1 settembre 2007

Un po' di arte e di storia...la Santa Casa di Loreto


Vedi anche:

VISITA PASTORALE DEL PAPA A LORETO (1-2 SETTEMBRE 2007): LO SPECIALE DEL BLOG

Cardinale Ratzinger: la Santa Casa di Loreto ha solo tre pareti: è una Casa aperta, è come un invito, un abbraccio

La mia emozione di fronte alla commozione di Mons.Bagnasco

Oggi a Loreto: lo speciale di "Avvenire"

Preghiera del Papa per l'incontro con i giovani a Loreto

Migliaia di giovani invadono Loreto. Mons.Bagnasco: i Vescovi siano testimoni credibili

Mons. Forte: i giovani cercano qualcuno che dica la verità della sua vita mettendo in gioco se stesso

Loreto, Enzo Bianchi: il concertone non serve

Chiesa, tasse ed agora': il grande "minestrone" dei media

Agorà dei giovani, due giorni con Papa Benedetto XVI: lo speciale de "Il Messaggero"

Mons. Forte: c'è una giovinezza nel cuore del Papa, un entusiasmo di fede che ci fa capire quanto sia vero ciò che dice

Conferenza stampa di presentazione dell'incontro di Loreto

NUOVA SEZIONE IN "BENEDETTO XVI: GLI SPECIALI DEL BLOG

Esclusiva di Korazym: la lettera del Santo Padre ai giornali ecclesiali dell’Austria

VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA IN AUSTRIA (7-9 SETTEMBRE 2007): LO SPECIALE DEL BLOG

Lupus in pagina: che lagna i piagnistei laicisti e radicali sull'8 per mille!

La possibile deriva eugenetica ed il laicismo della Bindi

A Loreto il Papa si farà "semplice" catechista

Mons. Bagnasco: si riconosca «con fiducia e anche con gratitudine» l'azione sociale della Chiesa!

Eugenia Roccella "abbatte" Miriam Mafai su La7

Una notizia che i giornali ignorano: ristampate, in Spagna, 30mila copie di Gesu' di Nazaret


LA STORIA

La Santa Casa «culla» di preghiera

La basilica è un «cantiere aperto», una «summa» dell'arte e una ricerca continua per la nostra sete di bellezza e verità

Di Mariano Apa

Attraversando la croce della navata nel transetto della lauretana basilica di Santa Maria, Papa Benedetto XVI sacramentalmente sottolineerà la regalità della basilica, così come il suo predecessore Benedetto XIII la proclamò nel 1728: cattedrale, infatti, lo era già dal 1586 per volontà di Sisto V che, nel bronzo di Calcagni, dal 1587, staziona nella corte della piazza, mentre fuori, all'ingresso del santuario, accoglie il pellegrino, dal 1967, la statua di Alessandro Monteleone dedicata al beato Papa Giovanni XXIII, a ricordo della sua visita del 4 ottobre 1962.
La praticata devotio e l'intensità liturgica dell'invocazione mariana sono testimoniate dalla preghiera scritta dallo stesso papa Ratzinger: «Maria Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di lui».
Dal rivestimento dei madreperlacei marmi dei Sansovino/Bandinelli/Francesco da Sangallo - rivestimento voluto nel 1513 da Papa Giulio II e portato a compimento con Leone X e Clemente VII - si alza la preghiera e si avvita nel volo a spirali delle litanie così mostrate dal senese Cesare Maccari (vi lavorò dal 1888-1895 al 1908 ).
Nella espressione della spiritualità, le pietre ancestrali della Santa Casa - trasportata per mare o portate in volo angelico - legano le profondità della nostra coscienza con le dimensioni dell'universo quale naturalismo analogico all'infinito dell'Altissimo "dentro di noi", così restituendoci, l'architettura e il decoro artistico, la qualità ecclesiale del vivo corpo della nostra fede nell'Annuncio del Signore, con i profumi della domestica Nazareth riletta e reinterpretata nella ciclicità delle civiltà, delle storie, degli stili, delle immagini - in architettura e in arte - a cantare la catechesi della salvezza cristologica.
E gli affreschi stratificati sulle pareti interne, tra i secoli XII e XIII, nel loro ieratico linearismo si ribaltano nella moderna plastica dinamicità di Floriano Bodini, cui monsignor Pasquale Macchi affidò la reinvenzione dell'arredo presbiteriale - altare, ambone, sedia , suppellettili sacri - nella ricorrenza del VII centenario della Santa Casa, così perpetuando l'indicazione di Papa Paolo VI di farsi pellegrini nella Via Pulchritudinis.
Il giovane pellegrino che entra in basilica in questi giorni ascolterà l'eco dei cori di Montorso. Ed ecco si ha ora un abbraccio, dei secoli e delle civiltà, degli stili e delle poetiche che attraversando i calendari e gli alfabeti delle culture ribadiscono la persistente unicità dell'Annuncio, del mistero dell'Incarnazione. Una pluralità di talenti che la civiltà consegna a ciascun di noi e che aiutano a tradurre nell'arte liturgica il «passaggio da Babele a Pentecoste», come si è espresso monsignor Crispino Valenziano.
Dall'Umanesimo e dal Rinascimento - nell'ingegno dei Melozzo e Signorelli alle sacrestie di S. Marco e S. Giovanni - e dal Manierismo elegantissimo di Federico Zuccari - in Cappella dei duchi di Urbino -, passando per le porte in ingresso - Calcagni e Vergelli - si entra in una summa dell'arte e dell'iconologico spartito con cui si spiega per immagini la Parola. La basilica è un "cantiere aperto", è una ricerca continua che si pone analogica al nostro ricercare, alla nostra sete di bellezza e di verità. Si deve al vescovo Tommaso Gallucci e al cappuccino Padre Pietro da Malaga l'intuizione di ridisegnare nei segni della contemporaneità - tra metà del secolo XIX e inizi del XX - la visione architettonica e artistica dell'icona della Santa Casa nella realtà della basilica. Dall'architetto Sacconi (1854-1905), cui si deve il famoso Altare della Patria in piazza Venezia a Roma, agli artisti che hanno disegnato la nazione specifica dell'Europa.
E così ecco la Cappella spagnola - con il bresciano Modesto Faustini, lavori eseguiti tra il 1886 e il 1890; la Cappella francese, con Charles Lameire, tra il 1896 e il 1903; la Cappella slava, del 1912/1913, con l'opera di Biagio Biagetti. A semicerchio le Cappelle delle nazioni accompagnano il sacello della Santa Casa, nella dimensione della verticalità ci si proietta sublimati nelle Litanie del Maccari in cupola, nella orizzontalità dell'abbraccio materno, il Coro in quanto Cappella tedesca, dispiega le storie di Maria e Gesù, con la pittura di Ludovico Seitz, che realizzò il ciclo tra il 1892 e il 1902, e che l'allora cardinale Ratzinger ebbe modo di apprezzare nella sua visita compiuta con padre Giuseppe Santarelli, il 30 maggio 1999.
Questa pittura ci ricorda il ritmo del verso del Torquato Tasso pellegrino al santuario di Loreto e ci ricorda, altresì, lo struggente «fondo d'oro» della poesia di Mario Luzi, quasi si rinnovasse, in questo coro lauretano, il poetico racconto di Luzi, del pellegrinaggio contemporaneo nel «viaggio terrestre e celeste di Simone Martini».

