9 settembre 2007
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"La scienza senza Dio distrugge l’uomo"
di Andrea Tornielli
La crisi dell’Occidente è causata dalla «rassegnazione che considera l’uomo incapace della verità», ma senza verità l’uomo non può distinguere «tra il bene e il male» e così anche la scienza «può diventare una terribile minaccia» e portare «alla distruzione dell’uomo e del mondo». Ci sono quarantamila persone sotto la pioggia battente a Mariazell, città dei monti della Stiria a 870 metri d’altezza dove sorge l’antico santuario mariano meta di pellegrinaggi anche dall’Europa dell’Est. Benedetto XVI, avvolto in paramenti dai colori pasticciati e sgargianti, a causa del maltempo ha dovuto percorrere in auto i 90 chilometri da Vienna a qui perché l’elicottero non si è potuto levare in volo.
L’omelia che pronuncia, attorniato da vescovi rivestiti da impermeabili di cellophane, è l’approfondimento del discorso di venerdì. Il Papa spiega che «noi abbiamo bisogno di Dio», ma di «quel Dio che ci mostrato il suo volto e aperto il suo cuore: Gesù Cristo», perché «solo lui è Dio». E «se noi lo consideriamo l’unico mediatore della salvezza valido per tutti - continua Benedetto XVI - questo non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni». Di fatto, aggiunge, «la nostra fede si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l’uomo incapace della verità, come se questa fosse troppo grande per lui».
Questa rassegnazione di fronte alla verità è, per Ratzinger, «il nocciolo della crisi dell’Occidente, dell’Europa»: «Se per l’uomo non esiste una verità – spiega il Papa – egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell’uomo, ma anche – lo vediamo – diventare una terribile minaccia, la distruzione dell’uomo e del mondo». Parole applicabili certo al pericolo di una guerra nucleare ma anche alle nuove frontiere della manipolazione genetica.
«Noi abbiamo bisogno della verità – ha detto ancora il Pontefice – ma certo, a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella verità comporti intolleranza». Una paura che si sente citare spesso nella nostra società, dove alla parola verità si associa spesso quella di fondamentalismo. Una paura, ha riconosciuto il Papa, «che ha le sue buone ragioni storiche» ma che si supera guardando «a Gesù come lo vediamo qui nel santuario di Mariazell», nelle effigi che lo mostrano bambino e crocifisso. Questa è infatti la caratteristica distintiva della fede cristiana, e Benedetto XVI la ripete da questa chiesa dove si trova la Cappella dedicata alla vittoria di re Luigi d’Ungheria sui turchi: «La verità non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all’uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell’amore. Non è mai nostra proprietà, un nostro prodotto, come anche l’amore non si può produrre, ma solo ricevere e trasmettere come dono». Dio, spiega il Papa, «non viene con la forza esteriore, ma viene nell’impotenza del suo amore, che costituisce la sua forza… ci invita a diventare anche noi piccoli, a scendere dai nostri alti troni e imparare ad essere bambini».
Questo accenno a Gesù bambino offre a Benedetto XVI la possibilità di ricordare «tutti i bambini del mondo»: quelli che «vivono nella povertà; che vengono sfruttati come soldati; che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini malati e sofferenti, ma anche quelli gioiosi e sani». «L’Europa è diventata povera di bambini – osserva Ratzinger – noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro». Mentre oggi come duemila anni fa non basta «essere e pensare in qualche modo come tutti gli altri», perché «il progetto della nostra vita va oltre».
Al termine delle celebrazioni, il Pontefice ha voluto ricordare le persone «che stanno soffrendo in questi giorni a causa delle alluvioni» e ha pregato per i due anziani pellegrini morti ieri di infarto mentre arrivavano a Mariazell.
