di uditrice. Cosa può raccontarci di questa esperienza?
R. - E’ un’esperienza straordinaria. Io davvero vedo la grandezza di questa partecipazione, soprattutto per la possibilità unica di partecipare di tanti dolori e di tante gioie, di tanti successi e di tante sfide che la Chiesa oggi attraversa nel mondo, proprio ascoltando tutti. Questo “uditrice” mi sembra un termine particolarmente bello per sottolineare l’ascolto che è anche quell’ascolto che riceve, che prende dentro tutto quello che gli altri danno e che diventa dono.
D. - Si è parlato molto in Aula di ecumenismo: il Movimento dei Focolari è sempre stato impegnato sul cammino ecumenico. A che punto siamo, secondo lei, di questo percorso?
R. - Siamo in cammino, però mi sembra con segni di speranza nei confronti di tutte le altre Chiese e le altre comunità ecclesiali, e mi sembra che la presenza dei delegati fraterni lo testimoni anche al Sinodo. Mi sembra che questi siano i segni che fanno vedere che c’è in tutti, veramente in tutti, l’urgenza di lavorare per l’unità.
D. - Come laica, secondo lei l’opinione pubblica che cosa recepisce del Sinodo?
R. - Poco, ho l’impressione. Anche perché i media, in genere, non sono troppo generosi, oppure sottolineano del Sinodo quei particolari che in un certo senso sono insignificanti. Quindi, penso tocchi veramente a noi laici portare fuori dall'Aula del Sinodo la speranza che nasce qui dentro e che tante volte nel mondo non si trova, non si vede.
D. - Come presidente del Movimento dei Focolari, cosa auspica che il Sinodo ponga nelle sue proposizioni finali?
R. - L’accento sulla testimonianza della vita, che cioè la trasmissione della Parola avviene veramente per la vita. Che la Parola si trasmette come esempio, come testimonianza.
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