© Copyright Avvenire, 1° settembre 2007


La Santa Casa

La Storia del Santuario inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l'arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret.
Questa preziosa reliquia fu portata in Italia dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa.

Gli studi recenti delle pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione da elementi leggendari, confermano e attestano l'autenticità della Santa Casa.
Il santuario di Loreto è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico.
E' stato visitato da circa 200 santi e beati, e da numerosi Papi.
La S. Casa, nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché la parte dove sorge l'altare dava, a Nazaret, sulla bocca della Grotta e, quindi, non esisteva come muro
. Delle tre pareti originarie le sezioni inferiori, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre, per lo più arenarie, rintracciabili a Nazaret, e le sezioni superiori aggiunte successivamente e, quindi spurie, sono in mattoni locali, gli unici materiali edilizi usati nella zona.
Alcune pietre risultano rifinite esternamente con tecnica che richiama quella dei nabatei, diffusa in Palestina e anche in Galilea fino ai tempi di Gesù. Vi sono stati individuati una sessantina di graffiti, molti dei quali giudicati dagli esperti riferibili a quelli giudeo-cristiani di epoca remota, esistenti in Terra Santa, compresa Nazaret. Le sezioni superiori delle pareti, di minor valore storico e devozionale, nel secolo XIV furono coperte da dipinti a fresco, mentre le sottostanti sezioni in pietra furono lasciate a vista, esposte alla venerazione dei fedeli.
Il Crocifisso dipinto su legno, sopra la cosiddetta finestra dell'Angelo, assegnato alla fine del sec. XIII, secondo alcuni è di cultura spoletina e secondo altri rivelerebbe segni della maniera di Giunta Pisano. La Statua della Madonna, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, sostituisce quella del sec. XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in S. Casa nel 1921. È stata fatta scolpire da Pio XI che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani. Fin dal secolo XVI è rivestita di un manto, detto "dalmatica".
Il rivestimento marmoreo è il capolavoro dell'arte lauretana. Esso custodisce l'umile Casa di Nazareth come lo scrigno accoglie la perla. Voluto da Giulio II ed ideato dal sommo architetto Donato Bramante, che nel 1509 ne approntò il disegno, fu attuato sotto la direzione di Andrea Sansovino (1513-27), di Ranieri Nerucci e di Antonio da Sangallo il Giovane. In seguito furono collocate nelle nicchie le statue delle Sibille e dei Profeti.
Il rivestimento è costituito da un basamento con ornamentazioni geometriche, da cui si diparte un ordine di colonne striate a due sezioni, con capitelli corinzi che sostengono un cornicione aggettante. La balaustra è stata aggiunta da Antonio da Sangallo (1533-34) con lo scopo di nascondere la goffa volta a botte della S. Casa e di circoscrivere con elegante riquadratura tutto il mirabile recinto marmoreo.

© Copyright Santuario di Loreto

Nessun commento: