11 settembre 2007

Un po' di storia: dove sono sepolti gli Apostoli?


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Dove sono ricordati i primi testimoni di Cristo? A Roma ovviamente – dove da secoli si venerano le reliquie di tutti gli apostoli – ma anche ai quattro angoli del mondo antico: sin quasi alle rive dell’immenso oceano occidentale Giacomo il Maggiore (a Santiago de Compostela) e sulle sponde di quello indiano Tommaso (a Madras), poi, nel bacino mediterraneo orientale, Efeso (Giovanni), Cipro e Creta (Barnaba e Timoteo), in Germania a Treviri (Mattia) In Italia, cerniera tra Oriente e Occidente, a ospitare reliquie sono Amalfi (Andrea), Salerno (Matteo), Benevento (Bartolomeo), Ortona (Tommaso), Ancona (Giacomo il Minore), Padova (Luca) e Venezia (Marco). Un piccolo «baedeker» apostolico raccoglie le tracce dei Dodici, di Paolo, degli evangelisti e dei primissimi testimoni di Cristo

Reliquie
Dove sono sepolti i 12 apostoli


Seguire le vicende dei resti apostolici, autentici o presunti, significa ripercorrere la storia del cristianesimo.
Dalla presenza nella capitale dell’impero di Pietro e di Paolo alla costruzione ideologica della "seconda Roma" fondata da Costantino a cavallo tra Europa e Asia
Già nelle scritture sacre ebraiche compare l’attenzione per la morte e la sepoltura dei suoi protagonisti, accentuata poi nei testi apocrifi. Il presbitero romano Gaio poco prima del 200 descrive quelle che sono il vanto della Chiesa di Roma: «Se vorrai andare sul Vaticano o sulla via di Ostia, vi troverai i trofei di quelli che hanno fondato questa Chiesa»


Di Gian Maria Vian

Non vi è nulla di più umano - e dunque nulla di più cristiano - dell'attaccamento e della pietà verso chi ci ha preceduto. La venerazione dei defunti e la cura per le loro sepolture sono antichissime e così profondamente radicate da resistere alla radicale disumanità del processo secolarizzatore che sta stravolgendo le opulente società occidentali. Nella tradizione ebraica, e poi soprattutto in quella cristiana si aggiunge una componente fondamentale e radicalmente innovativa: la credenza nella risurrezione finale della carne, punto fermo ed elemento dottrinale tanto trascurato nella predicazione quanto invece decisivo, anticipato dalla risurrezione di Cristo.
Già nelle scritture sacre ebraiche compare l'attenzione per la morte e la sepoltura dei suoi protagonisti: secondo il libro della Genesi Abramo seppellisce Sara a Qiryat-Arba, cioè Hebron (23, 1-2), in quella che successivamente diviene la "tomba dei patriarchi", dove trovano sepoltura lo stesso Abramo, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Lia. Giuseppe resta invece in Egitto, imbalsamato in un sarcofago, e proprio su questa scena funeraria sobria e solenne si chiude il primo libro del Pentateuco. L'interesse per i luoghi dove sono le sepolture degli eroi della storia sacra si accentua nei testi apocrifi, dalle Vite dei profeti - poi cristianizzate ma le cui tradizioni sono con ogni probabilità conosciute dai vangeli - a un'affascinante e complessa opera giudeocristiana del IV secolo, sopravvissuta in siriaco e intitolata Caverna dei tesori. In questo luogo misterioso viene infatti temporaneamente deposto Adamo prima di trovare riposo sul Golgota, là dove sarà crocifisso il nuovo Adamo, Gesù.
E se nelle scritture cristiane centrale è la tomba vuota di Gesù - poi ritrovata al tempo di Costantino che vi edifica la basilica del Santo Sepolcro considerata dall'imperatore «come il centro ideale del mondo» (Eusebio di Cesarea, Sulla vita di Costantino, III, 33) - nulla vi si trova su quelle degli apostoli e dei discepoli . Molto più tardi, poco dopo l'anno 600, queste tombe saranno accomunate a quelle dei personaggi veterotestamentari (ben 64) da Isidoro, vescovo di Siviglia, nel De ortu et obitu patrum ("Sull'origine e la fine dei padri"), dove raccoglie tutte le notizie disponibili sulle vite e le sepolture di 22 figure del Nuovo Testamento. Ma l'interesse per le tombe degli apostoli risale ad alcuni secoli prima, come attesta ancora Eusebio (Storia ecclesiastica, II, 25, 7) riferendo alcune parole del presbitero romano Gaio che poco prima del 200 descrive quelle che sono il vanto della Chiesa di Roma: «Se infatti vorrai andare sul Vaticano o sulla via di Ostia, vi troverai i trofei di quelli che hanno fondato questa Chiesa», cioè di Pietro e di Paolo che vi versarono il loro sangue per testimoniare Cristo.
Nella scia di un antichissimo genere letterario si inserisce dunque il felice libretto di Lorenzo Bianchi che la rivista 30Giorni ha allegato al numero di giugno (Ne scelse dodici. Dove sono sepolti gli apostoli di Gesù e alcuni loro amici) e che nel medioevo si sarebbe intitolato, a imitazione dell'opera isidoriana, De obitu apostolorum. Archeologo e ricercatore del Consiglio nazionale delle Ricerche, l'autore è specialista di topografia storica romana (suo è tra l'altro Ad limina Petri. Spazio e memoria della Roma cristiana, Donzelli) e ha il merito di avere concentrato in una novantina di pagine - corredate da molte illustrazioni e con una prosa chiara e accessibile - i principali dati acquisiti su un tema storicamente difficile e sfuggente. Per accompagnare chi voglia visitare queste memorie e grazie anche all'aiuto di brevi citazioni dei limpidi discorsi che Benedetto XVI ha dedicato agli apostoli e ai primi discepoli di Gesù (ora in un volume della Libreria Editrice Vaticana).

