13 settembre 2007

Messa tridentina: i "preparativi" della diocesi di Roma


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Messa in latino al via: il “Motu proprio” in vigore da domani

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Tra ventiquattr’ore entrerà in vigore in tutte le chiese del mondo il Motu Proprio ”Summorum Pontificum”, pubblicato da Benedetto XVI il 7 luglio scorso. Fatto salvo un gruppetto di aficionados, la liberalizzazione del messale pre-conciliare voluta da Papa Ratzinger, non sta riscuotendo particolare successo di popolo. Sicchè nelle diocesi restano pochi i fedeli desiderosi di assistere alla messa in latino secondo il rito antico. Persino al Vicariato di Roma, la diocesi del Papa, ad oggi non sono pervenute particolari richieste da parte di parroci o fedeli desiderosi di far inserire nella propria parrocchia celebrazioni del genere. La messa col sacerdote che dà le spalle ai fedeli, rivolto all’altare, con le letture nella lingua di Cicerone ed un calendario liturgico differente, non fa breccia. Il cardinale Camillo Ruini starebbe pensando di istituire una «parrocchia personale». Allo stesso tempo in Vicariato si riflette se assegnare ai fan del latino una chiesa più grande per ospitare le messe tridentine. «Si sta valutando la soluzione pastoralmente più adeguata» filtra dal Palazzo del Laterano. La possibilità di celebrare col messale del 1962, a Roma era da tempo già possibile in tre le chiese: nella chiesa di Gesù e Carlo al Corso e a San Nicola in Carcere la domenica, mentre a San Gregorio dei Muratori anche ogni giorno. La mattina presto e la sera alle 19. «Vi assistono sempre non più di 30 persone. Nei giorni feriali un po’ di meno. Da quando è stato pubblicato il Motu Proprio abbiamo registrato una certa attenzione. Ci sono venuti a chiedere informazioni ma l’interesse non si è ancora tradotta in un aumento di fedeli. Forse è perchè la chiesa che abbiamo è piccolina, situata in un vicolo che nessun conosce. Sarebbe bello se venisse eretta una parrocchia personale» ha commentato speranzoso padre Joseph Kramer, sacerdote australiano di origine tedesca, alla guida della fratenità sacerdotale di San Pietro. Riflessioni in corso anche nella basilica di San Pietro. Anche lì di decisioni definitive non ne sono state ancora prese, benchè vi sia l’idea di assegnare alle celebrazioni tridentine l’altare della cappella della Presentazione. Sotto questo altare riposano le spoglie di S.Pio X, il pontefice al quale nel periodo post-conciliare facevano riferimento i cattolici tradizionalisti. Nelle Grotte vaticane, invece, l’unica cappella che potrebbe essere utilizzata (perchè la sola provvista di un altare rivolto al muro) è quella della Madonna della Bocciata. In vista del 14 settembre la frastagliata realtà dei cattolici tradizionalisti si è mossa per tempo e c’è persino chi, come una associazione di tradizionalisti di Verona, ha messo su internet un formulario per facilitare le eventuali richieste della messa in latino al proprio parroco o al proprio vescovo. «Lo abbiamo fatto perchè ci hanno chiesto consigli. Si sono rivolti a noi perchè non sapevano come fare. Le richieste sono arrivate da Bergamo, Livorno, Brescia e Piombino» ha spiegato Maurilio Cavedini, portavoce dell’associazione. Tra diocesi tiepide o addirittura indifferenti ed altre ancora totalmente contrarie (molte in Francia), parecchi vescovi hanno fatto presente la scarsa preparazione dei parroci in fatto di latino. Il latinorum non fa più parte del bagaglio del giovane sacerdote come invece può essere l’uso del computer e di internet. Segno dei tempi. Intanto a Loreto, per festeggiare, il cardinale Castrillon Hoyos, il più grande entusiasta sostenitore del Motu Proprio, colui che tra tutti i cardinali si è battuto come un leone per l’avvicinamento dei lefebvriani nonostante la ritrosia di buona parte della curia, domani celebrerà un solenne rito in latino. Ovviamente un Te Deum.

© Copyright Il Messaggero, 13 settembre 2007

Ah, Giansoldati, che toni sprezzanti!
Pensava che i fedeli avrebbero chiesto in massa la Messa tridentina? Ma quando mai?
Veramente apprezzabile il comportamento del cardinale Ruini a cui i Romani devono essere grati per la cura pastorale
.
Raffaella

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Penserà di rendersi simpatica. Come un bruschino in un occhio.
Secondo me per avere notizie realistiche e oneste sull'andamento del fenomeno bisognerebbe trovare i siti giusti.Per documentarsi non credo proprio che possiamo contare su Giansoldati e Politi.

Luisa ha detto...

Aficionados.....lingua di Cicerone....prete che dà le spalle ai fedeli....fan del latino....la
Giansoldati sembra aver deciso di prendere Politi come guida e maestro.
Ironia, mancanza di rispetto...ancora una giornalista che pensa che la sua lettura di una situazione è interessante , giusta e definitiva.
Grazie a questa giornalista e alla sua analisi perspicace,sappiamo ora che i nostri sacerdoti escono dai seminari fortissimi in computer e internet e nulli in latinorum....purtroppo ,se sulla forma dei suoi propositi ,non sono in accordo,...su questo punto temo che abbia in parte ragione....per certi seminari...grazie al Cielo non per tutti!
Ricordiamoci che i seminari più tradizionalisti, dove il latino è insegnato, sono pieni !