14 settembre 2007

Duro affondo di Socci nei confronti dei vescovi in conflitto con il Papa


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di Antonio Socci

Era il 1971 e il teologo Joseph Ratzinger - che pure era stato un uomo del Concilio - denunciò l'immane disastro "progressista" del post Concilio, indicando a chiare lettere la grave responsabilità di tanti vescovi: «In base a queste istanze (progressiste), anche a dei vescovi poteva sembrare "imperativo dell'attualità" e "inesorabile linea di tendenza", deridere i dogmi e addirittura lasciare intendere che l'esistenza di Dio non potesse darsi in alcun modo per certa (...).
Per questo sono certo che si preparano per la Chiesa tempi molto difficili. La sua crisi vera e propria è solo appena cominciata».
E infatti la crisi è divampata e a farla esplodere è stato innanzitutto l'attacco alla liturgia che della Chiesa è il cuore. Da cardinale tutore della fede, nel 1997, Ratzinger scriverà: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo, dipende in gran parte dal crollo della liturgia».

Libertà restituita

E oggi, da Papa, egli regala alla Chiesa un giorno storico. Il 14 settembre infatti entra in vigore il Motu proprio con cui Benedetto XVI ha restituito ai fedeli la libertà di partecipare alla cosiddetta liturgia tridentina, la liturgia di sempre della Chiesa. Attenzione: non è solo questione del latino (perché anche la riforma del 1969 ha la sua messa in latino). Né è questione che interessa solo i cosiddetti tradizionalisti. È molto di più: la notte dell'autodemolizione progressista e modernista della Chiesa sta finendo. Un grande teologo come Von Balthasar - che Papa Wojtyla volle cardinale pur essendo anch'egli uomo del Concilio, scrisse: «Stranamente a causa di questa falsa interpretazione si ha la sensazione che la liturgia post-conciliare sia divenuta più clericale di quanto non fosse nei giorni in cui il sacerdote era un semplice servitore del mistero che veniva celebrato!». Da oggi ai cristiani viene finalmente restituita la libertà di pregare (e di credere) come la Chiesa dei loro padri e dei Santi ha pregato (e creduto) per 19 secoli. Una libertà loro sottratta da vescovi e chierici "progressisti" dispotici che prima hanno (arbitrariamente) presentato la riforma liturgica del 1969 come un'abolizione del rito tradizionale della Chiesa e poi hanno sabotato lo speciale indulto chiarificatore di Giovanni Paolo II del 1984 e del 1986.
Ora Benedetto XVI - preso atto del boicottaggio dei vescovi - ha ordinato loro di riconoscere i diritti dei fedeli. Un passo grandioso che porterà frutti sorprendenti alla Chiesa. Ma, ancora una volta, diversi vescovi stanno cercando di disobbedire al Papa con la ribellione esplicita o con qualche trucco dialettico. A dare il la come al solito è stato il cardinal Martini che - ormai nei panni dell'Antipapa - ha tuonato che lui non avrebbe mai celebrato nel rito tradizionale per "quel senso di chiuso che emanava dall'insieme di quel tipo di vita cristiana così come allora lo si viveva". Così, forte del fallimento pastorale progressista (e del suo episcopato), Martini ha liquidato secoli di santità: la Chiesa dove sono fioriti i più grandi santi, da Caterina a Francesco, da Carlo Borromeo a Francesco Saverio e Teresina di Lisieux, da Massimiliano Kolbe a Padre Pio, darebbe «un senso di chiuso» rispetto alla chiesuola progressista, fatta - immagino - di cattocomunisti, ecumenisti scatenati e teologi della liberazione.
La grandiosa liturgia cattolica per la quale geni come Mozart, Michelangelo e Caravaggio hanno creato capolavori darebbe un'idea di "chiuso" rispetto agli sciamannati schitarramenti postconciliari con i più indecenti abusi liturgici. Ma subito a coda di Martini ha preso il coraggio del boicottaggio furbesco anche l'attuale vescovo di Milano Tettamanzi (scottato dal conclave del 2005 da cui voleva uscire Papa) e altri vescovi, tra i quali va citato quello di Pisa per la sua aperta opposizione al Papa (da monsignor Plotti aspetto ancora che mi spieghi il senso della Cattedrale a pagamento, come fosse un museo). Per avere un'idea di cosa sia la "chiesa progressista" bisogna leggere un articolo apparso l'altroieri su Repubblica. Parlava dei funerali dei bimbi rom, morti in un incendio a Livorno, celebrati dal pope ortodosso nella Cattedrale cattolica della città toscana. Monsignor Razzauto, amministratore diocesano con funzioni di vescovo, che ha concesso la cattedrale ha dichiarato: «Se, per motivi speciali, o per mancanza di spazio, ne avessero bisogno non avrei alcun problema a mettere a disposizione la Cattedrale anche agli islamici». Avete letto bene: la Cattedrale cattolica a disposizione per dei riti islamici. I commenti - teologici e canonici - li lascio alle autorità vaticane.

