12 luglio 2007

Messa tridentina: l'opinione di Sergio Romano


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Pubblichiamo la risposta di Sergio Romano ad un lettore de "Il Corriere della sera".
Subito sotto il mio commento
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Raffaella

La messa in latino e lo scisma di Lefebvre

RISPONDE SERGIO ROMANO

Riguardo alla possibilità di celebrare la Messa secondo il rito Tridentino che ha suscitato grandi entusiasmi da parte di cattolici non proprio moderati, vorrei chiedere se si salvaguarderanno le preoccupazioni che avevano portato alla sua abolizione. In particolare la possibilità per tutti i fedeli presenti di comprendere la liturgia, soprattutto le letture e la predica. Proviamo a immaginare che paradossalmente un vescovo autorizzi la celebrazione dei riti in latino per tutte le messe nella diocesi e che tutti i sacerdoti decidano di dire messa in latino: al tempo stesso, vista la mia esperienza, dubito che molti sacerdoti siano in grado di celebrare una messa in latino, se non a pappagallo.

Matteo Triossi
Trippone@gmail.com

Caro Triossi, ho l'impressione che la celebrazione della messa in latino sarà richiesta da un numero limitato di sacerdoti e fedeli. In un articolo apparso su «la Repubblica » dell'8 luglio, Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, si chiede: «Ma per chi è stata promulgata questa nuova legislazione?». Dopo avere ammesso che la risposta non è semplice, il priore azzarda tuttavia una cifra e scrive che «in tutto il mondo questi cattolici con sensibilità tridentina sono circa 300.000 con circa 450 preti (...) e di essi circa la metà appartiene alla porzione scismatica dei seguaci di mons. Lefebvre». Per Vittorio Messori, invece («Corriere» dell'8 luglio) i fedeli di Lefebvre sarebbero più numerosi (circa mezzo milione). Ma anch'egli, come Bianchi, sembra convinto che il motu proprio di Benedetto XVI sia il gesto generoso con cui la Chiesa di Roma cerca di chiudere un capitolo difficile della sua storia post-conciliare.
Il problema, dunque, sembra essere principalmente quello dei rapporti con una piccola «chiesa», costituita quasi quarant'anni fa, a cui il Papa dedicò molta attenzione sin dagli anni in cui era Prefetto per la Congregazione della fede. Il suo fondatore, Marcel Lefebvre, fu uno dei maggiori esponenti del clero francese. Nacque nel 1905, divenne sacerdote nel 1929, vescovo nel 1948, arcivescovo di Dakar nel 1955 e vescovo di Tulle nel 1962. Quando cominciò il Concilio Vaticano II, monsignor Lefebvre era superiore generale della Congregazione dello Spirito Santo. La storia della sua rottura con la Chiesa di Roma fu raccontata da lui stesso in una serie di conversazioni pronunciate nel 1990, un anno prima della sua morte, per le suore della Congregazione della Fraternità di San Pio X nell' Abbazia di Saint Michel.
Terminato il Concilio, Paolo VI chiese che ogni congregazione religiosa convocasse il proprio capitolo e modificasse il proprio statuto per adattarlo alle nuove disposizioni e allo spirito del Vaticano II. Quando si riunì il vertice della sua congregazione, Lefebvre dovette far fronte a una sorta di insurrezione, guidata soprattutto dai sacerdoti olandesi. Sapevano che era contrario alle riforme liturgiche approvate dal Concilio e lo misero immediatamente di fronte a una serie di richieste imperative: abolire immediatamente gli Statuti vigenti e delegare a un triunvirato la presidenza del capitolo. Vi era in queste richieste, implicitamente, un voto di sfiducia per l'uomo che era stato sino a quel momento il loro superiore generale. Lefebvre dovette piegarsi alla richiesta del triunvirato, ma non volle partecipare ai lavori e avallare con la sua presenza le decisioni del capitolo. Cercò aiuti e consigli in Vaticano dove gli fu suggerito, a quanto pare, di assentarsi per qualche settimana, in attesa che questi umori «sessantottini » si placassero. Non accettò il suggerimento, indirizzò una lettera a Paolo VI per dimettersi dalla sua carica di superiore generale e si rifugiò nella foresteria dei preti lituani di Roma.
Ma nelle settimane seguenti, secondo il racconto di Lefebvre, cominciarono a fargli visita alcuni sacerdoti del seminario francese di Roma per raccontare che in quella venerabile istituzione non vi era più disciplina, i seminaristi uscivano di notte, non portavano la tonaca e avevano instaurato una commissione liturgica che ne inventava ogni settimana «una di nuova». Passarono alcuni mesi, durante i quali Lefebvre fu avvicinato, soprattutto in Svizzera, da preti e seminaristi che gli chiedevano di «fare qualcosa». Cominciò la ricerca di una casa e vi fu infine la creazione a Ecône, alle pendici del Gran San Bernardo, di una Fraternità intitolata al nome di Pio X, il Papa che aveva lanciato contro il modernismo il fulmine dell'enciclica Pascendi dominici gregis. Vi furono contatti e trattative con la Chiesa romana in cui il cardinale Ratzinger ebbe una parte importante. Ma si ruppero nel giugno 1988 quando Lefebvre volle consacrare quattro vescovi. Fu quello il momento in cui la Fraternità venne giudicata scismatica e Lefebvre, con altri vescovi, scomunicato. Forse il motu proprio di Benedetto XVI sulla messa in latino non è che l'ultimo episodio di una lunga marcia, attraverso il diritto canonico e la diplomazia vaticana, per il recupero di una «pecora smarrita».

