20 novembre 2007
"Le tenebre di Dio e la beatitudine dei semplici": commento ad un articolo del cardinale Martini
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Le tenebre di Dio e la beatitudine dei semplici
DI ELIO GUERRIERO
Negli ultimi tempi sembrano moltiplicarsi le testimonianze di credenti in lotta, come Giacobbe con l’angelo, con la loro fede in Dio. Qualche tempo fa i media hanno dato grande risalto alla lunga «notte oscura» della beata Madre Teresa.
L’altro giorno il Corriere della sera riportava un estratto di un articolo del cardinal Martini che parlava di «tentazione dell’ateismo».
Nella tradizione occidentale questo accostamento a Dio silente e sofferto ha dei precedenti nella teologia negativa o apofàtica. I suoi maggiori sostenitori sono stati Maestro Eckhart e Angelo Silesio. A loro volta i mistici da san Giovanni della Croce a santa Teresa di Lisieux fino, appunto, a madre Teresa conoscono molto bene il significato e l’importanza delle tenebre che purificano l’immagine che l’uomo si fa di Dio, soprattutto liberano Dio dal simulacro dell’immaginazione, non dissimile dagli idoli costruiti dal vasaio o dal fonditore.
Il cardinal Martini, tuttavia, sembra andare un passo oltre in direzione di una crescente indistinzione tra fede e non fede. Scrive l’arcivescovo emerito di Milano: «C’è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere».
Da questa constatazione egli giustifica l’iniziativa della 'Cattedra dei non credenti' per «ascoltare quanto essi hanno da dirci della loro non conoscenza di Dio».
Qui mi sembra di intravedere un salto logico e un distacco dalla tradizione. Santa Caterina da Siena e santa Teresa di Gesù Bambino chiedevano certo a Dio di fare l’esperienza della lontananza. Esse volevano, così, essere vicine a Gesù che il Sabato santo discese in recessi di lontananza inattingibili a qualsiasi peccatore. In questa vicinanza alla morte e al silenzio del Figlio esse erano poi oggettivamente solidali con i peccatori credenti e non credenti, con quanti nella storia si sono smarriti sulle vie della lontananza.
Qui sono necessarie due precisazioni. La decisione di credere è anzitutto dono di grazia. Il fedele, dunque, non può inorgoglirsi per la sua elezione così come i pagani, secondo Paolo, non potevano esaltarsi per essere stati innestati sul ceppo di Israele. La fede ricevuta in dono, tuttavia, diventa un impegno e una missione ai quali il credente non può rinunciare per se stesso ma anche per i lontani che, magari, saranno avvicinati a Dio dalla sua testimonianza e dalla sua sofferenza.
L’altra precisazione riguarda il linguaggio su Dio, sempre inadeguato. È un’esperienza che i santi, perfino san Tommaso secondo la tradizione, hanno sperimentato in modo doloroso. Diceva Bossuet: «Tale è l’altezza e per così dire la delicatezza della verità di Dio che il linguaggio non lo può toccare senza in qualche modo ferirlo. D’altro canto se, per parlare di Dio, aspettate di aver trovato parole degne di lui, non ne parlerete mai».
All’inadeguatezza dell’uomo Dio ha risposto con la rivelazione, la quale venne accolta dai semplici, dalla Vergine Maria, da san Giuseppe, dai pastori, da un piccolo gruppo di pescatori. Costoro non si inorgoglirono dell’elezione e insieme con la Vergine intonarono il canto di ringraziamento a Dio Salvatore. In essi il Padre trovò il suo beneplacito e per essi il Figlio elevò al cielo un grido di giubilo. Gesù affidò i poveri di spirito, i miti e i puri di cuore delle beatitudini agli apostoli e ai vescovi, con il compito di proteggerli perché possano restare fedeli nella loro confessione preziosa per i credenti e i non credenti...
Dopo la «notte oscura» di Madre Teresa, anche il cardinal Martini confessa la tentazione dell’ateismo.
© Copyright Avvenire, 20 novembre 2007
Ricordiamo che il cardinale Martini ebbe l'idea della "cattedra dei non credenti" dopo avere ascoltato una lezione dell'allora professor Ratzinger...
R.
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4 commenti:
Cari amici,sono appena tornata da un pellegrinaggio in Terra Santa con il nostro arcivesco e tutta la diocesi ed abbiamo avuto un incontro col cardinale e devo dire che sta veramente male è molto sofferente e ci ha parlato del perchè della morte a cui credo si senta molto vicino,devo dire che mi ha fatto molto impressione ed anche un pò pena Paola
Ciao Paola, grazie della testimonianza.
Mi dispiace molto che le condizioni del cardinale siano peggiorate. Preghiamo tutti per lui affinche' mantenga il coraggio dimostrato finora nell'affrontare la sua malattia.
Raffaella
Credo che Guerriero non abbia colto la profondità del pensiero di Martini. Chi non sa riconoscere il 'non-credente' che è dentro ognuno di noi ha una concezione molto debole e superficiale della fede. La fede è una realtà dinamica che va riscoperta ogni giorno in una continua dialettica proprio con quell'ateo che è dentro di noi.
Grazie del tuo lavoro, Raffaella.
grazie Paola per la tua testimonianza. Ho profondo rispetto per il cardinale Martini, anche se in passato certe sue posizioni mi sono sembrate ambigue, poco chiare, dubbiose. Ma pretendere che anche i grandi uomini di fede siano immuni dal dubbio è troppo. E esternare i propri dubbi a volte è un atto di coraggio
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