Vorrei sottolineare però che questo clero così ecumenico e aperto è lo stesso che poi, per decenni, ha negato le chiese ai fedeli cristiani per celebrare la Messa tradizionale.

In un'altra città toscana un vescovo ha negato la Cattedrale addirittura a un cardinale perché avrebbe celebrato, com'era sua facoltà, la Messa tridentina. Nella ribellione dei vescovi c'è un'opposizione al Papa che viene da lontano. Al Concilio don Giuseppe Dossetti, passato dalla politica italiana alle smanie riformatrici della Chiesa, provò a dimostrare che il vescovo ha il potere di giurisdizione con l'ordinazione stessa, a prescindere dal fatto che lo riceva dal Papa. Se questa idea fosse stata accolta la Chiesa Cattolica si poteva trasformare in chiesa episcopaliana col Papa ridotto a coordinatore. Invece fu bocciata e Dossetti fu rimosso da Paolo VI. Ma i vescovi progressisti non hanno mai rinunciato alle loro pretese.
Paolo VI, negli ultimi anni, era diventato una voce che grida nel deserto. L'allora patriarca di Venezia Albino Luciani fu tra i pochi che cercò di opporsi alla dissoluzione: «Sarebbe ora di affermare coraggiosamente che voler essere col Papa non è deteriore complesso di inferiorità, ma frutto dello Spirito Santo». Con Wojtyla il papato ritrovò vigore.

Schiavi del potere

Ma ricordo l'ottimo don Divo Barsotti che in un'intervista del 1985 mi diceva: «C'è un grande pericolo, il disgregamento dell'unica Chiesa di Cristo. I viaggi del Papa, secondo me, esprimono questa drammatica preoccupazione. Il papato negli anni recenti era stato umiliato e isolato. Nessuno voleva più sentir parlare del Papa, soprattutto i vescovi...».
E poi aggiungeva: «Ancora non si è superato questo dramma. Ci sono ancora vescovi che resistono al Papa».

Giustamente Barsotti sottolineava che il vescovo ha diritto di essere seguito dai fedeli, ma se è in comunione col Papa. Altrimenti fa una sua chiesuola. Lealtà vorrebbe che un vescovo in disaccordo col Papa si dimettesse.

Ma di rinunciare al loro potere clericale non vogliono sentirne parlare. Anzi, purtroppo continuano tuttora a essere nominati vescovi di area "progressista" che promettono di continuare questa deriva. Perché la burocrazia clericale è ancora in loro potere. Cosa temono dalla libertà? Perché vogliono impedire al popolo cristiano di pregare come la Chiesa ha pregato per due millenni? Perché nella Chiesa "lex orandi, lex credendi". La Liturgia esprime la dottrina cattolica ortodossa ed è la vera fede che affascina e attrae. Mentre la loro stagione è quella del passato, quella - come denunciò il cardinal Ratzinger - dove i cristiani erano «portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina». In quel memorabile discorso di apertura del Conclave, Ratzinger aggiungeva, amaramente: «Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all'altro». Benedetto XVI ora cerca invece di ancorarla alla roccia della tradizione ortodossa. E anche se il "partito clericale" gli ha dichiarato guerra, ha con sé il popolo cristiano.

© Copyright Libero, 14 settembre 2007

7 commenti:

raffaele ha detto...

Non condivido le affermazioni di Socci (notoriamente fazioso, in particolare contro Lazzati e la Chiesa milanese). A parte il fatto che Barsotti è stato per molti anni direttore spirituale di Dossetti (e quindi non erano così contrapposti come li presenta Socci), la sua esposizione contiene affermazioni storicamente errate, come questa: "Da oggi ai cristiani viene finalmente restituita la libertà di pregare (e di credere) come la Chiesa dei loro padri e dei Santi ha pregato (e creduto) per 19 secoli".Socci sembra ignorare il fatto che dai primi secoli del Cristianesimo all'epoca di san Pio V la liturgia è cambiata più volte (basta leggere Jungmann, Missarum sollemnia, libro scritto prima del Vaticano II e quindi insospettabile).Inoltre non si può mettere in un calderone modernismo, cattocomunismo, progressismo etc. senza fare le dovute distinzioni; in passato tanti teologi (e lo stesso Roncalli) furono ingiustamente sospettati di modernismo da reazionari come mons. Benigni!. Non si può neppure affermare (senza le opportune precisazioni) che "un vescovo che non è d'accordo col papa dovrebbe dimettersi": un vescovo non può certo dissentire dal papa in materia di fede (come affermò il Vaticano I), ma può legittimamente esprimere il proprio parere su scelte pastorali che non sono in quanto tali infallibili. Ad esempio il cardinale Siri, caro a Socci, dissentì più volte dalle scelte pastorali di Paolo VI, ma non creò per questo una Chiesa scismatica (diversamente da Lefevre); e allora perchè non avrebbe il diritto di farlo il card. Martini (peraltro già dimissionario come arcivescovo) o qualche altro vescovo in carica? Teorizzare, come fa Socci, una monarchia assoluta del papa (quando va bene a lui!), misconoscendo il ruolo del vescovo diocesano (quasi che fosse un semplice "prefetto", come voleva la manualistica dell''800), significherebbe tornare indietro rispetto ad un concilio ecumenico (il Vaticano II), che ha riconsciuto la sacramentalità dell'episcopato ede il valore della collegialità episcopale.Lo sa, Socci, che nel primo millennio il Papato ha esercitato il proprio ruolo in forme diverse rispetto a quelle prevalse da Gregorio VII in poi, e che proprio su questo c'è discussione con le chiese ortodosse? Lo stesso teologo Ratzinger negli anni '60 ipotizzava nei suoi scritti un modo diverso di esercitare il ministero petrino, anche in prospettiva ecumenica. Non cerchi quindi, Socci, di usare il papa per i suoi fini ultraconservatori! Così facendo si rischia di spaccare ancor più la Chiesa. Ricordiamoci sempre del motto (caro a Giovanni XXIII)"In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas".