© Copyright Corriere della sera, 12 luglio 2007

Grazie a Sergio Romano per averci narrato parte della biografia di Mons. Lefevbre. Ci sono, pero', alcuni punti che vorrei evidenziare.
Innanzitutto il lettore del Corriere parla di "cattolici non proprio moderati" che esultano per la liberalizzazione della Messa tridentina. Vorrei che si cessasse di offendere, piu' o meno velatamente, piu' o meno sottilmente, i Cattolici affezionati al Messale tridentino. Non capisco chi da' il diritto a certi illustrissimi di parlare della moderazione o meno di un certo numero di fedeli. Cerchiamo di avere rispetto gli uni per gli altri.
Sia detto per inciso: ho trovato molto meno moderato Melloni di Mons. Fellay.
C'e' poi la risposta di Sergio Romano che io definirei "autoconsolatoria" nel senso che il Nostro cerca di convincere noi, ma forse semplicemente se stesso, che la liberalizzazione della Messa tridentina riguardera' solo un piccolo numero di persone. Non e' cosi': il motu proprio di Benedetto XVI riguarda tutti, perche' destinataria e' la Chiesa intera. Quanti fedeli assisteranno alla Messa tridentina? E chi puo' saperlo? Pochi? Un po'? Tanti? Lo vedremo nel corso del tempo.
Cio' che mi irrita e' il ragionamento che sento fare da molti intellettuali, teologi e commentatori "tanto il motu proprio riguardera' pochi fedeli". Non e' disprezzando il prossimo che si aiuta il progresso della societa'
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Raffaella

14 commenti:

euge ha detto...

Sempre i soliti commenti........ e le difficoltà a comprendere, i tradizionalisti uffa!!!!!!!!! adesso si sta veramente esagerando nella non comprensione del Motu Proprio...... ogni giorno qualcuno ripete a pappagallo o quasi le paure del giorno prima ............
E pensare che la lettera esplicativa è di una semplicità unica basterebbe leggerla!!!!!!!!!
Ciò che evidentemente nessuno ha fatto oppure ha fatto solo distrattamente.
Eugenia

Luisa ha detto...

Hai perfettamente ragione Raffaella! Il Motu Proprio si indirizza a TUTTA la Chiesa, a coloro che desiderano continuare a celebrare la liturgia con il rito tridentino, a coloro che vorranno scoprirlo o riscoprirlo. Stop, con questi conti , con queste riflessioni : ah tanto da noi non cambierà niente...nessuno ce lo chiederà...! "Quanto vorrei che questi preti così sicuri delle loro opinioni fossero smentiti dalla realtà!
Vedremo, l`importante è la libertà concessa da Benedetto XVI. E il minimo è che questi signori si adeguino.
A leggere i giornali in Francia e in Svizzera, c`è da temere l peggio, è sconsolante!
I vescovi non cessano di dire: "sentiamo i timori dei nostri fedeli." Allora che cosa aspettate per dare loro un`informazione corretta?
Purtroppo la religione fai da te, la Chiesa fai da te, l`ecumenismo fai da te ,sono andati già molto lontano, troppo lontano, temo.
E quello che è sintomatico è che, leggendo le interviste sui giornali francesi, si osserva che i più moderati, direi intelligenti nelle loro razioni sono i giovani, molto aperti e comprensivi, le resistenze vengono dalle generazioni post-sessantottine (compresi e sopratutto vescovi) che hanno interpretato il CV II come una fuga in avanti, un rifiuto del passato e della Tradizione!

