22 dicembre 2007

La Francia laica e il presidente "papista" (Bernardo Valli per "Repubblica")


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La Francia laica e il presidente "papista"

BERNARDO VALLI

Nel paese della laicità, dove la Marianna della République si è a lungo opposta alla Madonna della Chiesa, il discorso di Nicolas Sarkozy nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ha suscitato forti reazioni. C´è chi l´ha trovato curioso ma anche ingenuo e un po´ provocatore; e chi invece l´ha considerato un solenne riconoscimento del nuovo clima nei rapporti tra Stato e religione. I due divergenti giudizi sono apparsi nettamente nei commenti di Le Monde e di La Croix.
Il primo quotidiano è l´interprete del pensiero laico, il secondo di quello cattolico. Come ha tentato di cancellare, con controverso successo, la divisione destra-sinistra, cosi il presidente francese ha cercato a Roma di porre fine alla «guerra delle due France», quella clericale e quella rivoluzionaria, vale a dire di riconciliare davvero la Repubblica laica e la Chiesa cattolica.
Se nel primo caso, quello riguardante la sinistra e la destra, egli è solito evocare insieme, come in una mischia patriottica, i grandi nomi delle due opposte culture politiche, cosi in occasione della visita romana ha ricordato Pascal, Bossuet, Péguy, Bernanos, e teologi come de Lubac e Congar, per sottolineare che quei famosi personaggi cattolici hanno contribuito all´affermazione della nazione francese come i grandi personaggi repubblicani.

Né ha esitato a evocare le «sofferenze» inflitte al clero dalla legge di separazione tra Stato e Chiesa del 1905 (che decretò l´espulsione delle congregazioni e avviò un´aspra disputa sull´inventario dei beni ecclesiastici).

Oggi esiste un´interpretazione consensuale di quella legge, e Sarkozy dice che non si affronta l´avvenire della nazione rispolverando le ferite del passato.

Ma il suo discorso suona molto diverso da quello dei predecessori. Per lui la religione non è più un tabù. Lo era invece (ricorda Henri Tincq su Le Monde) per François Mitterrand e Jacques Chirac, gli ultimi inquilini dell´Eliseo, i quali consideravano la religione una convinzione privata. E si ricorderà che nel redigere la Convenzione europea il liberale Valéry Giscard d´Estaing si oppose all´idea di citare le radici cristiane del continente, spalleggiato dal socialista Lionel Jospin e dal gollista Chirac.

Nicolas Sarkozy esce da quella comune tradizione laica della Francia repubblicana. Rilegge la Storia di Francia partendo dalle sue «radici» cristiane. Insiste senza esitazione su questo principio: «Assumo in pieno il passato della Francia e questo legame particolare che tanto a lungo ha unito la nostra nazione alla Chiesa».

Per lui la laicità repubblicana non è minacciata, non è in pericolo, ma ne propone un´altra pratica. Non vuole abolire la legge di separazione del 1905, esaltata come un monumento inviolabile da coloro che l´hanno preceduto nel Palazzo dell´Eliseo, ma suggerisce una «laicità positiva», un riconoscimento effettivo del contributo che le correnti spirituali possono dare, nella vita pubblica, alla definizione di una morale. Per lui la laicità si dimostra spesso «esausta» e insidiata dal «fanatismo».

Sarkozy rivolge in sostanza alla laicità militante il rimprovero di solito riservato agli integralismi religiosi. Ed è in particolare questo che spinge i laici a definire provocatorio il suo discorso.

La Croix usa un altro tono. Il quotidiano cattolico ricorda che la laicità «placata» espressa da Sarkozy non è nuova. Giovanni Paolo II l´aveva salutata con soddisfazione nel 2005, in occasione del centenario della legge di separazione tra lo Stato e la Chiesa. E a offrire al papa l´occasione era stato il primo ministro socialista, Lionel Jospin, che aveva avviato un dialogo istituzionale tra il governo e la Chiesa cattolica. Ma il nuovo presidente va oltre affermando con fermezza che la libertà di religione non si limita alla libertà di culto, e che la fede non è soltanto un affare privato. I credenti, dice sempre La Croix, non possono che ricevere positivamente questo riconoscimento del loro contributo alla vita sociale.

Mai nessun presidente della Francia laica aveva paragonato la sua vocazione di Capo di Stato alla vocazione sacerdotale. Sarkozy ha tentato il paragone in Laterano.

«Non si è preti a metà. E credetemi, non si è neppure presidenti a metà. Io capisco i sacrifici che fate per rispondere alla vostra vocazione perché io stesso so quel che mi è costato per realizzare la mia». Nicolas Sarkozy riserva sempre qualche sorpresa.

© Copyright Repubblica, 22 dicembre 2007

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