Anonimo ha detto...

Ma qui non si tratta del diritto di dissentire! E' chiaro che ciascun vescovo puo' esprimere la sua opinione (come si e' sempre fatto e sempre si fara'). I cardinali Siri e Ratzinger hanno manifestato opinioni diverse da quelle di Paolo VI ma, e qui sta la differenza abissale, HANNO SEMPRE UBBIDITO per amore della Chiesa, del Papa e dei fedeli.
In questo caso il documento pontificio non viene solo contestato (cosa accettabile) ma addirittura ignorato e/o disatteso. C'e' qui amore per la Chiesa? Per il Papa? Per i fedeli?
Se i vescovi si fossero limitati a dissentire non avrei nulla da dire...

Angelo ha detto...

Pessimo articolo, pieno di livore e imprecisioni che causano solo confusione e divisioni.
Senza dubbio il peggiore tra tutti i commenti usciti sui giornali di oggi.

brustef1 ha detto...

Eccezionale, Socci! Da sottoscrivere parola per parola. Quanto agli "scismatici" posso testimoniare di aver udito dalla viva voce del cardinale Edouard Gagnon - inviato ad Econe da Paolo VI nel 1977 come visitatore apostolico - di quanto rimase edificato dalla santa vita della Comunità San Pio X e del suo Fondatore e dalle ragioni dolorosamente addotte da mons. Lefebvre come base della sua protesta. Oggi nelle dichiarazioni -in stile più o meno felpato- dei vari Martini, Plotti e Brandolini vedo soltanto livore e preoccupazioni secolari.

Blog creator ha detto...

Eh sì! Un Socci propedeutico.
Io, da buon "socciano" non posso che esser contento che almeno qualche buon cattolico possa sui media, esprimere buoni argomenti.
Alla faccia dei prodi melloniani cattocomunisti e dei massoni, non dimentichiamoli, mai!
Affermo con p. Livio che "dopo due millenni di navigazione fra molte bufere e le rare bonacce della storia, la barca di Pietro continua a veleggiare [...] La Chiesa è indistruttibile perchè è di origine divina."

Anonimo ha detto...

Anche se a volte Socci prende posizioni radicali, io non lo liquiderei così negativamente come ho visto qui sopra, anzi: personalmente lo stimo. Si può dissentire sui toni qualche volta però è uno dei pochi cattolici che ha il coraggio di dire certe cose, di prendere certe posizioni. Non credo neppure che sia uno sprovveduto per cui gli sfuggano certi dettagli, anzi, tant'è che a volte le informazioni di cui dispone sono davvero inedite. Non è certo l'ultimo della classe insomma! Forse prima di contraddire certe sue affermazioni bisognerebbe capire bene perchè le ha scritte. Magari ci fossero tanti cattolici senza peli sulla lingua e capaci di vedere anche quello che non va senza la preoccupazione di essere politicamente corretti! Anche se questo vuol dire prendere posizione contro questo o quel Cardinale...Quando ci vuole ci vuole.
Alby

brustef1 ha detto...

Errata oorrige: ho scritto "Comunità" San Pio X invece di "Fraternità". Non vorrei si potesse confondere Bose con Econe...Quanto ai massoni, sono un cancro la cui virulenza viene in questo Paese colpevolmente sottovalutata, anche perché, tradizionalmente, reggono i cordoni della borsa nei nostri governicchi (vedi gnomi di bankitalia poi finiti nei dicasteri economici, a Palazzo Chigi, al Quirinale ecc., magari travestiti da credenti).