Luisa ha detto...

....e aggiungerei....ed è grave : un rifiuto dell `autorità del Vescovo di Roma, il Magistero del Papa è contestato sistematicamente da coloro che dovrebbero accoglierlo, trasmetterlo e spiegarlo ai fedeli!
Tutto va come se ci fossero altrettante chiese locali, altrettanti elettroni liberi, senza legami, e nessun conto da rendere al Successore di Pietro !

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo pienamente tutto quello che avete detto voi Raffaella Eugenia e Luisa!
In più credo che gli autoproclamati Watchdogs (custodes tenebrarum) che si mimetizzano fra la gente di chiesa possano anche latrare a piacimento...
Non conviene neanche prenderlo in considerazione ciò che dicono... serve solo ad aumentare il disordine!
La navicella di Pietro và col vento in poppa, lasciamo che coloro che la vorrebbero affondata scoprino le loro vere intenzioni...
Per me non conviene abbassarsi alla discussione!

mariateresa ha detto...

sai Luisa che leggendo le dichiarazioni del presidente della conferenza episcopale svizzera nel sito del SIR avevo avuto l'impressione di un intervento leale e positivo.Evidentemente non tutti i vescovi sono come lui oppure si è trattato di un intervento diplomatico.....
Mah, il problema è che se ci sarà un numero rilevante di richieste, l'imbarazzo diverrebbe grande. Ad ogni modo, se saranno molte si dirà che è per seguire una moda o una curiosità, se non saranno numerose si dirà avete visto, sono pochi, non ne valeva la pena. Insomma se non vuoi essere onesto con il cerevello l'espediente si trova sempre.
Eppure credo che i veri effetti si vedranno nel tempo, quando questo sano concetto di pluralismo avrà attecchito (e non è un caso che maggiore disponibilità sia da parte dei giovani)e finalmente tirerà le zampette per aria "il pensiero unico".

mariateresa ha detto...

aggiungo che magari quei vescovi che sembrano remare contro sono persone che in realtà vogliono vivere tranquilli, che si spaventano delle polemiche, insomma che temono una testimonianza controcorrente. Non tutti forse lo fanno per una posizione ideologica, ma per fifa. Ma non è che questo consoli.

Anonimo ha detto...

Cara Luisa in buona sostanza condivido tutto quello che dici nel tuo post, è nauseante e neanche interessante anzi definirei monotono questo gioco di numeri suula fede e sulla spiritualità individuale delle persone; il Motu Proprio c'è esiste e come tale non solo va rispettato ma, va messo in pratica; anch'io cara Luisa vorrei che questi preti che si sentono padroni della verità venissero smentiti anzi me lo auguro ma, la loro paura di fondo secondo me,è quella di non saper celebrale quanti, infatti, sanno veramente celebrare il rito tridentino????????? vorrei saperlo secondo me sono pochissimi, perchè come hai detto tu giustamente ed è quello che penso anch'io, la religione fai da te, la chiesa fai da te al punto che ci si aggiusta la celebrazione secondo il tempo che si ha a disposizione, ormai ha messo le radici che ormai sono belle profonde. Ti faccio un esempio allora ci sono persone che vanno a messa in certe parrocchie e a determinati orari come nella mia, perchè il parroco è veloce cioè non spreca tempo nell'omelia ti racconta quelle tre quattro cose che ormai tutti sappiamo a memoria e la storia finisce lì. Questi cara Luisa, sono i risultati disastrosi è dir poco, del fai da te di cui sopra!!!!!!!! Per cui mi auguro che questi signori riprendano a fare i preti nel vero senso del termine e a celebrare la messa, tenendo conto di che cosa si celebra. Non è la chiesa fai da te e la religione fai da te che avvicina i fedeli anzi li allontana ................ a proposito un'ultima cosa, da me si fa anche a gara tra parrocchie, a chi riesce ad avere più fedeli che vanno a visitare il Santissimo esposto......... se questo non è relativismo ditemi voi che cosa è!!!!!!!! Faccio presente che io vivo a Roma!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Grazie per i vostri commenti, carissimi amici :-)
Mi ritrovo perfettamente in cio' che dice Mariateresa: le critiche si possono sempre costruire sia che i fedeli siano pochi sia che siano numerosi. Solo il tempo potra' dire se e come la liberalizzazione del Messale tridentina ha sortito i suoi effetti.
Quanto ai Vescovi che non si espongono mai per evitare polemiche, beh, di che cosa stai parlando!
R.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,
sono un visitatore del tuo blog e volevo ringraziarti per il servizio giornaliero e puntuale di rassegna stampa che fai, anche se... qualche volta non condivido i tuoi commenti!!!
A riguardo del recente Motu proprio, ti segnalo un interessante articolo di un teologo, in particolare un liturgista. L'articolo è di Andrea Grillo e si intitola: "Paolo VI, Pio V e la realtà virtuale
A proposito del Motu Proprio 'Summorum Pontificum'". Lo trovi sul sito http://www.statusecclesiae.net/ alla voce corrispondente.
Sai, è bene ogni tanto leggere anche le opinioni degli "addetti ai lavori" e non solo quelle dei giornalisti, di varie correnti, che magari non sanno neanche cosa è la teologia...
Grazie!