© Copyright Il Giornale, 9 settembre 2007
Benedetto XVI, in pellegrinaggio nel santuario austriaco di Mariazell, parla di Occidente in crisi e propone di rileggere i 10 comandamenti
Senza verità la scienza è una minaccia
«Il Cristianesimo non disprezza le altre religioni né impone con la forza il suo messaggio di fede»
MARIAZELL «La rassegnazione di fronte alla verità è il nocciolo della crisi dell'Occidente, dell'Europa». Lo ha detto il Papa celebrando la messa davanti a circa 30.000 persone nel santuario di Mariazell, nella Stiria (in Austria), dove ha anche ricordato che per il cristiani ritenere Gesù «l'unico mediatore della salvezza» «non significa disprezzo delle altre religioni nè assolutizzazione superba del nostro pensiero».
Benedetto XVI, che a causa del maltempo non ha potuto raggiungere Mariazell in elicottero, è stato accolto festosamente dai presenti che si riparavano dalla pioggia con impermeabili di plastica e ombrelli colorati. Prima della messa ha fatto un ampio giro in papamobile per salutare la folla di persone, molte delle quali seguivano la messa grazie a maxischermi. «La nostra fede – ha sottolineato Benedetto XVI nell'omelia – si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l'uomo incapace della verità, come se questa fosse troppo grande per lui». Il Papa ha quindi citato le conseguenze negative del misconoscimento della verità sulla scienza. «Se per l'uomo non esiste una verità, – ha spiegato – egli, in fondo, non può neppure distinguere il bene dal male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell'uomo, ma anche, lo vediamo, diventare una terribile minaccia, la distruzione dell'uomo e del mondo». Ma la verità non sarà mai intollerante nè si imporrà con la forza: «Noi abbiamo bisogno della verità – ha proseguito – ma a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella verità comporti intolleranza». E «se questa paura, che ha le sue buone ragioni storiche, ci assale, è tempo – ha suggerito il papa tedesco – di guardare a Gesù come lo vediamo qui al santuario di Mariazell», cioè bambino e crocifisso. «La verità – ha rimarcato – non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all'uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera; la verità dimostra se stessa nell'amore; non è mai nostra proprietà, un nostro prodotto, come anche l'amore non si può produrre, ma solo ricevere e trasmettere come dono». «Di questa forza della verità – ha affermato – noi come cristiani ci fidiamo. Di essa siamo testimoni. Dobbiamo trasmetterla in dono nello stesso modo in cui l'abbiamo ricevuta».
Nel santuario di Mariazell giungono ogni anno un milione di pellegrini. Durante la processione verso l'altare il Papa ha sostituito il pastorale con il bastone di legno del pellegrino, con il manico a forma di croce.
«Che la grande Madre dell'Austria e dell'Europa aiuti tutti noi a realizzare un profondo rinnovamento della fede e della vita». È la preghiera del Papa nel santuario della Madonna di Mariazell, durante le celebrazione dei vespri con la comunità benedettina e religiosi e religiose. In un lungo discorso Benedetto XVI ha ripercorso il senso dei tre consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza. Partecipa ai vespri anche il fratello del Pontefice, mons. Georg Ratzinger. «Chi vuole seguire Cristo in modo radicale – ha ricordato – deve decisamente rinunciare ai beni materiali» e deve «diventare interiormente libero».
«Per tutti i cristiani, ma specialmente per i sacerdoti, i religiosi e le religiose, per i singoli come pure per le comunità, – ha proseguito – la questione della povertà e dei poveri deve essere sempre di nuovo oggetto di un severo esame di coscienza».
A proposito della scelta della castità, papa Ratzinger ha osservato che «in mezzo a tutta la cupidigia, a tutto l'egoismo del non saper aspettare, alla brama di consumo, in mezzo al culto dell'individualismo noi – ha detto – cerchiamo di vivere un amore disinteressato per gli uomini».
I dieci comandamenti sono stati proposti in passato troppo spesso come secchi divieti. Benedetto XVI non è d'accordo e suggerisce una lettura diversa: «se con Gesù Cristo e con la sua Chiesa rileggiamo in modo sempre nuovo il Decalogo del Sinai, penetrando nelle sue profondità, allora ci si rivela come un grande ammaestramento.