A essere raccolte in questo piccolo baedeker apostolico sono dunque, in primo luogo, le tracce dei Dodici, quindi quelle di Paolo, degli evangelisti Marco e Luca, e poi, sulle orme dell'aposto lo dei pagani, di Timoteo, Tito e Barnaba.
Ma dove sono ricordati i primi testimoni di Cristo? A Roma ovviamente - dove da secoli si venerano le reliquie di tutti gli apostoli - ma anche ai quattro angoli del mondo antico: sin quasi alle rive dell'immenso oceano occidentale Giacomo il Maggiore (a Santiago de Compostela) e sulle sponde di quello indiano Tommaso (a Madras), poi, nel bacino mediterraneo orientale, Efeso (Giovanni), Cipro e Creta (Barnaba e Timoteo), in Germania Treviri (Mattia) e, in Italia, cerniera tra Oriente e Occidente, Amalfi (Andrea), Salerno (Matteo), Benevento (Bartolomeo), Ortona (Tommaso), Ancona (Giacomo il Minore), Padova (Luca) e Venezia (Marco).
Seguire le vicende dei resti apostolici, autentici o presunti, significa ripercorrere la storia del cristianesimo. Dalla presenza nella capitale dell'impero di Pietro e di Paolo - storicamente accertata, nonostante le polemiche antiromane di eretici medievali e poi di molti protestanti - alla costruzione ideologica della "seconda Roma" fondata da Costantino a cavallo tra Europa e Asia, fino al tremendo sacco di Costantinopoli da parte di crociati che di cristiano avevano soltanto il nome. Come infatti i "trofei" di Pietro e Paolo svolgono un ruolo primario dapprima nella Roma costantiniana e qualche decennio più tardi nella costruzione della città cristiana da parte di papa Damaso, quasi contemporaneamente, al tempo dell'imperatore Costanzo II, vengono fatte arrivare a Costantinopoli le reliquie di Andrea, fratello di Pietro e protòkletos ("primo chiamato"), e quelle di Luca e Timoteo, discepoli di Paolo.
Ricca di reliquie come la "città regina" sede di Pietro, la "seconda Roma" le incrementa per secoli, ma le perde in gran parte appunto con la crociata che nel 1204 la devasta, disseminandone molte in Occidente, finché nel 1453 la città di Costantino cade in mano turca. Mezzo millennio più tardi, con Paolo VI le Chiese delle due Rome tornano sorelle e anche le reliquie donate agli ortodossi ( di Andrea, Timoteo, Tito) rientrano nell'amicizia ecumenica promossa dal successore di Pietro. Che siede là dove il pescatore e l'antico persecutore diedero la vita per il Signore e furono sepolti. Come gli altri amici di Gesù, che il popolo cristiano ricorda e alla cui intercessione si affida.

© Copyright Avvenire, 9 settembre 2007

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