Agostino

Anonimo ha detto...

Grazie Agostino per il contributo. Lo leggero' con molta attenzione.
Raffaella

Anonimo ha detto...

Ciao Agostino, ho visto che il sito che hai segnalato e' stato ispirato da Alberto Melloni. Lo dico perche' e' bene sempre citare le fonti.
Ho letto attentamente l'articolo di Grillo e posso fare qualche osservazione. Innanzitutto si dice che il Messale di Paolo VI ha abrogato quello di Pio V. Non sono sicura che questa affermazione sia esatta perche', se lo fosse, non avrebbe precedenti nella storia della Chiesa. Lo stesso Pio V non costrui' un Messale dal nulla (come infatti afferma Joseph Ratzinger nella sua autobiografia), ma si limito' a "razionalizzare" la liturgia gia' in uso. Mi sembra stano che una simile abrogazione, di una portata immensa, rivoluzionaria per la Chiesa, sia stata tacita. Non c'e' infatti alcun documento che affermi con precisione che il Messale di Pio V e' abrogato.
Le argomentazioni a favore della abrogazione tacita sono, dunque, meno "forti" e razionali di quelle del Papa.
Quando al secondo punto, in cui Grillo critica la convivenza dei due Messali posso affermare, per esperienza, che anche in una parte della Lombardia convivono due Messali: quello romano e quello ambrosiano, quindi...
Credo che la soluzione migliore, per non creare conflitti, sia l'erezione di parrocchie personali.
Chi ha detto che il rito tridentino e' povero di lettura della Bibbia e povero di omelia?
Ed ecco la questione di fondo: chi sara' in grado di celebrare l'antico rito? Qui le chiacchiere, scusate, stanno a zero: come i sacerdoti, istruiti nel rito tridentino, hanno dovuto imparare il nuovo Messale, non si capisce perche' i sacerdoti "attuali" non debbano fare lo stesso sacrificio. Attenzione ad accampare questa motivazione!
Sono d'accordo sul fatto che il Papa sia stato molto coraggioso :-)

Anonimo ha detto...

Eh sì, caro Agostino , hai proprio ragione nell’affermare che “è bene ogni tanto leggere anche le opinioni degli "addetti ai lavori" e non solo quelle dei giornalisti, di varie correnti, che magari non sanno neanche cosa è la teologia...” peccato che anche gli “addetti ai lavori” cui fai riferimento, siano a loro volta dei semplici “umani” non illuminati dallo “Spirito Santo” e, come tali, soggetti a cadere in errore..., cosa che non si può certo dire del già “Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, Decano del Collegio Cardinalizio”, ora più semplicemente “ Santo Padre Benedetto XVI”!!!

francesco ha detto...