Esso è innanzitutto un «sì» a Dio, a un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi, la rende vera libertà (i primi tre comandamenti). È un «sì» alla famiglia (quarto comandamento), un «sì» alla vita (quinto comandamento), un «sì» ad un amore responsabile (sesto comandamento), un «sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia (settimo comandamento), un «sì» alla verità (ottavo comandamento) e un «sì» al rispetto delle altre persone e di ciò che ad esse appartiene (nono e decimo comandamento). In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente, noi viviamo questo molteplice «sì» e al contempo – sottolinea il Papa teologo – lo portiamo come indicatore di percorso entro il nostro mondo».
© Copyright Gazzetta del sud, 9 settembre 2007
«La scienza senza Dio è male» Il Papa scomunica la chimera
di CATERINA MANIACI
dal nostro inviato Non lo cita espressamente, ma il Papa, dalle montagne austriache, nel santuario di Mariazell, evoca un fantasma, quello dell'uomo-bestia a cui gli scienziati inglesi hanno deciso di dare vita. Benedetto XVI sta celebrando la Messa davanti al santuario mariano, uno dei più noti e frequentati d'Europa, eretto anch'esso a baluardo contro le minacce da Oriente e dall'Est. Fa molto freddo, sembra calato un precoce inverno, ma, nonostante questo, la gente si stipa nel piazzale antistante. Il Papa pronuncia l'omelia: parole forti, richiami che non lasciano spazio a fraintendimenti. Ed ecco che arriva il monito contro le degenerazioni scientifiche, scaturite da un sapere impazzito che perde di vista «la verità». Senza la verità la scienza diventa «terribile minaccia per l'uomo». E cos'è se non una minaccia - sembra di seguire nel ragionamento del Papa - questo desiderio di onnipotenza, sena alcun limite e nessun "discernimento"? «Se per l'uomo non esiste una verità», spiega Papa Ratzinger, «egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell'uomo, ma anche, lo vediamo, diventare una terribile minaccia, la distruzione dell'uomo e del mondo».
I BAMBINI Si studia la possibilità di creare nuovi ibridi, nuove imprevedibili forme di vita, ma si rinuncia a dare la vita: infatti, ricorda il Pontefice, «l'Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore, quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra, dove c'è Dio, c'è futuro». Papa Ratzinger ricorda poi «i bambini che vivono nella povertà, che vengono sfruttati come soldati, che non hanno mai potuto sperimentare l'amore dei genitori, i bambini malati e sofferenti ma anche quelli gioiosi e sani». Arroganza, paura della verità, incapacità di distinguere il bene dal male, origine della crisi e della decadenza della nostra civiltà, cui tocca in sorte una scienza che sembra la panacea di tutti i mali ma può essere, invece, l'inizio di un incubo. Cosa si oppone a tutto questo? Secondo Papa Ratzinger, non ci sono dubbi: l'incontro con Cristo, l'amicizia con Lui e dunque un cristianesimo che «è qualcosa di più e di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi», che porta con sé «una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo abbiamo tanto bisogno». Con la proposta di rileggere «in modo sempre nuovo il Decalogo del Sinai», insomma i Dieci Comandamenti, come una serie di "sì" a Dio, alla famiglia, alla vita, a un "amore responsabile", alla solidarietà e alla giustizia, alla verità, al rispetto delle altre persone e di ciò che ad esse appartiene. DUE PELLEGRINI MORTI La giornata, lunga e impegnativa, a Mariazell è cominciata con un lutto: muoiono due anziani pellegrini che erano arrivati qui per il Papa, il quale li ricorda commosso prima della Messa e assicura «che arriveranno subito in Paradiso». La gente si copre con gialle mantelline impermeabili e, chi può, ripara le ginocchia con una coperta. Ma continua imperterrita a seguire le lunghe cerimonie, preparate con cura meticolosa, soprattutto nella scelta dei canti. Oggi si conclude il viaggio-pellegrinaggio del Papa in terra austriaca con la celebrazione nel Duomo di Vienna. Verrà eseguita la "Missa Cellensis" (Messa di Mariazell) , composta da Joseph Haydn - uno degli autori amati dal Papa - in onore della Madonna nel 1782.
© Copyright Libero, 9 settembre 2007
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