cara raffaella
ora grillo è uno dei teologi romani più interessanti e preparati... è un laico, sicché non ha il problema di celebrare con pio v... le osservazioni che fai sono un po' stereotipate...
ad esempio la questione dell'abrogazione o della cesura tra prima e dopo... mi sono andato a rileggere con attenzione la quo primum tempore con cui san pio v promulga il messale romano dopo trento e c'è scritto a chiare lettere che "...tutti e dovunque adottino e osservino le tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre e Maestra delle altre Chiese, ordiniamo che nelle chiese di tutte le Provincie dell'Orbe cristiano: nelle Patriarcali, Cattedrali, Collegiate e Parrocchiali del clero secolare, come in quelle dei Regolari di qualsiasi Ordine e Monastero, maschile e femminile, nonché in quelle degli Ordini militari, nelle private o cappelle, dove a norma di diritto e per consuetudine si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza limiti di tempo, la Messa, sia quella conventuale cantata presente il coro, sia quella semplicemente letta a bassa voce, non potrà essere cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall'ordinamento del Messale da Noi pubblicato e ciò anche se le summenzionate chiese, comunque esenti, usufruissero di uno speciale indulto della Sede Apostolica, di una legittima consuetudine, di un privilegio fondato su dichiarazione giurata e confermato dall'Autorità apostolica, e di qualsivoglia altra facoltà. Non intendiamo tuttavia in alcun modo, privare del loro ordinamento quelle tra le summenzionate Chiese che, o dal tempo della loro istituzione, approvata dalla Sede Apostolica, o in forza di una consuetudine, possono dimostrare un proprio rito ininterrottamente osservato per oltre duecento anni... invece con la presente nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo tutte le summenzionate Chiese dell'uso dei loro Messali. che ripudiamo in modo totale e assoluto... Dunque, ordiniamo a tutti e singoli i Patriarchi e Amministratori delle suddette Chiese, e a tutti gli ecclesiastici, rivestiti di qualsiasi dignità, grado e preminenza, non escluso i Cardinali che Santa Romana Chiesa, facendone loro severo obbligo in virtù di santa obbedienza, che, in avvenire abbandonino del tutto e completamente rigettino tutti gli altri ordinamenti e riti, senza alcuna eccezione, contenuti negli altri Messali, per quanto antichi essi siano e finora soliti ad essere usati, e cantino e leggono la Messa secondo il rito, la forma e la norma, che noi abbiamo prescritto nel presente Messale..." (la traduzione forse non è granché ma per capirsi va bene)
ora come si vede la famosa frase che tollera i riti bicentenari è inserita in un contesto molto chiaro da "tabula rasa" e quindi l'eventuale "abrogazione" - che per me sarebbe stato un atto non corretto giuridicamente e soprattutto inutile - non sarebbe stata una novità, anzi si sarebbe inserita nella normale prassi ecclesiale in materia liturgica... semmai è san pio v che usa il tono duro per uniformare la liturgia latina in maniera davvero "nuova" per la tradizione ecclesiale!
ora questo (la mancata abrogazione) mi pare, come ripeto da un po', un argomento debole e che si presta a critiche troppo facili... e allora più che difendere punti controversi propongo di accogliere il dibattito critico e argomentato, valutare luci e ombre (ad esempio il documento è impreciso e non chiarifica come debba applicarsi al rito ambrosiano o agli altri riti bicentenari sopravvissuti alla riforma di san pio v) come ogni documento anche magisteriale ha e valutare il motu proprio per quello che è: un documento di governo che cerca di integrare nella chiesa dei gruppi di fedeli che sono legati al vecchio ordinamento del rito romano (o latino?)...
francesco

Anonimo ha detto...

Il tono usato da Pio V e' molto perentorio, pero' furono anche le circostanze storiche (il dilagare del Protestantesimo) che spinsero il Papa a mettere ordine nella liturgia. San Pio V vieta l'uso di tutti i Messali il cui uso e' successivo al 1370, ma permette l'utilizzo di quelli piu' antichi (per esempio quello ambrosiano).
Dal 1570 (anno dell'approvazione del Messale tridentino) al 1970 (anno della riforma di Paolo VI) trascorsero ben 400 anni!
Inoltre Pio V abolisce espressamente i Messali in uso da meno di due secoli. Nel caso del 1970 l'abrogazione sarebbe tacita e, quindi, dubbia.
Ho letto molti documenti pontifici ed in essi i Papi abrogano esplicitamente le norme che regolano, nel tempo, la stessa materia (basta leggere la lettera del Papa alla Cina e anche lo stesso motu proprio "Summorum Pontificum").
Raffaella
R.